Eccoci alla seconda ed ultima puntata sul coraggio (la prima la trovate negli articoli correlati). Dopo averlo definito e aver legato la sua esistenza alla paura, è giunto il momento di diventare coraggiosi, e per chi volesse qualche consiglio qui di seguito tratteremo proprio di questo, e di come aiutare anche i nostri figli a diventare coraggiosi, in quanto il coraggio è fonte di vita, di indipendenza e di soddisfazione, oltre ad essere una grande virtù.
Come sviluppare il coraggio nel tempo
Forse non tutti sanno che non si nasce coraggiosi, questa caratteristica non è innata, coraggiosi si diventa: può essere una situazione, una motivazione o uno stimolo a farci diventare tali in un determinato frangente; oppure può essere il tempo a trasformarci da codardi a eroi.
E’ così, il coraggio si può sviluppare nel tempo e quando ciò accade diventa una virtù inscindibile da noi, che ci appartiene in ogni momento, e ci descrive.
La prima cosa da fare è circondarci di esempi positivi e coraggiosi e osservarli nei loro comportamenti e se non è possibile nella vita reale, è comunque altrettanto efficace leggere libri su personaggi che hanno mostrato il loro valore, o guardare film che descrivano gesta eroiche.
Dopo di che dobbiamo cercare di scorgere ovunque vi sia una dimostrazione di coraggio, in tutto ciò che facciamo o che fanno gli altri. Molte azioni si possono infatti definire coraggiose senza che ce ne si renda conto. Ad esempio rinunciare a qualcosa per il bene altrui può essere una prova di coraggio perché combattiamo la paura di perdere qualcosa. Non è coraggiosa una donna che rinuncia alla possibilità di avere figli per restare accanto ad un marito malato? La fedeltà stessa è considerata una prova di coraggio. Non è coraggioso un uomo che lascia un’occasione per tornare a casa nella fiducia riposta in lui?
Comportamenti coraggiosi possono essere quindi messi in atto quotidianamente, rendersi conto di questo, di quanti comportamenti possano essere visti come tali, può aiutarci a farci sentire nel nostro quotidiano non troppo distanti dagli eroi.
Una volta compresa la teoria e osservata la sua applicazione, essenziale diviene quindi l’esercizio, ovvero il cominciare a mettere in atto azioni coraggiose volontariamente tutti i giorni, anche sulle cose più banali.
Può certo sembrare più difficile mettere in atto azioni audaci nella tranquillità della vita odierna di città, ma in realtà l’audacia è in ogni comportamento che ci dà la forza di vivere senza abbatterci o vittimizzarci. Va comunque sottolineato che anche lì dove non vi sia possibilità di sperimentare audacia, è utile continuare a sviluppare la tenacia, ovviamente solo dove non diventi una scusa a non agire. Questo perché i due tipi di coraggio sono in realtà collegati dal sentimento ardito: sperimentare un coraggio tenace può aiutare a sviluppare quello audace, e viceversa.
L’essenza dello sviluppo del coraggio è mettere in atto comportamenti coraggiosi e sentirsi coraggiosi per i comportamenti messi in atto proprio come in un circolo virtuoso: ancora una volta è l’azione che rende la persona tale, è il fare che diviene essere.
Ma in quelle situazioni dove sia difficile mettere in atto comportamenti coraggiosi, per mancanza di preparazione, o perché non si è ancora riusciti a sviluppare questa virtù in pieno, ecco che vengono in aiuto delle tecniche per affrontare le situazioni più difficili, tecniche che diventeranno sempre più automatiche facendoci sentire sempre più dotati di coraggio, innescando in noi il circolo virtuoso accennato.
Come essere coraggiosi
Una prima tecnica è ammettere di aver paura: è proprio nella paura che il coraggio acquisisce forma. Una volta ammessa la paura bisogna visualizzarla e immaginare di affrontarla. Questa visualizzazione ripetuta di comportamenti coraggiosi nell’ammissione della paura, indurrà ad essere sempre meglio preparati quando li si dovrà, o li si potrà, mettere realmente in atto.
Ovviamente va fatta una ammonizione: se non si passerà mai ai fatti e si continuerà solo a immaginarli, bisognerà cambiare tecnica, evidentemente questa non si adatta al nostro carattere. Immaginiamo per esempio un uomo che voglia dichiararsi ad una donna, fantasticare più volte in questa azione potrà aiutarlo a prendere coraggio, ma se l’azione dovesse tardare ad arrivare, forse è il caso che cambi metodo. Ed ecco allora le altre tecniche.
