Viviamo certamente in una situazione estremamente difficile dal punto di vista economico, sociale, lavorativo, progettuale… Basta aprire qualsiasi giornale, la mattina, per constatare come vengono individuate dall’alto in basso e viceversa, da sinistra a destra e viceversa, una enorme quantità di motivazioni e spiegazioni della situazione in cui ci troviamo, molto spesso (volutamente) esagerate e in contraddizione tra loro: troppa Europa, poca Europa, politici incapaci, corrotti, portatori di interessi innominabili, ma quelli precedenti? E quelli attuali? Sono sempre gli stessi? I cambiamenti che si propongono sono velleitari e pericolosi, o al contrario, sacrosanti ed è un male che tardino ad affermarsi? Quello che il Governo sta facendo, quello che ha fatto in passato, i veri interessi in gioco, troppa burocrazia, troppa evasione fiscale, i mercati internazionali, la speculazione, la Cina, l’art.18, di recente il presidente Monti, a quanto pare, se l’è presa, addirittura, con lo statuto dei lavoratori nel suo insieme, e così via.
Lo stesso percorso si profila per quanto riguarda i rimedi da adottare: aumentare le tasse, diminuire le tasse, puntare soprattutto sulla crescita, puntare soprattutto sull’abbattimento del debito pubblico, diminuire il numero dei parlamentari, cambiare la legge elettorale, andare subito a nuove elezioni, prorogare il governo in carica, aiuti o non aiuti dalla Germania, acquisto dei titoli di Stato, o viceversa non-acquisto dei titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea…
E le previsioni? Con varie distinzioni e sottodistinzioni sul breve termine, sul medio termine, sul lungo termine: pessime, il PIL è zero o prossimo a zero, c’è la recessione, non si prevedono possibilità reali di ripresa nei prossimi 2, 3, 4 anni, la disoccupazione in aumento, soprattutto giovanile, aziende sempre più in crisi, la FIAT ci abbandona per altri lidi.
Ottime: si vedono già segni di ripresa, il commercio con l’Estero tende ad affermarsi sempre di più, conti in rosso, ma bilancia dei pagamenti in attivo, forse già a fine anno risultati positivi.
Premesso tutto questo, io cittadino italiano, persona onesta e di buona volontà, che cosa posso fare per non stare alla finestra a guardare che cosa fanno gli altri? I vari Monti, Draghi, Merkel, Obama?
Certamente ciascuno, nel suo piccolo, pensa di poter dare un contributo, affinché unitamente ai contributi degli altri, prima o poi si venga fuori dal pantano. Qui la cosa è un po’ complicata perché ognuno avrà le sue idee che, spesso e volentieri non collimano con quelle di altri e quindi i tempi si rallentano. Ma questa diversità, questa varietà di idee è democrazia, è un valore in sé che va salvaguardato, come diverse deleterie esperienze di maggiore efficienza, magari, ma minore libertà e democrazia o non-democrazia dimostrano, ancorché ci sia maggiore affanno, appesantimento.
Intanto, io cittadino che cosa penso di fare per conto mio? Fin quando l’orizzonte non sarà più chiaro, fin quando non avremo tirato fuori un altro stile di vita e di governo alla Monti per sempre, Monti-for-ever, o fin quando non avremo relegato nel dimenticatoio Monti per sempre, Monti-never-again, dovrò pur vivere, o sopravvivere, o sbarcare il lunario, o inventarmi qualcosa per migliorare, unitamente alla mia famiglia; e come faccio?
Può sembrare banale, forse lo è, ma la banalità non è detto che sia tout court disprezzabile, come è dimostrato dai numerosi impiegati che, con la banalità di alzarsi la mattina e andare a lavorare, portano a casa uno stipendio col quale, bene o male, arrivano allo stipendio del mese successivo e con i loro passettini da formica arriveranno, probabilmente, alla fine, ai grandi traguardi che, quelli più d’élite con i loro passi da leoni, vedranno, forse, solo, come dice Tremonti (il nostro grande elitario nei suoi obiettivi personali e nei gloriosi obiettivi che ha riservato per noi, popolo bue ed ignorante), “col binocolo”.
E quale è questa banalità?
Rimboccarsi le maniche, non solo materiali, ma soprattutto mentali: cercare, cercare, cercare (altro che “resistere, resistere, resistere”) qualcosa da fare, soluzioni nascoste nei risvolti della società e della vita civile; bisogna essere molto bravi, altro che! Approfondire, studiare, non muoversi superficialmente come fare snorkeling (quello verrà dopo, quando le cose cominceranno a funzionare, e non certo all’idroscalo, magari alle Canarie), andare giù, in profondità, in apnea (non ci sono aiuti che valgano la pena), che dice il mercato? Che dice l’utenza? Che dice la legge? Su quello che si vuol fare.
Si sente di piccoli imprenditori che si consorziano per promuovere in Europa e nel Mondo il Made in Italy (che grazie a Dio tira sempre), semmai in modo alternativo e diverso da quanto si è fin qui fatto, tramite dimostrazioni in loco, ricostruzioni storiche, contatti telematici ecc. per smuovere le acque.
Si sente di giovani, ormai non più giovanissimi, che si rimettono in gioco, avendo perso un precedente lavoro, mandando i loro curricula a dritta e a manca e dando la loro disponibilità anche per un incarico minimalista pur di ripartire.
Si sente di lavoratori e lavoratrici che incessantemente esplorano altre possibilità per loro migliorative, facendo così girare meglio la propria economia e l’economia generale e lasciando spazio ad altri che subentrano.
Si sente di iniziative di giovani professionisti, avvocati, ingegneri, medici che si consorziano offrendo servizi all’utenza con grande facilità di rapporti, inserendosi con qualche connotazione di novità e di semplicità nel grande solco della deontologia professionale e della correttezza dei rapporti con i colleghi.
Tutto questo, così come altri esempi della stessa portata, che ciascuno può individuare, va benissimo e, alla fine, sarà l’Italia in quanto tale che se ne avvantaggerà, sempre che, ovviamente, siano seguite delle regole, quelle scritte, ma soprattutto quelle non scritte di non prendere scorciatoie, ma seguire la via maestra, di onestà intellettuale, di visione d’insieme e di tono nell’operare, cosicché non possano esserci alzate di scudi, richiami, interventi che abbiano un senso e che siano credibili (le rotture di scatole a vuoto non contano; quelle ci sono sempre, come ci sono sempre i rompiscatole) da parte di nessuno.
Quello che non va bene (a parte i comportamenti illeciti come giustificativi, di cui sono piene le cronache e le chiacchiere più becere, o quelli autodistruttivi che arricchiscono solo i necrologi) è arrabbiarsi, lamentarsi, dichiararsi impotenti a fronteggiare la situazione, ed altri piagnistei che lasciano il tempo che trovano.
Senza nessuna pretesa di aver trovato il bandolo della matassa, perché quello o lo ritroviamo tutti insieme (e prima o poi ciò accadrà come è sempre stato), o non è altro che un simulacro di nessun valore, spero di aver dato qualche buon spunto di riflessione, una volta tanto non solo ai giovani ma a tutti, anzi soprattutto ai non più tanto giovani, o ai meno giovani, tra i quali io stesso mi colloco; parlare di qualcosa con uno o più interlocutori è anche un modo di ragionarci sopra.
Concludo, quindi, con un accorato in bocca al lupo a tutte le persone di buona volontà, per il loro lavoro, la loro vita, i loro rapporti sociali; per l’augurio di pace su questa Terra è più che sufficiente l’invocazione del prete sull’altare.