Secolo scorso, inizio anni ’80, ginnasio-liceo Jacopo Sannazaro di Napoli: “Ragazzi, tra 10 giorni compito in classe di greco!”. Eccola, temuta ed implacabile, l’ultima “versione” dell’anno. Tradurre il greco non si improvvisa.

A parte i soliti pochi bravissimi, navighiamo tutti attorno alla sufficienza. Affineremo la preparazione, tradurremo, consegneremo, e poi la professoressa correggerà e valuterà e “chi è dentro, è dentro” e “chi è fuori, ci vediamo a settembre”, per gli esami di riparazione (sic).
Giorni di febbrile studio e sana preoccupazione e siamo (quasi) tutti lì; penna, fogli protocollo e vocabolario: Tucidide, epitaffio di Pericle, Guerre del Peloponneso (II, 37), consegna ore 12.00. Ore 11:40, “i” bravissimi hanno già consegnato, anzi no, “alcuni” di loro e anche alcuni degli altri. La professoressa alza gli occhi e decreta: “Compito sospeso! Chi ha già consegnato, bene; ma può anche decidere di annullare e rifarlo. Per tutti gli altri, ne riparliamo tra 4 giorni. L’ultima frase della versione era complicata da tradurre; e poi, la Rete Meridionale dei Provveditori Biondi agli Studi vuole traduzioni da Senofonte e non Tucidide, per collegarsi meglio alla storia più antica. Infine, i vostri compagni Alini e Vonarchi non hanno scritto neanche un rigo e Giuliotti è a casa malato. Voglio la massima partecipazione alla consegna dell’ultima versione di greco dell’anno.”.
Stupore, sconcerto, disorientamento, qualche, piccola, pudicamente soffocata, scena di giubilo dei ritardatari. Poi timide proteste e domande, stroncate. La professoressa ha bene il diritto di scegliere come esercitare il suo insegnamento, nell’interesse di tutti, discenti, Scuola, Stato e Società, in ultima analisi. Ma si sa, son ragazzi! Iniziano i primi sfottò a bassa voce: “L’ultima frase troppo difficile! E se ne accorge ora, e chi aveva scelto la versione, mia nonna? E non poteva rimandare due giorni fa, che mi facevo qualche nottataccia in meno? E perché poco prima della consegna? È un test di resistenza psicologica? Oppure è sadica? E se la prossima volta mancano, diciamo, Sciscioni e Ferranti, che fa, rimanda fino ad agosto? E perché i Provveditori biondi e non quelli bruni?”. Infine, e come evitarle, le solite malevole ed infondate dietrologie:”Anche Dimarchio aveva scritto poco o niente, si vedeva il foglio bianco fin dalla cattedra, e non ha quasi aperto il vocabolario e sua mamma e la professoressa si conoscono, vanno allo stesso cineforum.”.
Impossibile, direte voi, non può essere successo! Ed infatti, non è successo. Non ho incontrato mai professori pazzi furiosi fino a questo punto, non ne ho notizia.
pon-2007-2013Trenta anni dopo, nuovo millennio, ancora Napoli, Campania. Per l’Europa è una delle Regioni della Convergenza, una di quelle, con Calabria, Puglia e Sicilia, in cui i Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale (FESR) possono promuovere ricerca, innovazione e competitività dei sistemi economici territoriali. E ve ne è gran bisogno. Tutto scritto nel PON (Programma Operativo Nazionale) 2007-13 Ricerca e Competitività; uno dei suoi bandi attuativi è il Decreto Direttoriale 713 del Ministero della Istruzione Università e Ricerca (MIUR) del 29 ottobre 2010 (http://www.ponrec.it/media/66678/decreto%20direttoriale_prot.713_ric.pdf). Finanzia, tra l’altro, Distretti Tecnologici e altri tipi di Aggregazioni Pubblico-Private finalizzate a ricerca e innovazione; 526 milioni di euro impegnati, 220 per la sola Campania. Ci si attendono in risposta al bando proposte d’importo dai 10 ai 100 milioni di euro, che non sono bruscolini. La “classe” imprenditoriale e scientifica è in fermento. Si muovono tutti, chi subito chi con maggiore inerzia: aziende, Università, altri centri di ricerca. Ci si organizza, ci si mette insieme per presentare proposte. Il termine di consegna degli studi, già prorogato una volta, essenzialmente su richiesta di confindustria, è per le ore 12.00 del giorno 22 marzo 2011. La consegna prevede una procedura telematica certificata.
Si lavora intensamente. L’accurato assortimento dei consorzi proponenti ed il dimensionamento degli aspetti scientifici, tecnici ed economico-amministrativi degli studi costringono i proponenti a qualche nottataccia.