Assumere finti comportamenti di tranquillità mentre si ha paura è un espediente molto efficace. Attenzione questo non vuol dire cercare di non aver paura, sarebbe impossibile e potrebbe peggiorare la situazione, ma vuol dire assumere i comportamenti fisici che solitamente si hanno durante i momenti di calma così da ingannare la mente; infatti corpo e mente sono in continua comunicazione: fate finta di sorridere e l’allegria giungerà più facilmente, corrucciate la fronte e il nervosismo non tarderà ad arrivare. Così, ad esempio, nell’affrontare una discussione con il proprio capo assumere un’espressione sorridente e quieta, o una postura calma, automaticamente aiuterà ad affrontare con più serenità e coraggio questa situazione ansiogena.
Simile a questo rimedio è la distrazione. Mentre si prova paura per qualcosa, focalizzarsi su particolari, su fattori o su pensieri meno spaventosi può aiutare ad agire più coraggiosamente. Agli agonisti per esempio, soprattutto se agli esordi, prima di affrontare una gara considerata difficile, viene consigliato di concentrarsi su cosa faranno dopo (focalizzazione su pensieri estranei), questo non solo distrae dal momento stressante e timoroso, ma proietta verso tempi più sereni che arriveranno. Invece i soldati in missione combattono la tensione concentrandosi sul continuo controllo dell’equipaggiamento, così da non dare troppo spazio ad altri pensieri preoccupanti (focalizzazione sui particolari).
Avendo parlato di agonisti e militari, una tecnica spesso utile proprio a queste categorie è l’umanizzazione del nemico, ovvero vedere il proprio contendente come meno forte di quello che si possa pensare. Anche se questa tecnica sembra circoscrivibile solo per alcuni tipi di paure, non bisogna dimenticare che spesso questo sentimento è proprio causato dal dover affrontare una persona, un pubblico o una situazione. In quest’ultimo caso si potrà parlare di normalizzazione della situazione, ovvero vedere la situazione più fattibile e normale di quello che sembra. Pensate ad esempio ad una persona che abbia paura di guidare, vedere questa attività come più normale di quello che è può aiutare a superare questa fobia.
Un’ultima tecnica è l’identificazione con una causa, ovvero pensare che quello che si sta facendo lo si sta compiendo per un bene più grande. Anche questa tecnica si può facilmente identificare con i militari, ma in realtà può essere estesa a molte più situazioni. Pensate ad esempio ad un padre che ha il coraggio di rimboccarsi le maniche per il bene dei propri figli; o ad una persona che decide di rimettersi in gioco per assicurarsi un futuro più roseo. Insomma darsi uno scopo più alto può essere un modo utile per vincere la paura e agire in modo coraggioso.
Abbiamo quindi appreso delle tecniche per imparare ad affrontare le nostre paure imminenti, atteggiamento che ci potrà aiutare a sviluppare sempre più un coraggio resistente nel tempo. Ma vediamo ora come aiutare i nostri figli a diventare coraggiosi, sia per consentire a loro di affrontare la vita a testa alta, sia per fissare in noi cosa vuol dire coraggio: essere esempio per qualcuno ci trasforma ai nostri occhi.
Come infondere il coraggio
La prima cosa per infondere vero coraggio nei nostri figli è spiegare loro cosa sia il coraggio e fargli capire come l’avere paura non sia qualcosa di sbagliato. Dovremo poi fare da esempio e dimostrare loro il nostro coraggio, nella presa di coscienza delle nostre paure della vita quotidiana (anche se è bello essere considerati dei supereroi, a poco servirà farci vedere coraggiosi in qualcosa che non temiamo).
Anche per i nostri figli sarà importante essere circondati da esempi positivi, raccontare loro storie di uomini coraggiosi può essere un buon modo per sviluppare questo valore, ma al tempo stesso bisognerà raccontare storie di uomini comuni che sono riusciti, nonostante le tante difficoltà ed errori, ad arrivare alla meta che si erano prefissati; questo serve a far loro comprendere attraverso esempi concreti che gli obiettivi sono raggiungibili.
