Sarebbe venuta meno “una disciplina costituzionalmente necessaria”: sono state pubblicate le motivazioni del no della Corte costituzionale ai quesiti referendari (la sentenza 13/2012 è leggibile in allegato).
“GLi organi costituzionali o di rilevanza costituzionale – si legge nel documento redatto da Sabino Cassese – non possono essere esposti neppure temporaneamente alla eventualità di paralisi di funzionamento, anche soltanto teorica. L’abrogazione totale della legge 270 del 2005 riguarderebbe l’attuale metodo di scelta dei componenti dei detti organi costituzionali nel suo complesso (..) e di conseguenza il referendum, ove avesse un esito favorevole all’abrogazione, produrrebbe l’assenza di una legge costituzionalmente necessaria, che deve essere operante e auto-applicabile, in ogni momento nella sua interezza”.
Non ci sono quindi grosse notivà nella lunghissima sentenza 13/2012 depositata martedì 24 gennaio: la legge elettorale precedente, meglio conosciuta come il Mattarellum non sarebbe stata automaticamente reintegrata. Confermata ancora una volta la tesi della reviviscenza (vedi articolo di Golem del 14 gennaio): “La tesi della reviviscenza di disposizioni a seguito di abrogazione referendaria non può essere accolta, perchè si fonda su una visione stratificata dell’ordine giuridico, in cui le norme di ciascuno strato, pur quando abrogate, sarebbero da considerarsi quiescenti e sempre pronte a ridiventare vigenti. Ove fosse seguita tale tesi, l’abrogazione, non solo in questo caso, avrebbe come effetto il ritorno in vigore di disposizioni da tempo soppresse, con conseguenze imprevedibili per lo stesso legislatore, rappresentativo o referendario, e per le autorità chiamate a interpretare e applicare tali norme, con ricadute negative in termini di certezza del diritto”.
sentenza Cc 13/2012