“C’è grande attenzione in merito all’eventuale fallibilità delle società pubbliche, ma il vero problema da porre all’attenzione del sistema-Paese è capire se la responsabilità delle società totalmente pubbliche sia a carico degli enti locali che le hanno costituite dandone indirizzo e controllo, oppure se la responsabilità ricadrà direttamente sui creditori e sugli utenti che ne utilizzano i servizi”. Lo ha detto Davide Di Russo, vicepresidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, nel corso del forum “L’insolvenza degli enti locali e delle società pubbliche: controlli ed adempimenti” organizzato dall’Ordine dei commercialisti di Napoli.
“C’è soprattutto un difetto del legislatore, che ha creato le società partecipate ma non ha stabilito come devono terminare in maniera patologica, se per fallimento o meno – ha evidenzaito dal canto suo Marco Catalano, sostituto procuratore della Corte dei Conti della Campania -. Tutto è lasciato alla supplenza della magistratura che però è divisa in merito: servirebbe quindi un’omogenizzazione sul territorio nazionale, e questo è compito del legislatore”.
“Gli enti pubblici, in caso di fallimento, potrebbero interrompere i loro servizi, e questo rappresenterebbe ovviamente un grandissimo problema per la popolazione che insiste sul territorio interessato – ha sottolineato Vincenzo Moretta, numero uno dell’Odcec Napoli – Occorre quindi grande attenzione, cercando di evitare lo stato di insolvenza o l’accumulazione esagerata di debiti”.
“Non bisogna dimenticare – ha evidenziato Achille Coppola, segretario nazionale dei commercialisti – che le utilities comunali aggregano per un ammontare superiore ai 130 miliardi di euro. Si tratta quindi di attività che hanno una valenza pubblica ma anche commerciale”.
Secondo Maurizio Corciulo, vicepresidente Odcec Napoli, “è necessaria una norma ad hoc che possa regolare l’insolvenza delle società partecipate, aiutando una dottrina giurisprudenziale che ad oggi è spaccata a metà”.
In conclusione, Giovanni Granata, consigliere Odcec Napoli, ha ribadito come in Italia esistano “circa 10mila partecipate, la maggior parte delle quali di piccolissime dimensioni e facenti capo ad enti minuscoli: queste non possono competere sul mercato e si trovano spesso a generare perdite esagerate, costringendo l’ente locale ad intervenire”.