26 maggio 2013 finale di Coppa Italia: Roma – Lazio 0 a 1. L’esito di questa partita ha smosso le interiora di molti tifosi, i quali hanno ruttato i propri insulti ai seguenti bersagli: i giocatori, l’allenatore, i massaggiatori, la panchina, le bibite energizzanti, il giardiniere dello stadio, la nonna di Totti.
Al coro di opposizione intestina si aggiunge la voce di Antonello Venditti, il paladino della tribuna vip, che chiede di non usare più l’inno “Roma Roma” in quanto non più rappresentativo della squadra di una volta. Il gesto ha fatto conquistare al sommo poeta della curva sud un cortese omaggio da parte degli ultras. Orfani dell’inno della “maggica”, gli zombi della domenica hanno depositato sotto la sua casa di Trastevere uno striscione con questa scritta: “Nel 2001 c’hai magnato, nel 2013 c’hai sputato, Venditti verme”, ribadita anche su Twitter.
Pronta arriva la replica del povero Antonello, che con la sua provocazione voleva solo spronare il presidente e i dirigenti della AS Roma a fare di meglio. Il vero obiettivo della disperazione da sconfitta è infatti il consiglio di amministrazione della società, composto al 40% da Unicredit Banca di Roma, che quest’anno ha investito poco sugli arbitri, sui guardalinee e sulle altre squadre. Venditti ci ha visto giusto: con un simile capitale a disposizione la strategia vincente è sempre la solita: comprare più partite.