Il voto è slittato causa sciopero a Fiumicino, ministri, sottosegretari e senatori avevano paura di non ritornare a casa (dovrebbero prendere qualche treno pendolari per provare davvero il brivido che sperimentano ormai quotidianamente tanti italiani…). Comunque non tutto viene per nuocere e chissà che dallo slittamento non arrivi un bene.
Sì, perché il testo del provvedimento che taglia i costi della politica, nei vari passaggi parlamentari non è proprio migliorato, anzi, andando ad analizzare bene non solo il testo proveniente dalla Camera, ma anche il maxi emendamento presentato dal Governo sul quale appunto si voterà la fiducia, emergono tante distorsioni.
In un momento particolarmente drammatico come quello che stiamo vivendo, sarebbe importante registrare un segnale da parte di chi ricopre un ruolo istituzionale. Si potrebbe ad esempio decidere di rimanere ad oltranza in Parlamento fino a che le misure più urgenti non venissero approvate, dimostrando quello spirito di sacrificio che ogni giorno tanti italiani dimostrano, racimolando stipendi molto più umili.
Ma soprattutto le misure approvate potrebbero essere tali da far rasserenare un po’ il clima e magari mandare in vacanza noi giornalisti, diventati oramai più che profeti, redattori di sventura.
Ma torniamo al decreto legge che testualmente contiene disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone terremotate nel maggio 2012.
Palazzo Madama ha pubblicato un dossier, che riguarda il testo proveniente da Montecitorio, quindi in alcuni punti superato dal maxi emendamento, ma che su altri sottolinea passaggi importanti.
La relazione all’articolo uno del decreto, riguardante il rafforzamento della Corte dei Conti sugli organi regionali e territoriali, segnala che «per quanto riguarda – in particolare – il controllo sulle regioni, un supplemento di riflessione andrebbe richiesto in merito al grado di coerenza del modello di controllo adottato nell’articolo in esame, con i principi costituzionali che oggi regolano l’autonomia degli enti territoriali nell’ordinamento costituzionale (nuovo Titolo V), che peraltro sono espressamente richiamati dal comma 1 e 2». Il che tradotto suona più o meno così: le nuove disposizioni vanno in contrasto con il titolo V della Costituzione, siccome da più parti é stato detto che andrebbe il Titolo V andrebbe rivisitato, allora la stessa norma non può contenere un richiamo ad una legge che, coram populi, va modificata. Altrimenti trattasi di atteggiamento schizofrenico.
Altro snodo critico: va bene potenziare il ruolo della Corte dei Conti, ma siamo sicuri che queste sia nella effettiva capacità di far fronte ai nuovi incarichi assegnati, avvalendosi delle sole risorse già disponibili a legislazione vigente? Anche in questo caso, per tradurre questo significa: inutile introdurre un bel sistema di controlli se poi però non c’é chi li fa…
E ancora, un’ultima considerazione rispetto al maxi emendamento governativo sul quale è stato posto il voto di fiducia.
Se fosse approvato (come probabilmente sarà) nella stesura attuale, precluderebbe alcuni emendamenti presentati in Aula che invece andavano nella direzione auspicata da tanti cittadini.
Era stato presentato ad esempio l’emendamento 1.24 a firma dei senatori Perduca e Poretti che chiedevano, a proposito degli enti locali, di sottoporre a controllo della Corte dei conti anche il rendiconto generale dell’Assemblea e del Consiglio regionale, chiedendo inoltre regolamenti interni dei consigli per disciplinare le modalità di assunzione delle deliberazioni di spesa e le modalità di stipulazione di convenzioni e contratti. Di sottoporre a controllo sempre dei magistrati tributaristi anche gli atti amministrativi e di gestione relativi ai fondi iscritti nei capitoli di bilancio dei consigli regionali.
Un passaggio che dopo tutto non faceva altro che recepire il contenuto del comma 15 dell’articolo 1 del testo originario del decreto proposto dal Governo ma soppresso dalla Camera dei Deputati.
Il maxiemendamento del Senato quindi non solo non recupera passaggi importanti del testo originario, voluto sempre dal Governo ma cancella un secondo emendamento, presentato dalla senatrice Maria Leddi che introduceva controlli e verifiche reali sulle spese dichiarate e non effettivamente sostenute, ma che introduceva anche, nel caso di evidente infrazione, la possibilità di incorrere in un giudizio penale. Accertamenti, chiedeva il testo Leddi, portati avanti dalla Guardia di Finanza avvalendosi di intese con il ministero delle Finanze.
Verifiche serie e stringenti, che purtroppo con il maxiemendamento scompaiono.
Detto questo, allora, cari professori, tecnici, politici, e chi più ne ha più ne metta, non fateci più fare le Cassandre, stupiteci con gesti eclatanti. Date un segnale importante.
Lunedì mattina alle otto in punto presentatevi sui vostri banchi, scrivanie, scranni e lavorate al miglioramento del testo sui costi della politica.
La cittadinanza tutta non solo ve ne sarà grata, ma chiederà la vostra rielezione a gran voce.
Senato della Repubblica, Nota di lettura A.S. 3570, 30 novembre 2012