Bene il regolamento della Commissione europea sul diritto comune dei contratti che favorisce le esportazioni delle pmi, la concorrenza tra professionisti e la tutela dei consumatori. Ma occorre apportare qualche modifica per garantire più certezza agli operatori “Sono tante le ragioni, economiche e giuridiche, che spingono l’avvocatura italiana a sostenere il progetto della Commissione europea di un regolamento che introduca una disciplina comune europea nei contratti di vendita (cosiddetto Cesl). Una disciplina uniforme nei 27 paesi Ue favorirà gli scambi transfrontalieri promuovendo le esportazioni delle piccole e medie imprese e la crescita economica. I professionisti italiani, e gli avvocati innanzitutto, potranno ampliare le opportunità di business anche all’estero; i consumatori, di solito i contraenti deboli, potranno avvantaggiarsi di una tutela rafforzata anche rispetto alle singole situazioni nazionali, circostanza a cui i legali italiani sono sensibili. Gli aspetti critici, pur esistenti, non devono distogliere l’attenzione dall’obiettivo di tagliare il traguardo di un codice civile europeo”. Il vicepresidente del Consiglio nazionale forense Ubaldo Perfetti ha ribadito oggi, intervenendo al seminario “The proposed Common european sales law-the lawyers’ view” organizzato insieme con il CCbe (la rappresentanza degli Ordini forensi europei) l’adesione dei legali italiani al progetto Ue di regole uniformi per disciplinare i contratti di vendita. L’incontro si inserisce in una serie di attività promosse dal Cnf e dal suo presidente Guido Alpa, che ritiene opportuno il progetto di armonizzazione del diritto europeo per superare il monopolio giuridico della common law nel diritto commerciale, in vista di una maggiore concorrenza a favore delle imprese e dei professionisti italiani. E proprio da Alpa è venuto l’invito a superare gli ostacoli tecnici in vista di un obiettivo più prezioso. Al seminario sono intervenuti la presidente del CCbe, Marcella Prunbauer-Glaser, il capo dell’unità Diritto dei contratti della Commissione europea, Dirk Staudenmayer, il vicepresidente della commissione giuridica del Parlamento europeo e co-relatore sul regolamento, Luigi Berlinguer, e avvocati e professori universitari italiani (Giuseppe Conte, Enrica Sesini), inglesi (Fergus Randolph e James Wolffe), tedeschi (Gerg Maier-Reimer), spagnoli (Pedro Portellano). Prunbauer ha sottolineato l’importante ruolo che l’avvocatura dovrà svolgere: “gli avvocati europei tradurranno i principi comuni in vantaggi per le imprese e i consumatori. Occorre svolgere un ruolo propositivo abbandonando il pregiudizio del valore assoluto delle legislazioni nazionali. D’altra parte, gli avvocati sono il primo porto di approdo per imprese e consumatori”. “La proposta di regolamento, che introduce un diritto dei contratti di natura opzionale (cioé a scelta dei contraenti che diventa uno strumento in più rispetto alle normative nazionali), si inserisce in modo innovativo nel percorso della Conferenza di Lisbona, che ha fissato importanti obiettivi di crescita e competitività della Unione europea”, ha riferito Perfetti. “Ed è condivisibile l’obiettivo di favorire il mercato per le pmi e la tutela dei consumatori. Dal diritto comune delle vendite ci si aspetta una maggiore scelta di beni e più bassi costi, di acquisto per i consumatori, e di transazione per gli operatori economici. Il dibattito di oggi, certo, ha fatto emergere la pluralità di vedute e ben venga la disponibilità della Commissione europea a verificare i margini di miglioramento della proposta sulla base delle obiezioni tecniche” ha detto Perfetti. “L’avvocatura europea, con il CCbe, ha accolto positivamente l’iniziativa, nonostante siano state avanzate alcune riserve. Il rappresentante del Parlamento Ue, Luigi Berlinguer, ha sottolineato che la grave crisi economica potrà essere superata invece potenziando il mercato interno e questa proposta va nella giusta direzione. Occorre lavorare e collaborare insieme per individuare le soluzioni migliori per raggiungere il risultato. Il Parlamento Ue lavorerà ad alcuni emendamenti”. Tra le questioni problematiche emerse si segnalano i dubbi sul fondamento giuridico del regolamento, su cui occorre fare chiarezza per evitare contenziosi; la previsione di condizioni generali di contratto molto estese che garantiscono elasticità ma, al contempo, espongono i contratti a diverse interpretazioni da parte dei vari giudici nazionali; l’opportuno dosaggio del livello di tutela dei consumatori, allo scopo di non diminuire i livelli di tutela nazional,i quando più elevati. Per Staudenmayer è certo che i 3 milioni di consumatori non avranno nulla da perdere ma molto da acquistare, anche potenziando i servizi on –line. Secondo i dati della Commissione Ue, il 75% delle imprese italiane vorrebbe applicare un unico diritto europeo delle vendite nelle transazioni con consumatori di altri paesi Ue; e il 72% nei rapporti B2B. “Perché avere paura del regolamento? I dubbi sollevati sono nella maggior parte relativi alla competenza della Ue o al metodo seguito. E dunque appaiono più di natura ideologico-strumentale che destinati ad incidere sul merito del testo. Cooperiamo tutti insieme per migliorare la situazione prendendo atto che la proposta Cesl è la soluzione più facilmente praticabile”, ha sottolineato Alpa.