Al mattino del 22 marzo molti hanno già consegnato, qualcuno si sta affannando a farlo, qualcuno sta per gettare la spugna e qualcuno, considerato l’approssimarsi della scadenza, la aveva già gettata nei giorni immediatamente precedenti. Ma tutti quelli a cui capita, a pochissime ore dalla consegna, di passare per il sito dove è data evidenza pubblica al bando hanno una clamorosa sorpresa. Un Decreto Direttoriale protocollato in data 21 marzo 2011, il giorno prima della scadenza, e non pubblicato almeno fino a tutto il pomeriggio del giorno stesso, proroga di un mese la consegna, fino alle ore 12.00 del 21 aprile 2011 (http://www.ponrec.it/media/79335/decreto%20direttoriale%20n.133%20ric.pdf). Gli studi già consegnati possono essere annullati su richiesta degli interessati e se ne possono presentare di nuovi. I motivi della proroga sono racchiusi dal decreto in due considerazioni. La prima è che l’ultima parte della procedura di consegna telematica, già semplificata il 18 marzo con Avviso pubblico, è ancora troppo complessa. La seconda richiama a “talune esigenze emerse nella riunione ministeriale con i Rettori delle Università delle Regioni del Mezzogiorno in data 9 marzo 2011, in merito alla opportunità di favorire un maggior coinvolgimento del sistema universitario nelle nuove iniziative previste dal presente Avviso, anche in un’ottica di migliore armonizzazione con le iniziative governative in corso concernenti il Piano Sud, attraverso l’esigenza di accordare una breve proroga ai suddetti termini di scadenza.”. Infine, si rileva che è comunque opportuno favorire al massimo la partecipazione all’Avviso.
Stupore, sconcerto e disorientamento tra chi ha già consegnato. Giubilo, si immagina, dei ritardatari. E poi le prime domande e le prime risposte. Da soli, perché chi di dovere non può non avere già scritto tutto nel decreto di proroga, esponendo e giustificando bene. Per forza, altrimenti si corre il rischio del “difetto di motivazione”.
Domande e risposte, dunque. Perché si sono accorti così tardi della procedura complicata? E perché la semplificazione del 18 marzo non è stata sufficiente? Ma sembra una questione secondaria, al massimo potrebbe giustificare una proroga di pochissimi giorni. Non può essere qua il punto della questione.
Assicurare la massima partecipazione all’Avviso? Sembra più una formula di rito che altro. Quale è la massima partecipazione? E come la si misura? E come la hanno rilevata, hanno analizzato le domande fino al 21 marzo per controllare che vi fossero tutti? E tutti chi? Certo, si spiegherebbe il perché dell’ultimo momento, ma sembra poco credibile e, nel caso, quanto meno censurabile. Scartiamo l’ipotesi. Non può essere qua il punto della questione.
Allora è per “i” Rettori delle Università delle Regioni del Mezzogiorno; 21 quelli di Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, regioni destinatarie del bando (17 Università statali e 4 di vario altro tipo); 29 Rettori se si contano Abruzzo, Molise Basilicata e Sardegna, tutto il Meridione. Al Ministero dell’Istruzione conosceranno bene l’italiano. Se scrivono “i” Rettori, intendono che alla riunione del 9 marzo c’erano tutti. Ed è esplicitamente ribadito dalle agenzie di stampa del 9 marzo, che ribattono fedelmente il comunicato stampa MIUR (http://www.istruzione.it/web/ministero/cs090311): i Ministri Gelmini e Fitto hanno incontrato “i Rettori di tutte le Università del Mezzogiorno”, per approfondire l’attuazione della riforma universitaria e del Piano Nazionale per il Sud; è stato anche loro “richiesto un contributo di proposte da inserire in un Contratto Istituzionale di Sviluppo per realizzare una sinergia virtuosa tra governo centrale, Regioni e sistema universitario”. Di PON, del “nostro” bando e di richieste di rinvio nessuna evidenza.
Però dobbiamo immaginare la scena. I Rettori sono Magnifici, mica gente qualunque, non li puoi mica mettere a sedere zitti-zitti su uno strapuntino ad ascoltare in silenzio il Piano Sud propinato dai Ministri Gelmini e Fitto. Mica facile una riunione con 29 di loro, sono “prime-donne” (sia detto con ossequio e deferenza). Ognuno avrà detto la sua, e qualcuno avrà anche chiesto che fosse prorogato il “nostro” bando. Tanto più che una agenzia Adnkronos del giorno prima (8 marzo) annuncia la riunione dell’indomani e la partecipazione dei 4 Rettori siciliani e di loro 24 colleghi di altri Atenei del Mezzogiorno (ma 4 più 24 fa 28, i Rettori dovrebbero essere 29, chi manca?). E l’agenzia stessa ci informa che i siciliani hanno una bozza di piano Regione-Università per armonizzare i fondi PON (non quelli del nostro bando, giacché sono già impegnati) con i fondi siciliani del POR (Piano Operativo Regionale). Quindi, almeno per la Sicilia, può essere che di PON si sia parlato. Ma di proroghe, ne sono state chieste? Non ve ne è evidenza dai resoconti, ma ce lo dice il decreto di proroga. Perché non dovremmo fidarci? Solo che il ministero, frastornato dai 29 (o 28?) Rettori, benché sia una notizia niente affatto trascurabile, si dimentica di raccontarcelo nel comunicato stampa. Peccato, il preavviso di (una richiesta di) proroga avrebbe fatto bene a tutti.
