Quale indotto della contrazione dei consumi, generata e dalle diminuite capacità economiche delle famiglie, e dall’imperante clima di sfiducia nel futuro, il credito al consumo, nato e finalizzato al sostegno della dinamica consumistica, non può che attraversare un ciclo critico in parallelo alla fase recessiva.
I numeri del comparto nel loro aggregato sono rappresentativi di una situazione che comunque nel nostro Paese non ha ancora conquistato un mercato paragonabile ad esempi più significativi non solo nel mondo anglosassone (patria del Consumer Finance) ma anche in altre realtà dell’Eurozona.
Se infatti il coefficiente dell’incidenza del comparto sul nostro PIL è di circa il 7%, tale dato è inferiore rispetto alla media dell’Europa dei 15 (pari ad oltre l’ 8%), per non parlare della sua consistenza nel Regno Unito e negli USA ove è rispettivamente del 15% e del 16 %.
Facevamo riferimento all’entità del fenomeno ed alla sua rilevanza quantitativa, atteso il fatto che lo stesso identifica il comparto nella sua consistenza globale derivante da un erogato nel 2012 pari a € 48.074.749.000 ripartito su ben 146.581.130 operazioni il che comporta la conseguenza che ogni italiano, minorenni compresi, ha mediamente stipulato circa 2,5 contratti !
La conseguenza è , se è vero che “siamo tutti consumatori”, che altrettanto vero è che “siamo tutti debitori” in quella particolare forma debitoria rappresentata dal credito al consumo.
Le sopra riportate numeriche implicano un’altrettanto importante conseguenza, che spiana la strada ad un ulteriore definizione e qualificazione del comparto che dobbiamo definire “microcredito”.
E ciò in funzione del valore medio di ogni operazione pari a solo € 327, importo questo spiegabile alla luce del fatto che ben 141.335.059 operazioni (e quindi il 96,4 % del totale) derivano dall’utilizzo di carte di credito.
Ulteriore aspetto degno di nota è riconducibile al progressivo assottigliamento del saldo medio delle operazioni se si pensa che nel 2011 il comparto aveva prodotto un fatturato di € 51.737.720.000 a fronte della stipula di 122.644.921 operazioni il cui saldo medio era quindi stato di € 421, il che evidenzia come nel 2012 si siano stipulati circa 19.000.000 di contratti in più erogando oltre € 3.500.000.000 in meno.
La china discendente del settore risale al 2008, collimando con la crisi generata dal fallimento Lehmann Brothers, evento che generò uno tsunami finanziario senza precedenti.
Infatti fino a tale anno la “fabbrica prodotto” del Consumer Finance aveva fatto registrare nel nostro Paese numeri in progressiva crescita (la produzione del 2005 era stata pari a € 47.000.000.000, del 2006 di € 52.000.000.000, del 2007 e 2008 di 60.000.000.00, mentre nel 2009 si contrae a € 55.000.000.000, nel 2010 a € 52.400.000.000, nel 2011 a € 51.700.000.000, per scendere appunto ad € 48.000.000.000 nel 2012).
La crisi genera un impatto sociologico sulla realtà che è l’humus del credito al consumo, viene meno la spinta a consumare, vengono meno le leve motivazionali ad investire una parte del reddito futuro destinandolo all’anticipazione dell’acquisto, del possesso, e del godimento di un bene di consumo di cui ottenere la disponibilità immediata grazie al ricorso all’indebitamento differendone il pagamento.
In parallelo il “popolo dei consumatori” che costituisce il bacino d’utenza del prodotto si vede costretto a fare i conti col ciclo congiunturale infausto contraddistinto da eventi non previsti al momento dell’originaria stipula del contratto, quali la diminuzione della capacità reddituale e la diffusa disoccupazione, fatti questi che indeboliscono un mercato sia lato cliente che “venditore” (gli istituti bancari e finanziari eroganti).
La gestione di masse monetarie generanti incremento di crediti incagliati, la relazione con la clientela, il governo delle insolvenze, viene ad assumere un rilevo determinante in un momento in cui con contemporaneo intervento anche il Legislatore, recependo una Direttiva Comunitaria, pone mano al settore col D.L.141/2010 che sostituisce alla vecchia definizione di Credito al Consumo quella più significativa di Credito al Consumatore, figura quest’ultima che viene ad assumere ruolo di protagonista nella realtà finanziaria del prodotto.