«La dichiarazione di inammissibilità espressa in commissione Industria del Senato in merito agli emendamenti presentati al decreto legge sulla crescita che puntavano a reintrodurre la mediazione obbligatoria, sia pure a termine fino al 2017, è una decisione a nostro parere assolutamente ineccepibile.
E’ stata ristabilita la correttezza dei percorsi parlamentari, perché questi emendamenti inseriti di soppiatto in una legge di conversione che parla di tutt’altro erano una forzatura inaccettabile, contro la quale giustamente l’Avvocatura ha fatto subito sentire , con forza, la sua voce».
Lo dichiara il segretario dell’Associazione Nazionale Forense, Ester Perifano, che continua – «Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, l’obbligatorietà della media conciliazione, voluta fortemente dal Governo Berlusconi, è stata dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte, e riproporne la introduzione prima della pubblicazione delle motivazioni della sentenza era quanto mai inappropriato. Nessuna posizione preconcetta dell’avvocatura, è bene ribadirlo, ma la nostra opzione fondamentale rimane la volontarietà dell’Istituto e comunque una soluzione che non si risolva nella compressione del diritto di difesa e non si traduca in un business a danno del cittadino, come sinora è accaduto. Da questo punto di vista la mozione approvata per acclamazione al Congresso forense di Bari rappresenta un atto di grande responsabilità dell’intera categoria, prende in considerazione una sostanziale modifica dell’Istituto, attraverso la riduzione delle materie interessate , la previsione di una sostanziale gratuità o almeno un forte abbattimento dei costi, con una maggiore libertà nella determinazione dell’ammontare da corrispondere. Testimonia la disponibilità al confronto degli avvocati e rappresenta senza dubbio un buon punto di partenza».
«Al Ministro della Giustizia – conclude Perifano – chiediamo di attivare quanto prima un tavolo tecnico di confronto per arrivare in tempi brevi ad una soluzione condivisa con l’avvocatura, nell’interesse innanzitutto di una buona ed efficace gestione della macchina giudiziaria del Paese».
Anche l’Organismo Unitario dell’Avvocatura ha espresso soddisfazione per la dichiarazione di inammissibilità degli emendamenti al Dl Sviluppo che proponevano la reintroduzione dell’obbligatorietà della mediazione, già bocciata dalla Consulta dopo un ricorso presentato dall’Oua e da diversi ordini forensi.
Per l’Oua è stato sventato l’ultimo colpo di mano delle lobby della privatizzazione della macchina giudiziaria, è stata così tutelata la decisione della Consulta che aveva bocciato l’obbligatorietà della mediazione. Un istituto che ha chiari profili di incostituzionalità non solo per l’eccesso di delega, ma anche ma anche per l’onerosità della stesso, per la mancanza di indipendenza delle camere di conciliazione private, per l’inidoneità di gran parte dei mediatori, per la speculazione che si è scatenata nel settore, per gli ostacoli all’accesso libero del cittadino alla giustizia, per le gravi ripercussioni sul giudizio successivo, anche considerato che nel 90% dei casi la parte non compare o la conciliazione ha insuccesso. Questo meccanismo, obbligatorio e costoso, unico in Europa, è, oltretutto, ancora sub judice della Corte di Giustizia Europea. Una decisione di segno opposto del Parlamento sarebbe stato un vero e proprio abuso.
L’Oua chiede, quindi, che si riparta, invece, dalle decisioni del Congresso Forense di Bari, tenutosi questo fine settimana per trovare soluzioni ragionevoli per implementare davvero una media-conciliazione volontaria e di qualità. Infine un invito rivolto al Ministro Severino affinché si apra urgentemente un confronto con l’avvocatura.