Stop al precariato, emersione di eventuali rapporti in nero, possibilità di ridurre i costi del lavoro. Sono gli obiettivi del nuovo contratto collettivo di lavoro per i dipendenti degli studi legali, illustrato stamani a Napoli dal presidente dell’Anai, Associazione nazionale avvocati italiani, Maurizio De Tilla.
I vertici dell’Anai (che conta 101 sezioni attive sul territorio nazionale) si sono riuniti nel capoluogo campano alla vigilia dei lavori della settima conferenza nazionale dell’Organismo unitario dell’avvocatura italiana, Oua, che si aprono oggi nella biblioteca di Castelcapuano, il vecchio palazzo di giustizia partenopeo.
“La necessità di un contratto ad hoc per il nostro settore – spiega De Tilla – era avvertita da tempo. Gli studi hanno bisogno, in alcuni casi, di competenze di elevato livello, in altri casi è sufficiente un affiancamento meno impegnativo. Il contratto viene incontro a questa esigenza”. Sono previsti tre livelli di inquadramento (si partirebbe da 1.200 euro lordi mensili) e gli importi sono comprensivi della contingenza, in modo da semplificare al massimo un’eventuale gestione “in house” delle buste paga. E’ prevista anche la possibilità del “job sharing”, ossia la possibilità di suddividere fra più studi professionali il monte-ore complessivo del singolo contratto e quindi di ripartire l’onere del compenso fra i datori di lavoro.
Il testo del contratto – messo a punto per l’Anai da Giulio Prosperetti, ordinario di diritto del lavoro all’Università di Roma Tor Vergata- verrà illustrato in dettaglio in un convegno in programma mercoledì 29 gennaio a Roma, dalle ore 13.30 alle 16.30 nel salone dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra.
L’incontro di stamani a Napoli ha offerto anche l’occasione per un bilancio della campagna di adesioni all’Anai, che proprio oggi festeggia il primo anno di attività. “Contiamo 101 sezioni attive sul territorio – spiega il presidente De Tilla – con circa 5mila iscritti. L’obiettivo nei prossimi quattro mesi è di toccare le 10mila adesioni, con 150 sezioni attive. In molti casi abbiamo un ottimo rapporto di collaborazione con gli Ordini locali. Il nostro obiettivo – aggiunge – è dare vita a una rappresentanza dell’avvocatura vicina ai territori e alle loro esigenze”.
Quanto al “no” della Corte costituzionale al referendum abrogativo della legge sulle circoscrizioni giudiziarie, che ha tagliato migliaia di uffici sul territorio, De Tilla non sopravvaluta l’impatto della decisione. “Erano già stati bocciati i sette referendum radicali sulla giustizia – spiega – e quindi già mancava l’effetto-traino per la nostra proposta referendaria. La battaglia contro la legge che rivede le circoscrizioni giudiziarie e lede il diritto alla cosiddetta ‘giustizia di prossimità’ continua su altri tavoli. Promuoveremo per esempio una class action e ricorreremo alla Corte europea dei diritti dell’uomo”.