Oggi vi racconto un’altra storia di In-Giustizia nei confronti dei cittadini onesti.
Assisto delle amministrazioni Condominiali, una della quali ha un condominio sito in Roma via Scipione Rivera, zona Pigneto, che si trova in una situazione che definire allucinante è poco.
Ho ascoltato un servizio sul telegiornale di RAI UNO, domenica scorsa, dove a Milano v’è un caso molto simile.
L’edificio Condominiale è in uno stato di degrado e di fatiscenza che fa inorridire. L’immobile, per giunta, è sottoposto a controlli della Polizia Giudiziaria, in quanto luogo di… particolari frequentazioni.
L’intera Palazzina è all’85% di proprietà degli eredi dell’originario costruttore e proprietario, i quali si sono fiscalmente tutelati distribuendo la proprietà in questo modo: alcuni appartamenti risultano ancora intestati al de cuius, altri sono intestati ai tre eredi impersonalmente, altri sono intestati ad una SRL i cui soci sono i due fratelli con la mamma e l’amministratore, altri ancora sono catastalmente intestati quanto alla nuda proprietà alla SRL e l’usufrutto risulta ancora intestato al de cuius.
La Palazzina si compone di circa 40 unità immobiliari, compresi i negozi. Di queste 40 unità, sette – per metri quadri complessivi e relativi millesimi non arrivano al 20% del valore dell’intero edificio. La Palazzina necessita di importanti interventi di ristrutturazione, consolidamento e messa in sicurezza tanto è vero che è stata già convocata dall’Ufficio Edilizia del VI Municipio di Roma la Commissione Stabili Pericolanti, per le valutazioni sugli interventi da eseguirsi.
I proprietari del 85% della palazzina sono sostanzialmente una mamma di circa 90 anni e due figli dell’età di cinquant’anni ciascuno circa, di Formia. Tutti gli appartamenti di questi signori sono affittati a famiglie di nazionalità cinese, le quali pur di non avere a che fare la Pubblica Autorità, non fanno alcuna rivendicazione dei loro diritti e si adattano a vivere in condizioni che ledono la dignità ed il decoro umano.
L’Amministratore del Condominio, insieme agli altri sei proprietari, iniziano una battaglia per fare eseguire i lavori ai proprietari. Si rivolgono al sottoscritto, il quale deposita un ricorso per il sequestro giudiziario/conservativo ed in via residuale un ricorso ex art. 700 del c.p.c. per ottenere il provvedimento giurisdizionale più idoneo per la tutela della pubblica incolumità e delle famiglie ivi residenti.
Il ricorso è accompagnato: dalla documentazione inerente la titolarità dell’edificio, da una perizia di un tecnico che “assevera” il degrado e la fatiscenza dell’edificio, nonché la pericolosità per le famiglie residenti e per i passanti. Vi sono infatti distacchi di intonaco di considerevole consistenza, distacchi di cornicioni, nonché la presenza di manufatti in eternit nelle terrazze, la mancanza di ogni certificazione riguardo l’impianto elettrico e idrico. Al ricorso sono anche allegati i verbali di tutte le assemblee condominiali tenutesi nell’arco del biennio 2011/2012 per l’adozione dei provvedimenti necessari al ripristino dell’edificio ed alla rimozione dei pericoli concreti ed attuali.
Nel corso del 2011 e del 2012 l’Amministratore ha convocato 6 assemblee per adottare i provvedimenti necessari e per reperire la provvista necessaria per l’esecuzione delle opere. Tutte le imprese chiamate ad intervenire si sono rifiutate a meno di ottenere adeguate garanzie sui pagamenti delle opere. La famiglia proprietaria del 85% dello stabile ha presenziato soltanto alla prima assemblea facendo nominare l’amministratore e puntualizzando che lo stesso dovrà occuparsi soltanto dell’ordinaria manutenzione.
L’amministratore ha fatto presente che si suoi compiti sono stabiliti ex lege. Da quella assemblea i proprietari non si sono fatti più vedere alle successive assemblee, pur continuando a riscuotere tutti i mesi i canoni di locazione dalle famiglie, in gran parte di nazionalità cinese, e non corrispondendo all’amministratore gli oneri dovuti per l’ordinaria amministrazione nonché quanto dovuto per i preventivi di spesa per la messa in sicurezza dell’edificio.
L’amministratore, nonostante abbia chiesto l’anagrafica delle persone che occupano l’edificio, come risposta ha ottenuto soltanto delle comunicazioni del rappresentante dei proprietari il quale declina ogni addebito invitando l’amministratore a riscuotere gli oneri dagli altri proprietari e a non inviare… buste vuote!
Depositato il ricorso presso il Tribunale di Roma, viene fissata la prima udienza il 19 Luglio 2012. Convocate le parti con la notifica rituale andiamo di fronte al Giudice, la quale si astiene dal dare giustizia apostrofando l’operato del professionista incaricato dall’Amministrazione del Condominio e dei proprietari in minoranza come errato sulla carenza dei presupposti per la concessione dell’invocato provvedimento di sequestro, ovvero in via residuale del provvedimento d’urgenza più idoneo ad assicurare e salvaguardare la pubblica e privata incolumità.
Il Giudice ha invitato, quindi, le parti ad addivenire ad un bonario componimento e concede termine per note al 15 settembre 2012, invitando verbalmente le parti a depositare la desistenza nel caso in cui si raggiunga l’accordo, così da evitare il provvedimento giurisdizionale da emettersi.
Siamo veramente alla frutta… (continua…)