“Tod’s spa si impegna a finanziare la realizzazione del Piano degli Interventi mettendo a disposizione una somma in denaro omnicomprensiva pari a 25 milioni di euro. Il pagamento del contributo sarà erogato alle imprese appaltatrici sulla base degli stati di avanzamento lavori approvati dal Commissario delegato e dalla Soprintendenza”. Il 21 gennaio 2011 viene firmata e resa pubblica l’intesa tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il patron di Tod’s, Diego Della Valle, per dare il via ai lavori di restauro del Colosseo. Il 20 giugno 2011 il contratto viene registrato e quindi reso operativo. Oggi, a più di due anni di distanza, i restauri non sono ancora iniziati.
Il Piano degli interventi relativo al Colosseo è promosso dal Commissario delegato per le aree archeologiche di Roma e Ostia Antica d’intesa con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma. Nel maggio 2010 il Mibac e il Comune di Roma hanno condiviso la scelta di ricorrere alla sponsorizzazione per renderne possibile la realizzazione. Al termine dei lavori è previsto un incremento del 25% della superficie visitabile. L’intervento è stato programmato a seguito di alcuni crolli verificatisi nel monumento, tra i quali grande preoccupazione ha destato quello dei tre frammenti di intonaco staccatisi da uno degli ambulacri a piano terra. Traffico, vibrazioni, sbalzi di temperatura e scarsa manutenzione sono le principali cause del degrado. La procedura di sponsorizzazione è stata avviata il 4 agosto 2010 con la pubblicazione di un bando e ha previsto come termine per la presentazione delle proposte il 30 ottobre 2010. Dato che la gara si è conclusa con proposte “non appropriate”, è stata avviata una fase di trattativa che ha consentito di stipulare un contratto per il finanziamento dei lavori con la Tod’s SpA. L’imprenditore si è impegnato a versare 25 milioni di euro per finanziare gli otto ambiti di lavoro previsti dal Piano degli Interventi elaborato dal Commissario delegato per La realizzazione degli interventi urgenti nelle aree archeologiche di Roma e Ostia antica, l’architetto Roberto Cecchi, che ha controfirmato l’accordo insieme a Anna Maria Moretti, allora Soprintendente speciale per i beni archeologici di Roma. Nella tabella sono riportati gli importi stimati per ciascun ambito:
Descrizione | Importo stimato netto |
A.1 Restauro del Prospetto settentrionale |
€ 5.165..000,00 |
A.2 Restauro del Prospetto meridionale |
€ 1.936.000,00 |
A.3 Sostituzione delle chiusure dei fornici del I ordine con cancellate |
€ 1.680.000,00 |
Descrizione | Calcolo sommario della spesa |
B.1 Ambulacri (I e II), revisione e restauro |
€ 7.000.000,00 ca |
B.2 Ipogei, revisione, restauro e consolidamento |
€ 4.500.000,00 ca |
C.1 IMPIANTI |
€ 900.000,00 ca |
C.2 ILLUMINAZIONE |
Da definire a seguito del compimento del progetto sul Foro Romano |
D.1 CENTRO SERVIZI |
€ 2.500,00/mq |
Ricorsi e carte da bollo
All’indomani del contratto, il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) si è rivolto all’Autorità per la concorrenza, chiedendo di «pronunciarsi in merito alla correttezza della procedura che ha portato ad affidare la sponsorizzazione dell’Anfiteatro Flavio al gruppo guidato da Diego Della Valle». A gennaio 2012, esattamente a un anno dall’accordo, l’Antritrust ha inviato una segnalazione a Roberto Cecchi in cui si dichiara che “lo sponsor deve assumersi la responsabilità del completamento dell’attività di progettazione e direzione dei lavori, il coordinamento della sicurezza, l’appalto a terzi o l’esecuzione diretta dei lavori, anche mediante imprese esecutrici dei lavori. L’accordo, invece, prevede il mero finanziamento dell’opera, che si risolve nella semplice messa a disposizione di una somma di denaro, a fronte della possibilità di avvalersi dei diritti di sfruttamento dell’immagine del Colosseo”. Si fa notare inoltre che l’accordo prevede una durata del periodo di sfruttamento dei diritti ben superiore ai limiti introdotti dall’Avviso, pari a due anni. Non sarebbero state infine rispettate le norme sulla concorrenza dal momento che le autorità competenti avrebbero