Nella vita, anche la più buia, c’è sempre una speranza. Mahmoud, un giovane di 32 anni tunisino, è ora nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova e ha scritto un libro che parla di sé e del suo sogno: di una vita semplice e tranquilla.
Mahmoud dall’età di 8 anni comincia a spacciare, a compiere furti negli appartamenti: gli dicevano che da minorenne poteva fare quello che voleva perché era piccolo e non sarebbe stato arrestato. In seguito le cose cambiano: finisce in carcere, fa abuso di alcol e di altre sostanze, e quando non è in prigione continua con furti e spaccio. Una vita che va avanti in questo modo per tanti anni. La sorella di Mahmoud, quando la madre le chiede che cosa avrebbe voluto fare da grande risponde: “Vorrei fare il giudice così quando arresteranno mio fratello Mahmoud potrei aiutarlo”.
A vent’anni decide di cambiare vita e viene in Italia. Tenta uno dei tanti viaggi della speranza ma succede una tragedia: cinquanta dei suoi compagni di viaggio perdono la vita in mare. Una pagina terribile, ma dopo tre anni ritenta il viaggio dalla Tunisia, attraversa il deserto del Sahara, arriva in Libia: un’esperienza durissima che gli fa capire come la vita di chi come lui insegue il miraggio di un futuro migliore, non valga nulla.
Mahmoud riesce ad arrivare in Italia ma la gioia per essere riuscito nell’impresa non gli impedisce di ricadere nel giro degli spacciatori. Nel 2006 viene nuovamente arrestato per concorso in omicidio e porto d’armi e deve scontare, ad oggi, ancora cinque anni di carcere. In questi anni in penitenziario ha preso parte a vari laboratori e al teatro, dove conosce tante persone che gli danno forza e coraggio per andare avanti.
“Il teatro- scrive Mahmoud nel suo libro- per me è una forza, il teatro è la speranza, uno spazio dove potermi sentire vivo e libero, dove poter comunicare , imparare e avere nuove idee. Il teatro è uno spazio dove s’impara l’educazione, il rispetto verso gli altri, verso i nostri compagni. Dove si crea un rapporto umano forte, in teatro siamo una famiglia, ci sentiamo tutti responsabili di noi stessi e dei nostri compagni, cerchiamo sempre di dare il nostro meglio” . Il giovane è entusiasta del suo percorso teatrale: “Regalare un sorriso alle persone è una grande soddisfazione per me”. Non solo teatro, anche laboratori musicali tenuti da Emanuela Donataccio e di scrittura creativa curati da Marta Telatin. “Un percorso di scrittura creativa, spiega il giovane tunisino – che mi fa vedere il mondo diversamente, mi sento vivo e godo ogni momento che passa anche se sono rinchiuso in una gabbia, l’importante è guardare avanti con speranza e fiducia”.
Mohmoud ha deciso di cambiare vita, tra cinque anni quando avrà finito di scontare la sua condanna, vuole cercarsi un lavoro onesto, formarsi una famiglia e costruirsi la sua vita semplice e tranquilla. Il suo libro autobiografico è in cerca di un editore, ma Marta Telatin che ne ha curato la prefazione, è convinta che presto sarà pubblicato.