Ma, di chiunque sia stata l’idea o la richiesta, perché aspettare dal 9 fino al 21 marzo? È vero che Ministro e ministero hanno mostrato, in passato, qualche inerzia verso le richieste del mondo accademico, ma non è stato per cattiva predisposizione o volontà. È per quella farraginosità tipica del nostro Paese nei rapporti istituzionali. Ma questa volta la richiesta mica è ufficiale, mica viene dalla CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane), è stata una richiesta diretta, non mediata da carte, scartoffie e trasmissioni di protocolli, mozioni e pareri. Diretta, personale, condivisa e, ci piace immaginare, in una atmosfera amichevole e conviviale. Ed allora perché aspettare? La proroga poteva concedersi il 10 o lo 11 marzo, oppure anche un po’ dopo. Al limite, al posto dell’Avviso pubblico del 18 marzo finalizzato alla (inefficace) semplificazione della procedura.
Ed invece, concessa a poche ore dalla scadenza, la proroga inguaia “i” Rettori. E sì, ora qualcuno insinuerà, a torto ovviamente, che il decreto è tardivo o difetta di motivazione o non ha avuto sufficiente evidenza pubblica. Il rischio è che la procedura si blocchi o, note le valutazioni, qualche escluso impugni tutto, magari chiamando in campo l’Europa, e blocchi l’erogazione dei finanziamenti. Insomma, a farlo apposta non si sarebbe riusciti a rovinare di più il Bando. Ed è tutta colpa de “i” Rettori, è scritto nel decreto di proroga, sono stati loro a chiederla. Certo, il ministero ci ha messo un po’, ma solo per pensarci bene, nell’interesse di tutti. Voi altri, invece, tutti i Rettori delle Università delle Regioni del Mezzogiorno, proprio non potevate fare a meno della proroga quel benedetto 9 marzo?
O meglio, tutti no. Sembrerebbe che il decreto avrebbe dovuto recitare “alcuni” Rettori (o “quasi tutti” i Rettori) delle Università del Mezzogiorno e non “i” Rettori. Perché sembrerebbe che il mio, quello della più antica Università statale di Europa, non del Mezzogiorno, di Europa, con sede in Campania, a quella riunione non ci sia andato e non abbia dato mandato a nessuno di chiedere alcuna proroga. E se fosse lui il Rettore mancante al conto di Adnkronos?
E intanto, tra un decreto e l’altro, tra i ritardatari-graziati che gioiscono e le regole che cambiano all’ultimo momento, tra il ministero che ci pensa, ci ripensa, e decide con criticabile tempismo, tra una cosa e l’altra, in Italia i brevetti del 2010 sono il 12% in meno di quelli del 2009, con il Sud e le Isole che ne fanno il 4.6% (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2011/03/27/visualizza_new.html_1530434298.html). Aspettiamo la chiusura del 21 aprile, speriamo non vi siano altre proroghe, speriamo che le valutazioni siano concluse il più presto possibile, invertendo la tendenza consolidata del recente passato, speriamo che nessuno impugni alcun atto, speriamo che trasparenza assoluta ed efficienza ispirino tutto e tutti, speriamo che i migliori, più innovativi, più credibili e più efficienti e mirati tra gli studi di fattibilità siano effettivamente (e velocemente) portati a finanziamento. Speriamo bene, agiamo meglio!
Ah, la frase difficile da tradurre della versione di greco era (Tucidide, epitaffio di Pericle, II-37, stralcio, traduzione L. Canfora): “La tollerante urbanità che ispira i contatti tra persona e persona diviene, nella sfera della vita pubblica, condotta di rigorosa aderenza alle norme civili dettata da un profondo, devoto rispetto. Seguiamo le autorità di volta in volta al governo, ma principalmente le leggi e più tra esse quante tutelano le vittime dell’ingiustizia e quelle che, sebbene non scritte, sanciscono per chi le oltraggia un’indiscutibile condanna: il disonore.”.

*Professore Associato, Ingegneria dei Sistemi di Trasporto, Università degli Studi di Napoli “Federico II”

Ministrero dell’Università, Decreto 19 marzo 2010, numero 51
Ministero dell’Università, Dm 566 2011, Nomina della Commissione di garanzia per la valutazione dei Progetti di Rilevante interesse nazionale riservati alla Ricerca Universitaria

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *