ROMA. A seguito di una richiesta di intervento da parte di archeologi in servizio nei cantieri Italgas di Roma e Comuni limitrofi,  l’Associazione Nazionale Archeologi del Lazio e la Confederazione Italiana Archeologi hanno congiuntamente inviato una lettera per denunciare la loro grave situazione contrattuale. Destinatari dell iniziativa sono gli uffici del Mibac competenti, la società Italgas, il Servizio Ispezione del lavoro, il sindaco di Roma e le autorità comunali competenti. Nella lettera è specificato che nel territorio di Roma vige un piano regolatore generale che stabilisce che ogni modifica del sottosuolo, tra cui rientra anche la manutenzione dei sottoservizi, debba essere controllata per tutelare possibili preesistenze archeologiche. Così ogni anno società e aziende affidano in appalto questa assistenza archeologica a società di servizi archeologici. Gli archeologi, ai quali è richiesto uno specifico percorso formativo e competenza professionale, sono costretti a lavorare in condizioni inaccettabili. La situazione emersa nei cantieri Italgas è molto grave. Ana e Cia hanno denunciato che le società aggiudicatrici dell’assistenza archeologica utilizzano professionisti a partita Iva ma di fatto pretendono un rapporto para-subordinato o subordinato. Altro problema è la logica del massimo ribasso nelle gare d appalto, che non si concilia con la qualità professionale richiesta. Infine, tempi di pagamento che arrivano a protrarsi tra i 60 e i 100 giorni e condizioni contrattuali totalmente sfavorevoli all’archeologo. “Tali condizioni lavorative”, denunciano Alessandro Pintucci e Alessandro Garrisi, presidenti rispettivamente di Cia e Ana Lazio”, sono insostenibili e offensive della dignità della nostra figura professionale,  altamente specializzata a livello formativo e sempre garante delle prestazioni qualitative richieste in cantiere. Chiediamo che la gara per il contratto di fornitura dei servizi, che saranno a breve sottoscritti tra Italgas-distribuzione gas Roma e le società archeologiche di assistenza (per la copertura del periodo 1/8/2013 – 31/7/2015), utilizzi la formula dell’offerta economicamente più vantaggiosa e non quella del massimo ribasso. In questo modo sarà tutelata sia la figura dell’archeologo professionista sia i beni culturali, così come è riconosciuto nell’articolo 9 della Costituzione”. La  tutela  del  patrimonio  archeologico  di  Roma,  ricchissimo  di  testimonianze  e  certamente complesso da gestire, è da anni garantita  dalla presenza di un emendamento al Piano Regolatore Generale che stabilisce che ogni modifica del sottosuolo debba essere sottoposta al controllo della presenza di eventuali preesistenze archeologiche affinché esse vengano salvaguardate e tutelate, e non danneggiate o peggio distrutte.
La  manutenzione  della  vasta  rete  dei  sottoservizi  del  territorio,  che  necessita  di  continui ammodernamenti  e manutenzioni,  si  inserisce in tale contesto normativo:  per questo le aziende partecipate dal Comune di Roma e molte società nazionali (tra le quali Italgas) bandiscono ogni anno  gare  d’appalto  per l’affidamento  di  quest’opera  di  “assistenza  archeologica”  a  società  o cooperative di servizi archeologici.
Non si  tratta,  come spesso è stato affermato, di lavori di scarsa importanza,  come testimoniano alcune scoperte degli ultimi anni: molti importanti rinvenimenti,  infatti,  si sono verificati proprio durante i lavori di assistenza che ogni giorno decine di archeologi professionisti svolgono con cura e professionalità,  anche quando, come nel  caso che intendiamo portare  alla luce,  le condizioni lavorative rasentano lo sfruttamento. Negli ultimi anni il corrispettivo lordo ai collaboratori esterni si è attestato attorno ai 50 € (lordi!) per una giornata lavorativa di 8 ore a partita Iva (per un totale di circa 34 € netti al giorno).

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