Bravo Monti e bravo ministro Passera. Questa volta finalmente, forse , ci siamo. Dico forse perché, fino a quando il decreto non è approvato, il rischio che la lobby delle Compagnie possa ancora spuntarla a proprio favore è molto alto. Basta guardare quello che sono state capaci di fare.
Bersani, tanto per non andare troppo indietro nel tempo, aveva realizzato due ottime cose: il plurimandato degli agenti di assicurazione, sia pure relegato alle sole polizze Rca, e il “divieto” di vendere polizze di durata poliennale.
La prima, realizzata con una formula contorta e rocambolesca frutto di chissà quali mediazioni, suonava in parole semplici , più o meno così: “le Compagnie non possono impedire ai propri agenti monomandatari, per il ramo Rca, di vendere polizze di altre imprese assicurative”.
La seconda cosa fu realizzata modificando addirittura l’art. 1899 del Codice civile. Fu una lotta complessa e impegnativa, ma Bersani tenne duro. Caduto Bersani, col nuovo timoniere e col nuovo equipaggio, quello di Berlusconi, nonostante l’Autorità garante della concorrenza avesse espresso parere contrario, le polizze, ad eccezione della Rca, sono subito tornate ad essere poliennali “sì… ma…. non oltre i cinque anni… (fino ad allora e da cento anni , certe polizze costringevano gli assicurati, che ingenuamente le sottoscrivevano, a pagare per dieci anni). E così l’art. 1899 del Codice civile fu cambiato un’altra volta (la terza).
Questa volta, però, il Governo Monti ha preparato un bel menù. Esaminiamo le portate di questo pranzo… giuridico-virtuale:
Il primo piatto: Collaborazione tra agenti
Il primo comma dell’art. 85, del quale abbiamo parlato scrivendo sulla questione dei tre preventivi (vedi Golem del 10 agosto), è quello che farà di più imbestialire le imprese di assicurazione. Ricordiamolo insieme. Il Governo, pensando di far bene, ma…di buone intenzioni è lastricato il pavimento dell’inferno, aveva imposto a tutti gli agenti di assicurazione di presentare al cliente, insieme al proprio, altri tre preventivi Rca di altrettante Compagnie. Gli agenti che avessero rispettato quella norma, se per caso il preventivo della propria Compagnia fosse risultato più alto di uno degli altri, sarebbero stati costretti a salutare il proprio cliente e a vederlo andare da un altro assicuratore del quale, ironia della sorte, avevano loro stessi fornito l’indirizzo. Una cosa assurda. Talmente assurda che, sia pure dopo un fiume di vibrate proteste della categoria e un’impennata della stampa libera (e qui , lasciatecelo dire, ci siamo anche noi) il Governo se n’è reso conto e, sia pure nella bozza del decreto, ha fatto una cosa che le Compagnie non digeriranno molto facilmente : ha liberalizzato i rapporti tra agenti consentendo a ciascuno di poter vendere la polizza migliore presentata con i famosi tre preventivi. Insomma il cliente non dovrà più uscire dall’agenzia del proprio assicuratore perché acquisterà lì la polizza migliore e l’agente potrà ricavare il giusto guadagno. Una cosa, questa, aspettata da decine di anni. Per le Compagnie si tratta di un vero e proprio rospo da ingoiare. Ed è proprio questo il piatto più difficile da servire ai consumatori. Perché? Ma perché le Imprese assicurative, che sino ad oggi hanno tenuto incatenati i propri agenti con minacce , con regalie, con promesse ecc,. con questa norma (che nessuno, forse nemmeno Monti , ha il coraggio di trasformare in un vero e proprio plurimandato) che liberalizza anche il mercato delle polizze vita, rischiano di vederseli sfuggire di mano, di perdere il loro controllo e c’è da scommettere che la potentissima lobby delle Compagnie farà di tutto per impedire al Governo di attuarla. Lo abbiamo visto con le polizze poliennali.
Il secondo piatto: il controllo dell’Isvap
Il secondo Comma dell’art. 85 è il rinforzo della disposizione precedente relativa alla collaborazione tra agenti. Il Governo Monti con questo comma sembra voler far capire alle Compagnie che, sull’argomento, non avrà ripensamenti e precisa: ”ogni clausola tra mandatario (Agente N.d.R.) e impresa assicuratrice incompatibile con le previsioni del comma uno, a decorrere dal 60esimo giorno successivo all’entrata in vigore del presente decreto , è nulla per violazione di norma imperativa di legge e si considera non apposta”- Viene invitata l’Isvap a vigilare e adottare “eventuali direttive per l’applicazione della norma”. Così sfumano, ope legis, tutti i contratti ad personam tra agenti e imprese assicurative, tanto curati dalle Compagnie quanto osteggiati dal Sindacato degli assicuratori.
Il contorno: una polizza Rca minima, uguale per tutti.