E’ essenziale non farsi vedere mai come invincibili e infallibili: tutti sbagliamo, possiamo e dobbiamo farlo, l’importante è trarre insegnamenti dai nostri errori. Non dare mai l’impressione di essere esperti in tutto, tutti hanno qualcosa da insegnare e qualcosa da imparare, oltretutto sarebbe brutto ad un certo punto della vita non avere più niente da scoprire. La rinuncia a farsi vedere come perfetti dai propri figli è oltretutto una dimostrazione di coraggio che potrà fungere come ulteriore esempio.
Durante la messa in atto dei comportamenti coraggiosi dei nostri figli, non bisogna focalizzarsi sugli insuccessi ma sull’impegno che vi è stato messo, questo aiuta ad affrontare la paura con più sicurezza di sé, e a imparare l’importanza dell’impegno.
Un’ulteriore tecnica per sviluppare sicurezza di sé è avere sempre con il proprio figlio un buon rapporto relazionale, fatto di dialogo e comprensione, ove possono essere discusse le proprie insicurezze e paure. In questo modo non solo li si può aiutare a superarle, ma si insegna loro a rafforzare il coraggio nelle relazioni, forma di coraggio importantissima per vivere nella società, oltretutto ricordiamoci che sviluppare un tipo di coraggio aiuta a sviluppare gli altri.
Quanto appena detto sull’insegnamento del coraggio ai propri figli può ovviamente essere esteso all’insegnamento di questo valore ai propri allievi, ai propri atleti.
Il coraggio nell’affrontare la morte
Una delle paure più grandi, con la quale dobbiamo convivere perché sicura, è la morte, di conseguenza il più grande coraggio probabilmente è quello di affrontarla.
In realtà questo coraggio l’abbiamo ogni giorno, siamo infatti consapevoli che la morte prima o poi ci raggiungerà tutti, ma proprio questa universalità rende la paura meno paralizzante: vi è quindi una normalizzazione della situazione che ci aiuta ad accettarla.
In ogni caso, il pensiero della morte spaventa sempre, soprattutto se ci passa vicino. Per affrontare questa paura vi sono diversi consigli utili a dar coraggio, ma a seconda del modo in cui ci stia passando vicina sarà meglio seguirne alcuni piuttosto che altri, vi è infatti differenza tra un militare, un malato terminale, e un parente di un moribondo.
Per i militari o per tutte quelle situazioni in cui è necessario affrontare comportamenti rischiosi è possibile trarre consigli da un trattato orientale, l’Hagakure, il quale suggerisce esercizi di visualizzazione e l’identificazione con una causa più grande. Infatti secondo questo trattato dedicato ai samurai, questi dovrebbero ogni giorno immaginarsi di essere fatti a pezzi così da poter affrontare il pensiero di dover morire con una apprensione decrescente. Inoltre dovrebbero identificarsi completamente con la causa per la quale rischiano la vita, ovvero la salvezza del proprio signore, solo in questo modo la morte diviene una possibilità accettabile.
Per quanto riguarda i malati terminali è più indicato concentrarsi sulla vita e cercare di assumere atteggiamenti di tranquillità facendo cose piacevoli e che distraggano dal dolore, anche pensare ad una vita dopo la morte può essere di aiuto. Ma per chi sta vivendo una situazione di questo tipo si può comunque trarre coraggio dall’identificazione con la causa, lì dove la causa per la quale morire si trasformi nella causa per la quale vivere, impegnarsi nel lasciare un segno nel mondo, che sia un’opera d’arte o un figlio (probabilmente la più grande) può ridurre la paura della morte in quanto la propria vita continua in ciò a cui abbiamo dato vita.
Per quanto riguarda lo stare accanto a persone destinate al trapasso, bisognerebbe utilizzare tutte le tecniche appena trattate, così in alcuni momenti sarà giusto distrarsi, ma sarà comunque necessario prepararsi alla perdita vicina.
Perché essere coraggiosi
Terminiamo sottolineando l’importanza del coraggio nella vita di tutti i giorni: è il coraggio che ci fa vivere piuttosto che sopravvivere, è il coraggio che ci fa fare quello che vorremmo e dovremmo fare, è il coraggio che ci fa essere indipendenti; senza coraggio non possiamo pensare di aver vissuto veramente, siamo delle vittime, delle vittime di noi stessi. Chi non ha coraggio infatti rischia di avere molti pentimenti.
Fortunatamente il coraggio si può sviluppare a qualsiasi età, e porta sempre i suoi frutti. Ovviamente meglio tardi che mai, ma perché indugiare? E’ giunto il momento di essere coraggiosi. (fine seconda e ultima parte)