Davide è un ragazzo di 19 anni della Bassa Padana: alto, robusto, simpatico, diplomato da poco. Non ha un lavoro, eppure vuole essere indipendente economicamente. Riflette un po’, si guarda intorno e poi decide: farà l’escort. Giacomo, invece, di anni ne ha 23. Il suo fisico è scolpito, palestrato, la sua mente sveglia e veloce. Ha iniziato a fare l’escort per provare un’esperienza nuova, per curiosità. Ha smesso, e adesso ha ripreso: “Per guadagnare qualche soldo”.
Le storie di Davide e Giacomo (i nomi sono di fantasia) sono i paradigmi di un’Italia che non vuole rassegnarsi all’inazione: storie di ragazzi che non vedono il sesso come la via più facile per avere soldi e carriera subito, ma solo come una tappa iniziale per costruirsi un futuro, avere le basi economiche per cercare un lavoro “vero” con più serenità.
La loro è una vita da escort.
Racconta Davide: “Ho 19 anni, ma non sono molto bello fisicamente. Se devo essere sincero, invidio molto i ragazzi della mia età che hanno già tutto. Io sono in cerca di lavoro ma non lo trovo, e qui dove abito io (nella Bassa Lombarda, ndr) più che andare a mungere le vacche o zappare la terra non puoi fare. Io vorrei qualcosa di meglio, essendomi sudato un diploma. Soldi dai genitori ne arrivano pochi; così, per sostenere qualche spesa extra, ho deciso di mettere in vendita il mio corpo, sperando di raggranellare un po’ di denaro. Non ho iniziato da molto, ma spero che le cose vadano bene”.
“Dal punto di vista lavorativo – sottolinea Giacomo – il periodo in Italia è quello che è. Di certo la crisi che sta colpendo il Paese ha portato molte persone a cercare delle soluzioni alternative, a fare cose che in una situazione normale non avrebbero fatto, specialmente i giovani. Io non ho qualifiche particolari, ma tanto in questo momento rimane a spasso anche chi ha una laurea”.
Ma com’è la vita da escort di un ragazzo di vent’anni? “Io sono gay – dice Giacomo – amo la fisicità: tanto vale provare a vivere l’erotismo in maniera più redditizia. Insomma, lo faccio prima di tutto per poter contare su dei guadagni extra, vista la crisi, ma non sono come quei ragazzi eterosessuali che, con un enorme sacrificio psicologico, devono ripiegare su questo mestiere per fare soldi: sto vivendo la mia reale sessualità. I clienti? Sono persone fondamentalmente sole, o che comunque non hanno la forza di portare avanti o migliorare la propria immagine: d’altra parte l’uomo è un’entità debole, si accontenta delle proprie abitudini. Un minimo di selezione tra chi mi contatta la faccio, ma non sempre vado con clienti che mi piacciono. Se pagano bene, ogni tanto un sacrificio si fa. È uno sforzo mentale, che è molto più difficile di quello fisico. Una volta ho conosciuto un altro ragazzo come me, che faceva l’escort per arrotondare. Lui si stava infatuando, voleva lasciare il mestiere per fidanzarsi con me. Ci stavo bene e mi ero affezionato, ma non ero innamorato e non ci siamo messi insieme”.
Eppure trovare clienti non è sempre facile: “Spesso mi tirano il bidone – spiega Davide – oppure mi càpitano persone che vogliono fare cose per me inaccettabili. C’è chi non vuole pagarmi o chi pretende uno sconto. Ma non faccio saldi, non sono la Standa”. Senza contare la concorrenza. “A Milano ce n’è tanta, non solo tra gli italiani, ma soprattutto tra i ragazzi dell’Est Europa, romeni in particolare: sono più belli, più “fighetti”. E però sono anche più cattivi”. E l’incontro come funziona? Sempre Davide: “I clienti pretendono che io faccia la parte di quello bastardo, se quando arrivo ci mettiamo a parlare si rompe l’atmosfera, si perdono i ruoli e alla fine non si conclude nulla. Quindi entro subito in azione. Poi, finita la sessione (la chiama proprio così, ndr), se il cliente vuole, possiamo anche parlare e conoscerci: magari mi offre un caffè. Io mio fermo anche volentieri, mi piace conoscere bene le persone. Se invece non vuole, ci si saluta e me ne torno semplicemente a casa. Alla fine loro sono persone che si vogliono svagare, desiderano un po’ di compagnia e amano stare con un ragazzo giovane: forse per sentirsi ancora ragazzi anche loro. Però, una volta finito l’incontro, credo che per loro ci sia solo tanta solitudine”.
Non sempre, comunque, si diventa escort perché costretti. Enrico (anche qui, nome di fantasia), 21 anni, lo fa esplicitamente “per scelta: così posso dedicarmi allo studio e al tempo libero con più serenità. Alla fine è un lavoro come un altro, il mio obiettivo è semplicemente fare soldi. Nel frattempo, studio sui libri universitari e provo a sfruttarli per fare trading sui derivati”. Una visione del lavoro molto pragmatica, così come le sue osservazioni sui clienti: “Sono esseri umani che hanno particolari esigenze: non potrebbero mai soddisfarle con un incontro fortuito, e quindi arrivo io ad accontentarli. Potrei definirmi come un avvocato: non mi interessa cosa ha fatto il cliente, io devo solo tutelarlo. Ecco perché non giudico mai i miei clienti”. E i soldi? “Quanto guadagno non lo dico, in ogni caso si va a singhiozzo: alcuni giorni non fai niente, altre volte sei pieno. Di sicuro, comunque, non soffro di credit crunch”.
Eppure fare l’escort non è una passeggiata. Come rivelarlo, per esempio, ai propri genitori? Le risposte sono sorprendenti. “Le mie due mamme lesbiche – racconta Giacomo – lo sanno e sono un po’ preoccupate, ma io le rassicuro: me la so cavare”, mentre Enrico racconta con orgoglio che “i miei genitori, dopo aver visto che crisi c’è in giro, l’hanno presa bene. Del resto loro non avrebbero mai avuto il coraggio di fare un gesto simile, io invece sì”.
Per Davide la situazione è più complicata: “Il mio fidanzato non vuole che faccia questo mestiere: ci vogliamo bene ma la situazione si è raffreddata. I miei parenti e amici, poi, non sanno niente di me”. “Io invece – ribatte Giacomo – spero di non innamorarmi di nessuno per un po’ di tempo, altrimenti dovrei smettere di lavorare. Quando mi fidanzo sono molto serio, quindi sarei penalizzato”.
Pensare al futuro, però, è inevitabile. Per Davide “la vita è una sola, prima o poi finirà: avrei voluto un’esistenza diversa, ma arrivato a questo punto credo che continuerò su questa strada. In generale sono sereno, anche se a volte la solitudine e la tristezza fanno fatica ad andarsene”. “Tutto nella vita – analizza Giacomo – è una questione di punti di vista. Essere escort è anche una questione di carattere: devi riuscire a farci i conti senza intaccare la tua serenità, tenere tutto sotto controllo. Può essere visto come un atto pesantemente amorale o come un gioco: dipende da come la vedi. Io lo sfrutto finché può tornarmi utile, intanto ho un colloquio di lavoro venerdì alle 13. Chissà che l’intervista non porti fortuna, magari smetto di farlo”.