“ANIA e ISVAP , entro 60 giorni dall’approvazione del decreto dovranno definire le caratteristiche di un contratto base che rispetti gli adempimenti minimi di legge. E ciascuna Compagnia sarà obbligata a offrirla al pubblico, anche tramite internet, “definendo il costo complessivo della polizza e individuando separatamente ogni eventuale costo per servizi aggiuntivi”.
E’ la fine della confusione. In buona sostanza i consumatori potranno comparare i prezzi dei preventivi basandosi, finalmente, su parametri identici per tutte le Compagnie. Non sarà più necessario leggere tutte le clausole di ogni polizza, non si dovrà più andare a cercare l’eventuale trabocchetto o se qua e là, c’è una qualche garanzia in meno. Se poi le Compagnie vorranno offrire delle garanzie in più (clausole speciali), dovranno farlo indicando l’aumento di prezzo per ciascuna clausola aggiuntiva.
La frutta: polizze Rca annuali senza disdetta.
Le polizze Rca scadranno senza l’obbligo per l’assicurato di mandare la disdetta . Ovviamente, rimarrà il periodo di mora di 15 giorni. Dice la norma: “E’ fatto esplicitamente divieto di apporre clausole di tacito rinnovo (cioè la polizza scadrà automaticamente alla sua scadenza naturale N.d.R.) ai contratti assicurativi Rca (che non possono avere durata superiore all’anno) e anche a tutti i contratti assicurativi eventualmente stipulati in abbinamento all’RCA obbligatoria”. Può capitare (per la verità raramente) che con la polizza Rca si acquisti una polizza “contro” gli infortuni del conducente o “contro” il ritiro della patente, o contro l’incendio ecc. Può capitare che quelle polizze, seppur abbinate alla Rca, possano avere una durata poliennale per cui l’assicurato, dando la disdetta alla polizza Rc dell’auto o della moto , possa rimanere incastrato con le altre polizze. Questa norma fa piazza pulita di tutte queste anomali situazioni.
Il dolce: prescrizione a 10 anni.
La bozza del decreto amplia enormemente i tempi della prescrizione assicurativa. Lo fa intervenendo sull’articolo 2952 del Codice civile (già modificato nel 2008 quando la prescrizione fu portata da uno a due anni) sostituendo integralmente il secondo comma portando la prescrizione a dieci anni. Per chi non è al dentro delle questioni assicurative o per chi non ha dovuto scontrarsi con mancati indennizzi (parliamo di polizze diverse dalla Rca) o con mancati incassi di polizze vita (polizze dormienti), può sembrare una cosa di poco conto; in realtà, se il Governo Monti deciderà di utilizzare questa ciambella, i consumatori se ne avvantaggeranno enormemente. Due esempi per tutto.
Primo esempio. Un assicurato con polizza infortuni, a seguito di una brutta caduta da una scala riporta lesioni tali da prefigurare una grave invalidità. La Compagnia “XYZ” per due anni non fa quasi nulla per accertare quella invalidità e, anche se tra assicurato e liquidatore della Compagnia ci sono scambi di lettere e messaggi, se allo scadere 24 mesi l’assicurato non ha esplicitamente interrotto la prescrizione, non potrà più ottenere il risarcimento dalla sua polizza.
Secondo esempio. Gli eredi di un capofamiglia scoprono casualmente, a tre anni dalla morte, una polizza assicurativa sulla vita. Chiedono alla Compagnia “XZX” di incassare la somma accantonata per vent’anni dal defunto, ma la risposta della compagnia è: spiacenti i soldi non sono stati chiesti entro il termine di prescrizione e il vostro diritto si è prescritto. La replica degli eredi :- “non ne sapevamo niente, lo abbiamo scoperto solo adesso”- esistendo una prescrizione di due anni,non ha alcun valore. Si tratta delle famigerate “polizze dormienti” simili ai “conti correnti dormienti” i quali, però, godono di una prescrizione decennale. Sembra proprio che il Governo, compiendo un atto di giustizia, sia intenzionato ad allineare le polizze a quei conto correnti bancari.
Il Caffè….
No, il caffè Monti e Passera non ce lo offrono. A quello, però, vorrei pensarci io suggerendo loro di chiudere il buon pranzo con un buon intervento, ad esempio sulle truffe alle assicurazioni.
Ne ho già parlato ripetutamente (vedi Golem/luglio: E’ un sinistro fantasma? Paghiamolo” e Golem/Agosto “Dai sinistri fantasma…..”) . Non c’è incontro, dibattito, conferenza, articolo di stampa nel quale le Compagnie non giustifichino con le truffe che subiscono (per le quali, però, non hanno mai o quasi fatto una sola denuncia, tanto che l’Isvap è stata costretta a bacchettarle per questo “strano” comportamento) i pesantissimi aumenti del prezzo delle polizze. La mia proposta, quindi, è quella di tagliare la testa al toro e, pro assicurati, imporre alle Compagnie di tenersi in proprio quelle truffe come rischio di impresa anziché scaricarlo sempre sulle tariffe . Forse così potremmo risolvere, una volta per tutte, il vero problema della Rca.
Buon pranzo Italia ! (bruno rossi)