Credo che tutti dobbiamo comunque riconoscenza al presidente Napolitano che ha guidato nella procella la barca Italia. Però questa trovata dei saggi che dovranno indicare le soluzioni per le cose importanti e urgenti da fare sembra pasticciata o, nella migliore delle ipotesi, inutile.
Intanto non ci vuole estrema saggezza per capire le decisioni impellenti che vanno rapidamente prese. E poi pare difficile che “esperti” scelti tra ambienti spesso riconducibili a questo o quello schieramento possano produrre alcunché di condivisibile da quegli stessi partiti che non vogliono o non possono condividere nulla.
Stiamo facendo “ammuina” secondo la migliore tradizione della marineria borbonica. Diamo l’impressione che qualcosa è stato fatto, guadagniamo tempo e in sostanza proroghiamo ai limiti della legittimità, un governo dimissionario che a detta di tutti, tranne dei suoi componenti, ha operato male.
Intanto la soluzione trovata sembra una forzatura costituzionale. E’ certamente vero che il governo è ancora in carica ma, è bene ribadirlo, ha dato le dimissioni ed è dunque in carica solo per gli affari correnti (definizione quanto mai fumosa che comunque non può voler dire pienezza di poteri). E’ anche vero che non ha ricevuto alcuna sfiducia dal parlamento ma è ancor più vero che da questo Parlamento non ha ottenuto la fiducia; e lascia sconcertati la richiesta di conversione dei propri decreti avanzata ad un parlamento dal quale non si è ottenuta alcuna fiducia.
Insomma sembra il coniglio tirato fuori dal cilindro di un illusionista, un pannicello caldo che dovrebbe tener buoni i mercati internazionali e far finta che stiamo sulla strada di una soluzione politica, verso un nuovo assetto. Ci sarebbe da restare piacevolmente sorpresi se bastasse così poco per eludere la feroce ed avida intransigenza della speculazione. Mentre gli organismi internazionali e in particolare europei hanno tutto l’interesse a reggerci il gioco e far finta che questa sia una soluzione credibile.
Se poi quei partiti che non hanno trovato un accordo direttamente tra di loro dovessero raggiungerlo grazie a supposti esperti, si verificherebbe l’ennesimo smacco per le nostre forze politiche che ancora una volta dimostrerebbero la propria inadeguatezza.
Abbiamo invece assistito al tentativo, finito prevedibilmente male, di creare un governo a guida PD con l’appoggio esterno o la graziosa disponibilità del Movimento cinque stelle.
Mentre nulla c’è da obiettare sull’ovvia impossibilità di un accordo PD – PDL. Non si capisce, infatti, come due partiti divisi su tutto, dalla morale alla giustizia, dal sociale all’economia potrebbero produrre qualche buon frutto unendosi. E’ evidente come l’abbraccio mortale proposto dal PDL rappresenti solo un’accorta trovata politica per scaricare sul PD la responsabilità di un mancato accordo e lucrare il conseguente vantaggio alle prossime, probabili votazioni. Anche perché assistiamo all’ennesimo, inspiegabile ribaltone davanti all’auspicato governo con quelli che fino a ieri erano dipinti come pericolosi e inaffidabili comunisti. Che l’agnello si metta insieme col lupo per dare soluzione ai problemi dell’ovile, non sembra una trovata geniale.
Al contrario qualche riflessione può farsi sull’intesa fallita tra PD e Cinque stelle.
Intanto desta sorpresa la sorpresa (scusate il gioco di parole) e l’indignazione davanti alla caparbia opposizione dei grillini. Superati i consueti e ormai stucchevoli insulti del capo, non è comprensibile perché il Movimento cinque stelle dovrebbe essere criticato per aver tenuto un comportamento coerente con quanto ha sempre sostenuto e per il quale ha raccolto una messe copiosa di voti. Un atteggiamento diverso avrebbe contraddetto i propri impegni, palesando il Movimento in tutto eguale a quanti si proponeva di combattere, pagando di conseguenza un prezzo assai caro alla prossime, probabili elezioni.
Per altro l’accusa di insensibilità istituzionale nel dare il proprio contributo ad una sollecita soluzione dei guai del paese può facilmente essere ribaltata. Così come non è ragionevole sostenere che una cosa è contestare e ben altro è governare se poi questo viene escluso a priori.
Non ci sono infatti parlamentari di serie A ed altri di serie B sol perché nuovi all’agone politico. A parte la facile osservazione che deputati e senatori navigati ed onusti di tante legislature, raramente hanno dato grandi prove di sé.
Diventa dunque incomprensibile perché non si sia esplorata la strada inversa di un governo a guida Movimento cinque stelle con l’appoggio esterno del PD. Forse perché il PD ha la maggioranza alla Camera e dunque tocca a lui?. E‘ fragile giustificazione davanti ai guai del paese. Perché non si può dar ragione a questi ragazzini appena arrivati? E’ stupida presunzione. Perché non hanno fatto a Napolitano il nome del proprio candidato premier, prima di un eventuale incarico? Certo, questo potrebbe essere considerato uno sgarbo al presidente ma non la violazione di alcun dettato costituzionale, semmai della mera prassi e certamente non grave come mantenere nella pienezza dei poteri un governo dimissionario che non ha avuto la fiducia del Parlamento al quale va a chiedere l’approvazione dei suoi decreti legge.
Al contrario, proprio perché si dice che una cosa è contestare e ben altro è governare si doveva dare a loro questa opportunità. I grillini avrebbero avuto la responsabilità e l’onere di proporre nomi di garanzia e capacità (e quelli che si facevano riservatamente erano più che accettabili), comunque non indigesti al necessario compagno di viaggio. Avrebbero avuto l’interesse a proporre per primi quei provvedimenti condivisibili dal PD (e sono la maggior parte) per non far naufragare subito il loro tentativo. Avrebbero messo il PD nella condizione di realizzare nei fatti quell’accordo da essi tanto temuto e sfuggito. Si sarebbero assunti l’onere di proporre soluzioni serie e praticabili ai tremendi problemi che ci assediano. Avrebbero dovuto dare non facile concretezza alle loro parole, con il conseguente giudizio dei propri elettori. Avrebbero concesso al PD la facoltà di “staccare la spina” quando avesse constatato l’impossibilità conclamata di approvare qualche evidente eccesso del programma Cinque stelle. Avrebbero consentito al PD di lucrare i vantaggi di un eventuale successo perché comunque lo aveva reso possibile e inversamente si sarebbero assunti la responsabilità di un fallimento perché loro era la guida del governo. Avrebbero fatto fare al PD, ancora una volta, la parte (non sempre gratificante) di quelli responsabili di fronte alle emergenze.
E invece no, niente di tutto ciò. Meglio questo pasticcio dei saggi e un governo vituperato e dimissionario che continua ad amministrare e legiferare bellamente.