In Sicilia si dice “meghiu un malu accordo ca na causa vinta”… Oggi più che mai il ricorso alla giustizia è più che altro un onere economico e non il riconoscimento del diritto quale strumento superpartes per la risoluzione delle controversie.
Contributi Unificati: cosa sono? È il corrispettivo “politico” del “servizio” giustizia. In poche parole a fronte dell’intera macchina della Giustizia lo Stato richiede il pagamento di una tassa che si paga a prezzo “politico”, cioè non rapportata al reale valore del servizio offerto.
Mi chiedo se questa regola di diritto tributario abbia ancora il suo valore o se al contrario oggi presenti più che mai caratteri di incostituzionalità e di illegittimità intrinseca.
La Giustizia Civile ormai è una “Ingiustizia” collettiva.
Vi faccio un esempio pratico: ho curato una divisione giudiziale di alcuni beni caduti in successione; gli eredi sono soltanto due e non sono in accordo sulla quantificazione dell’asse ereditario e sulle quote da attribuire ad ognuno di loro. Valori dei beni rientra nello scaglione delle cause il cui valore oscilla tra gli € 52.000,01 e gli € 260.000,00.
La materia rientra tra le materia in cui è obbligatorio il ricorso al Conciliatore Professionista.
I costi della conciliazione, non riuscita, sono oggi quantificati in € 40,00 per ogni parte (ogni erede) per l’avvio della procedura ed € 667,00 per la mancata conciliazione. Per ottenere la copia del verbale nel quale si da atto della mancato raggiungimento dell’accordo transattivo bisogna pagare la detta spese. A ciò si aggiunga la spese relativa al contributo unificato pari ad € 660,00.
Tra i costi della media-conciliazione e contributo unificato quindi si ha una spesa (nel caso in esame) di € 1.367,00 senza contare le notifiche; ciò soltanto per iniziare la procedura litigiosa. A tale spesa occorre aggiungere l’ulteriore costo di un consulenza tecnica d’ufficio che necessariamente dovrà essere corrisposta al consulente che il Giudice nominerà per valutare e, quindi stimare, l’asse ereditario. Il costo della consulenza è legato in percentuale al valore di stima dei beni oggetto di valutazione.
Oggi un giudizio in primo grado mediamente ha una durata di circa 4 anni, considerate che nella normalità dei giudizi ci sono grosso modo circa 6/8 udienze. Si è fortunati, infatti, se il Tribunale adito riesce ad effettuare per ogni singola causa due udienze nell’arco di un anno solare.
Alla fine del giudizio le parti dovranno corrispondere in via solidale l’imposta di registro sulla sentenza, che rapportata al valore della controversia generalmente si aggira intorno al 3% se vi è condanna al pagamento di una somma o dei valori, dell’1% in caso di accertamento del diritto a contenuto patrimoniale.
Nel caso in esame il solo giudizio di primo grado con un valore dei beni classificabili nelle aliquote che oscillano tra gli € 52.000,01 ed gli € 260.000,00 sconterà un imposta di registro che potrà variare, in caso di sentenza di condanna, tra un minimo di € 1.560,00 ed un massimo di € 7.800,00.
Due calcoli alla mano, l’intero giudizio di primo grado costerà di sole tasse e costi obbligatori: nella migliore delle ipotesi la somma di € 2.927,00, e nella peggiore la somma di € 9.167,00 cui vanno aggiunte le ulteriori spese di notifica e la CTU e la parcella dell’avvocato.
Come potete ben vedere alla fine il giudizio di divisione ereditaria del solo primo grado può avere un costo vivo di circa 10.000,00 euro.
Dal primo gennaio 2012 Vi informo che l’Illuminato Legislatore ha previsto l’aumento del 50% del costo del contributo unificato per i giudizi di impugnazione e del raddoppio del detto costo per i ricorsi in Cassazione.
Considerato che tra primo e secondo e ricorso in Cassazione possono passare anche 10/12 anni e visto i costi dei giudizi, mi chiedo se veramente questi sono prezzi “politici”!