Ho sentito, ancora recentemente, nonostante tutti i guai che ci riguardano da vicino, spezzare una lancia, e me ne sono rallegrato, per il nostro Grande Paese, che ha una popolazione pari all’1% della popolazione mondiale eppure (e comunque) produce il 3,50% della ricchezza mondiale.
L’annotazione non è di poco momento; ci sono certo quelli che fanno meglio, o molto meglio di noi ma, se la matematica non è un’opinione, la stragrande maggioranza fa peggio, o molto peggio di noi. Va poi rilevato che se, in ipotesi, c’è uno Stato che ha una popolazione costituente, diciamo il 25% della popolazione mondiale e produce il 25% della ricchezza mondiale, in assoluto è un colosso, ma in un giudizio di comparazione è minusvalente, atteso che noi produciamo una ricchezza tre volte e mezzo superiore alla nostra consistenza demografica, mentre loro una ricchezza corrispondente “solo” (si fa per dire) al numero degli abitanti.
E’ come per il medagliere alle Olimpiadi (tanto per dire e per cogliere l’occasione di fare un accenno all’imminente attualità): primi risulteranno Cina, USA, Russia, prevedibilmente, ma se si dividono le medaglie per il numero di abitanti…
Quindi (anche se preferisco non addentrarmi troppo in un terreno dove corro il rischio di rimanere schiacciato dai miei stessi limiti di praticante), possiamo dire che, in ogni caso, CI SIAMO e SIAMO FORTI.
Il problema è che siamo fermi. Ed è un problema che riguarda noi, è “cosa nostra”, non sto parlando adesso dell’Europa, è, specificamente, dell’Italia che intendo parlare.
Non apparteniamo più al fluire storico degli eventi.
Europa o non Europa, noi Italiani non occupiamo, attualmente, il posto che ci compete in quella stessa Storia che, bene o male, con contraddizioni, errori, ma anche momenti di grandezza e grande respiro, abbiamo consistentemente contribuito a creare.
Mentre noi cincischiamo tra le dimissioni e mica dimissioni della Minetti, le dimissioni e mica dimissioni di Lombardo, il cavaliere che ritorna in campo e il consenso sale! Uno si aspetterebbe “e il consenso scende” visto il suo curriculum. Dice: va be’ ma è sempre il Re dell’Imprenditoria; perché Mandara non è forse il Re della Mozzarella? Eppure… ma questa è l’Italia! Questo è il potere mediatico! Questi sono i tempi brutti, i tempi da lupi. Altrimenti di che cosa staremmo a parlare qua? Intanto l’amico Marcello gli succhia soldi con la voracità di una idrovora (tanto poi sempre in famiglia restano), pur facendogli inchini come e più di Capitan Schettino; e ci sono Napolitano e i P.M. di Palermo che si azzuffano, Daccò che versa soldi a cascata su Formigoni, Lusi con l’annaffiatoio sulla Margherita, il Senatur che nuota in una vasca di verdoni col Trota e intanto piange come una fontana, mentre Belsito fa una doccia di dobloni a tutta la famiglia e via cazzeggiando (tragicamente), la STORIA è ALTROVE.
Pure Ibrahimovic l’ha detto, all’ombra della Torre Eiffel: “in Italia non c’è futuro”, che è come dire “in Italia non c’è Storia”. D’accordo, si riferiva al mondo del calcio, ma non siamo stati proprio noi, i nostri blasonati e premiati commentatori della politica e dell’economia a rilevare un consistente e importante nesso, in occasione del Campionato Europeo di Calcio?
In Siria infuria la guerra civile, con i recenti exploit ben noti, e tutto il Mondo ruota attorno a tale evento, non solo i governanti e il popolo siriano. Un attentato in Bulgaria fa strage di turisti israeliani e già gli occhi del Mondo e dei potenti della Terra, si rivolgono a Teheran, con tutto quello che ciò sottende.
Ma rimanendo tra le mura domestiche, per così dire, dobbiamo renderci conto che neanche qui facciamo Storia.
A parte lo shopping che sistematicamente i Francesi fanno in Italia, approfittando delle nostre sventure (Parmalat docet), visto l’Emiro del Qatar? In mezza giornata si è comprato due giocatori da capogiro, la maison Valentino e ha detto che non esclude di acquistare aerei e altre cose dall’Italia (potrebbe farlo tranquillamente durante il jogging mattutino, con un ritocchino al “solito” barile che manco te ne accorgi), dove conviene di più perché il prodotto industriale è buono, la crisi è forte e si vende facile, quindi compri qualità a buon mercato.
Con la stessa facilità potrebbe acquistare cinema, televisioni, editoria ecc. e altri Sultani, Emiri, o Stati del BRICS (Brasile – Russia – India – Cina – Sud Africa) potrebbero acquistare quello che vogliono (magari ci conviene pure, ma questo è un altro discorso; ed anche questo è un copione già visto).
Chi vuol proporsi come scrittore o scrittrice, o come artista, nella corrente della Storia, si reca presso le Case Editrici, i Produttori, le Gallerie ecc. (qui non dico che manco ti ricevono, ma manco ti rispondono al telefono), oppure spedisce dei saggi, un book, una brossure, e attende fiducioso una risposta che certamente (e non quasi certamente non) arriverà. Da noi, invece, deve piatire l’attenzione di qualcuno che lo stia a sentire, oppure deve ammazzare qualcuno, o deve essere parente di un cardinale, o vedere in quale letto deve andare a dormire.
