Il Parlamento ha approvato un piano d’azione UE per il periodo 2014-2020 volto a reprimere la criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro. Colpire le attività e le fonti di reddito finanziario della criminalità organizzata e proteggere gli interessi finanziari dell’Unione sono gli obiettivi primari. Si stima che, nel 2013, 3.600 organizzazioni criminali internazionali operano nell’UE.
“Il costo delle mafie, difficile da stimare, va dai 4 ai 5 punti di PIL solo per l’UE”, ha dichiarato il relatore Salvatore Iacolino (PPE, IT), durante il dibattito di martedì. La sua relazione, approvata con 526 voti a favore, 25 contrari e 87 astensioni, “è una lista di azioni concrete da attuare in un orizzonte temporale identificato nella prossima legislatura: una sfida comune ai sistemi criminali”, ha aggiunto.
Per Sonia Alfano, (ALDE, IT), presidente della commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro, “il sistema finanziario europeo è sotto attacco” e la relazione “rappresenta una pietra miliare per questa legislatura perché per la prima volta afferma la posizione inequivocabile del Parlamento contro le mafie”.
Secondo Europol, 3.600 organizzazioni criminali internazionali operano nell’UE nel 2013 e il 70% dei loro componenti provenienti da paesi diversi.
Proteggere le finanze dell’Unione europea
I deputati propongono di interdire a tutte le persone condannate in via definitiva per criminalità organizzata, corruzione o riciclaggio la partecipazione a tutti gli appalti pubblici nell’intera UE come pure la possibilità di candidarsi o svolgere una funzione pubblica.
Ribadiscono inoltre la loro richiesta di lunga data per creare una procura europea, retta da un procuratore europeo, per coordinare le indagini nazionali e la lotta contro i crimini che ledono gli interessi finanziari dell’Unione. A tale procura dovrebbero essere garantite le risorse umane e finanziarie necessarie.
L’UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite per la Droga e il Crimine) stima che le attività illegali nel mondo corrispondono a circa il 3,6% del PIL mondiale, mentre la Commissione stima che, nella sola UE, la corruzione provoca un danno annuale di circa € 120 miliardi pari all’1,1% del PIL dell’UE.
Giro di vite sulle attività di criminalità
Per tutelare gli interessi finanziari dell’Unione europea bisogna colpire le attività e le fonti di guadagno della criminalità organizzata in modo più efficace, dicono i deputati, che propongono l’abolizione del segreto bancario e dei paradisi fiscali in Europa.
Il Parlamento propone inoltre, sull’esempio italiano, di riutilizzare i beni confiscati alla criminalità organizzata a fini sociali.
Sradicare la tratta di esseri umani
I deputati chiedono sanzioni più severe e una maggiore protezione delle vittime, per facilitare l’eradicazione della tratta di esseri umani. In particolare, si sottolinea che la lotta contro il lavoro forzato dovrebbe concentrarsi nei luoghi in cui la manodopera a basso costo è maggiormente sfruttata.
La tratta di esseri umani genera un profitto stimato in € 25 miliardi di euro ogni anno e riguarda tutti i paesi dell’UE. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO), il numero totale di lavoratori forzati nell’UE è di circa 880.000, di cui 270.000 sono vittime di sfruttamento sessuale.
Una definizione comune dei reati di mafia
Per coordinare meglio la lotta contro le mafie, i deputati chiedono di introdurre una definizione legale comune a tutta l’UE delle attività criminali di tipo mafioso, definizione che dovrebbe includere anche il reato di concorso in associazione di tipo mafioso.
Contesto
Il testo approvato è un piano d’azione per la prossima legislatura volto a rafforzare la lotta dell’Unione contro le attività della criminalità organizzata a livello nazionale, internazionale ed europeo. Il piano è stato preparato dalla commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro, istituita nel marzo 2012, per valutare l’impatto delle attività di tipo mafioso su economia e sulla società dell’UE e per proporre misure, anche legislative, alle istitutioni UE.