Se un Pm è politicizzato viene sanzionato, si blocca il processo a cui lavora e viene trasferito d’ufficio. Lo prevede un ddl di Francesco Nitto Palma (Pdl) all’ordine del giorno della commissione Giustizia del Senato e ribattezzato come ”salva-Berlusconi”.
Il disegno di legge (leggibile in allegato) è stato presentato da Nitto Palma in tempi ancora non sospetti, il 15 marzo 2013, ma domani verrà esaminato dalla commissione GIustizia di cui lui nel frattempo è diventato presidente. Come relatore è stato scelto Felice Casson (magistrato, Pd), e il Pd e l’opposizione ha già visto il provvedimento come un tentativo di intervenire nei processi che riguardano Silvio Berlusconi, soprattutto per il processo Ruby viste le reiterate accuse del Pdl a Ilda Boccassini ribattezzata ”Ilda la rossa”.
Le ripercussioni non mancherebbero anche sul processo Mediaset, in cui il Cavaliere è stato condannato a Milano in secondo grado e rispetto al quale la Cassazione ha già rigettato la richiesta dei legali di Berlusconi di trasferimento a Brescia per legittimo sospetto. Il ddl che reca il titolo ”Disposizioni in materia di responsabilità disciplinare dei magistrati e di trasferimento d’ufficio” è di soli tre articoli e stabilisce che per i procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della legge ci sia una sospensione di 6 mesi se i pm titolari sono sottoposti a procedimento disciplinare per esternazioni che ne pregiudichino l’imparzialità.
L’ articolo 1 aggiunge due nuove fattispecie di ‘punibilità’ per i magistrati con modifiche all’articolo 3 del decreto Legislativo n.109 del 23 febbraio 2006 (la riforma dell’ordinamento giudiziario portata avanti dall’allora Guardasigilli Roberto Castelli e tanto odiata dalle toghe, a partire da Edmondo Bruti Liberati che all’epoca era segretario dell’Anm).
Si prevede che costituisce illecito disciplinare ”rendere dichiarazioni che, per il contesto sociale, politico o istituzionale in cui sono rese, rivelano l’assenza dell’indipendenza, della terzietà e dell’imparzialità richieste per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali”. I magistrati incapperanno in sanzioni, continua la proposta, anche per ”ogni altro comportamento idoneo a compromettere gravemente l’indipendenza, la terzietà e l’imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell’apparenza, nel contesto sociale o nell’ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le proprie funzioni”.
All’articolo 2 si specifica che i trasferimenti d’ufficio avverranno anche ”per qualsiasi situazione non riconducibile ad un comportamento volontario del magistrato” per cui non può nella sede che occupa, amministrare giustizia nelle condizioni richieste dal prestigio dell’ordine giudiziario.
Lo stop ai processi, nel ddl Palma da questa settimana all’esame della commissione Giustizia del Senato presieduta dall’ ex Guardasigilli, viene stabilito all’articolo 3 dove una norma transitoria stabilisce che ”tutti i procedimenti pendenti alla data di entrata in vigore della legge sono rimessi al Ministro della giustizia e al Procuratore generale presso la Corte di cassazione per le proprie determinazioni in ordine all’eventuale esercizio dell’azione disciplinare e restano, conseguentemente, sospesi per il periodo di sei mesi”.
I magistrati titolari di quei processi pendenti, stabilisce ancora l’articolo 3, saranno trasferiti d’ufficio.
Il presidente Palma si è detto allibito dall’eco avuta dalla notizia perché il suo Ddl non interferirebbe con i processi in corso.
“Sono indignato e allibito per l’interpretazione fatta sul ddl per la giustizia: proposta che è invece chiarissima e nella quale non c’è alcun riferimento a processi penali in corso”, ha dichiarato a margine della seduta per l’audizione del ministro Anna Maria Cancellieri.
Senato della Repubblica, Ddl 112