Questa è la differenza.
In questa chiave, anche in questa chiave (va be’ ci saranno pure giochini vari di potere e di speculazione, ma di che ci meravigliamo? Chi vuol farti male o è fedele al detto “mors tua vita mea”, quanto più ti vede debole, più affonda il coltello) inquadro le scelte, il modus operandi di Moody’s, o chi per esso, che ci declassa un giorno sì e un giorno pure!
Ci vede “fuori gioco”, fuori dal teatro vero della Storia.
E noi? Al di là dei tromboni che tuonano “al tradimento! All’ingiustizia!” non facciamo altro che dargli ragione.
Non c’è serietà. Qua c’è chi si smazza e chi ci sguazza, sia nell’Imprenditoria, che nella Politica che nell’apparato della Pubblica Amministrazione.
Solo i cittadini, lavoratori ed elettori possono cambiare questo Paese, ma cambiarlo davvero, dal profondo, in modo traumatico o non traumatico che sia; altro che sfilargli i calzini e rivoltarli come si declamava in ambito giudiziario ai tempi dei tram gialli in TV davanti al Palazzo di Giustizia di Milano.
Oggi come oggi:
I lavoratori la mattina si muovono con competenza, con grande volontà di affermazione e desiderio di migliorare e che trovano? Una classe imprenditoriale senza coraggio, senza ideali, senza acume, senza grinta, solo con avidità ed egoismo alle stelle; e un apparato della Pubblica Amministrazione goffo come un elefante, incerto, indeciso, incapace non solo di fare la lotta alla criminalità e all’evasione fiscale, che quindi, per l’ineludibile principio dei pesi e contrappesi, dilagano e si espandono, ma incapace di rispondere alle elementari domande di un utente allo sportello.
E gli elettori che trovano fuori l’uscio di casa (ma ahimé se la ritrovano pure dentro casa)?
Una classe politica semplicemente indegna! Sempre al seguito di qualcuno.
Voglio proprio vedere se la Francia ora decide di non fare più la linea Torino-Lione, che cosa diranno quelli che, qui, l’avevano considerata una Bibbia; inversione di rotta a 180 gradi?
Una volta che avessero il coraggio di farsi sentire, di dire la loro in prima battuta! Sempre… anche la Germania fa così… anche la Francia… anche l’Inghilterra (come noi, poi, invece non facciamo). Vorrei sentir dire una volta, una sola volta… anche l’Italia fa così!
Non potremmo essere noi gli innovatori e modelli per gli altri nella GIUSTIZIA, per esempio, nell’ISTRUZIONE (senza Gelmini e senza neutrini), nella LEGGE ELETTORALE, nel SISTEMA di GOVERNO di questo Paese?
Cos’è? siamo più imbecilli? Più ignoranti dei nostri partner europei? (Va be’ qualcuno se ne fa un vanto ma ci sono pure tutti gli altri, cribbio!) E secoli di cultura antica, dalla Grecia, alla Romanità, al Medio evo, al Rinascimento, all’Illuminismo, agli stessi valori risorgimentali bene o male? Buttiamo tutto allegramente nel cesso? E il famoso e tanto decantato Genio Italico? Gli abbiamo fatto monumenti materiali e mentali; ci riempiamo la bocca, ma poi…?
Si va alle elezioni e non si sa neanche come si vota, e dopo con quale sistema di governo sarà guidato il Paese, non si sa quali sono le alleanze, non si sa quali sono i sotterfugi, gli interessi di casta e di lobbies che si confrontano per affermarsi sulle nostre teste, e sulla nostra pelle, grazie anche ad un apparato mediatico che se uno se lo sognava in un incubo, era di certo più blando.
Non se ne può più!
Chi si presenta come spauracchio per gli altri; chi si presenta per la pagnotta o per piazzare parenti ed amici; chi per scansarsi la galera; chi per portare acqua a mulini innominabili (v. le nostre potenti e ramificate famiglie organizzate); chi per portare acqua a mulini nominabili ma altrettanto prevaricatori ed oppressivi (provate a buttare un’occhio al di là del Tevere), e così via. Ma quelli che si presentano per il bene del Paese, riusciamo a contarli su tutte le dita di una mano?
Questo è il problema dell’Italia.
RITORNARE nella STORIA, questo è il nostro problema.
Certo con un Governo Tecnico, al quale, grazie alle bravate, forse agli inchini, del precedente Governo, è ovvio, va da sé, siamo ridotti, è dura riprendere l’abbrivio nella Storia, ma, ormai, anche dopo… a che cosa ci affidiamo? In che cosa speriamo?
E’ un problema enorme. E’ più che scalare l’Everest e il tempo non è buono. I tempi non sono buoni.
Il caso è grave.
Ma dicono che gli sherpa, fuori dall’occhio delle telecamere, quando non c’è l’assalto mediatico che lo scalatore di turno, sponsorizzato, provoca, vanno su e giù dalla cima dell’Everest, come i padri di famiglia portano su e giù i bambini dal monte Stella a San Siro.
Chi sa… magari è di buon auspicio.