Il Disegno di legge sulla stabilità contiene una ennesima stretta sulla giustizia civile che, secondo l’Associazione nazionale forense, si ripercuoterà sulle tasche dei cittadini. L’Organismo Unitario dell’Avvocatura intanto proclama uno sciopero per il 23 ottobre.
“Non occorre essere grandi economisti per constatare che con il ddl Stabilità il Governo Monti si accanisce sui cittadini sia tramite la stretta delle detrazioni fiscali sia per quel che riguarda il settore della giustizia, con l’ennesimo giro di vite alla giustizia civile: così fare un processo diventerà un lusso per pochi.
Non bastava la norma, il nuovo articolo 348 del codice di procedura civile che di fatto sopprime il secondo grado di giudizio e che si è guadagnato giustamente il nome di appellicidio, adesso il Governo si è persino spinto a prevedere una multa per il solo fatto che si possa ‘osare’ proporre appello, e che questo venga respinto . Il presupposto, inaccettabile, è che il giudice non sbaglia mai, mentre il cittadino non puo’ nemmeno tentare di ottenere giustizia.
La Magistratura assuma una posizione di ferma critica nei confronti di norme che rendono sempre meno democratico il nostro Paese.”
Lo dichiara il segretario generale dell’Associazione nazionale forense, Ester Perifano.
“A tutto ciò – continua Perifano – va aggiunto il fatto che il contributo unificato aumenta per la terza volta in meno di un anno, così compromettendo fortemente il diritto di difesa che la Costituzione prevede, inviolabile, all’art.24. Solo i ricchi potranno ottenere la tutela dei loro diritti, e questo e’ inaccettabile poiche’ mina nelle fondamenta regole antiche e condivise.
Queste nuove misure, inattese, inducono a rivedere le aperture che pure l’avvocatura aveva fatto al Ministro della Giustizia, accettando di confrontarsi su temi importanti come la riforma del corso di laurea e dell’accesso alla professione. Se non vi saranno consistenti modifiche alle proposte formulate dal Governo, il dialogo appena riallacciato dovra’, per forza di cose, interrompersi immediatamente.”
“Quanto alla manifestazione dell’avvocatura del 23 ottobre – aggiunge Perifano – pur condividendo le ragioni di fondo che l’hanno ispirata, suscitano perplessità innanzi tutto le modalita’ di protesta prescelte, poiche’ il ricorso alla piazza non e’ proprio della categoria degli avvocati .
Tutti i provvedimenti scaturiti dall’azione del Governo nell’ultimo anno non ci trovano d’accordo, a partire dalla conciliazione obbligatoria, ma occorre avere la consapevolezza che non verranno ritirati o modificati, vista l’attuale situazione politica e, di certo, non ricorrendo a questi strumenti di pressione.
Soprattutto ciò non accadra’ per effetto di un corteo o di un’ulteriore astensione, come del resto confermano i mancati risultati delle numerose astensioni degli ultimi tempi.
E’ sufficiente questo – conclude Perifano – per capire che occorre cambiare, avanzare proposte serie e credibili, ripensare profondamentele forme di protesta e dare spazio, e voce, a idee nuove e alle giovani generazioni. Il Congresso Nazionale di Bari e’ alle porte ed e’ una occasione che non possiamo perdere.”
La manifestazione a cui fa riferimento Perifano è quella indetta dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura che per bocca del presidente Maurizio De Tilla informa che il 23 ottobre prossimo ci sarà una protesta nazionale dell’avvocatura con uno sciopero e un corteo a Roma contro l’irrazionale chiusura di circa 1000 uffici giudiziari, contro la rottamazione e privatizzazione della giustizia civile, contro il filtro in appello e gli aumenti dei costi per i cittadini.
“Gli avvocati – ha detto De Tilla – non scendevano in piazza dal 2006, contro il decreto Bersani. il 23 sono previste oltre 2000 presenze in rappresentanza di oltre 100 ordini forensi”.