analizzato poche offerte, optando per “una procedura negoziata, svoltasi interpellando un numero molto limitato di soggetti, che ha causato una restrizione concorrenziale e quindi non ha permesso all’amministrazione appaltante di beneficiare di un’offerta più vantaggiosa”. Insomma il ricorso alla procedura negoziata, senza aver dato inoltre adeguata pubblicità alla possibilità di fare ricorso alla mera sponsorizzazione finanziaria, non avrebbe rispettato i principi comunitari di trasparenza, par condicio e tutela della concorrenza. L’Antitrust fa notare che l’amministrazione appaltante, una volta ricevuta la proposta del gruppo Tod’s, ha stabilito che gli altri soggetti interessati avrebbero potuto consegnare le loro offerte entro 48 ore. Una scadenza così imminente non ha permesso una reale concorrenza tra i soggetti. Il dubbio è che si sia cercato di non dar tempo ad altri di presentare offerte migliori. Al Commissario delegato è stato quindi chiesto di illustrare entro 60 giorni le iniziative adottate in relazione alle problematiche evidenziate. Ebbene, dopo i chiarimenti forniti, l’Antitrust ha dato il via libera al contratto dal momento che “la procedura ad evidenza pubblica condotta nella prima fase ha rispettato i principi di trasparenza, par condicio e tutela della concorrenza concludendosi con due offerte giudicate inappropriate e dunque non accettate. Ciò ha determinato il passaggio alla successiva fase di procedura negoziata, scelta che appare ragionevole alla luce del fatto che la precedente gara pubblica non aveva raggiunto lo scopo”. Anzi si raccomanda di adottare la “nuova procedura” per eventuali nuove sponsorizzazioni.
A luglio 2012 arriva anche la sentenza del ricorso al Tar del Lazio presentato dallo stesso Codacons sempre contro l’appalto di sponsorizzazione. Il Tribunale respinge il ricorso, giudicandolo non ammissibile e chiarendo che “la legittimazione sussiste ove i provvedimenti che si impugnano abbiano effettivamente leso un interesse collettivo dei consumatori e degli utenti, la cui tutela viene assunta dalla relativa associazione”. L’associazione dei consumatori fa subito appello al Consiglio di Stato. Trascorrono tre mesi dall’ultima udienza e finalmente arriva la sentenza che boccia il ricorso. I lavori però ancora non partono.
Il contenzioso fra privati
A mancare è anche la decisione legata al contenzioso tra la società Gherardi, vincitrice dell’appalto della prima tranche di lavori del valore di circa 8 milioni di euro, e la ditta Lucci, seconda classificata. Eppure a febbraio il Tar aveva dato il via libera ai lavori, respingendo il ricorso della Lucci e accogliendo il contro ricorso della Gherardi che, aggiudicatasi l’appalto, si era vista escludere per la mancata presentazione di una parte della documentazione richiesta. I lavori sarebbero dovuti partire a maggio e invece è ancora tutto fermo. Si sono susseguiti ricorsi, la richiesta di Diego Vaiano, avvocato della Lucci, di sospensiva avanzata e il rifiuto da parte dei giudici per i quali è necessario dare “prevalenza agli interessi pubblici inerenti alla celere realizzazione delle opere oggetto della procedura di gara”. L’ultima udienza si è svolta il 18 giugno.
Sponsorizzazioni private, istruzioni per l’uso
Insomma ancora è fermo un progetto che sta suscitando l’interesse mondiale perché riguarda la sopravvivenza del monumento simbolo della romanità, che nel frattempo ha continuato a perdere pezzi: se un anno e mezzo fa un frammento è finito davanti l’arco di Costantino, a gennaio alcuni frammenti d’intonaco si sono staccati da una delle volte. Il più grande è largo una ventina di centimetri.
Proprio a gennaio, a seguito dei numerosi ricorsi, polemiche e norme poco chiare, l’allora ministro Ornaghi ha firmato le linee guida da seguire da soprintendenze e amministrazioni pubbliche per accettare sponsorizzazioni: dovrà essere indetta una gara pubblica per ogni sponsorizzazione superiore a 40 mila euro e che preveda un intervento sul bene; Mibac, Ministero delle infrastrutture e Authority per i contratti pubblici dovranno redigere i modelli di bando; le soprintendenze dovranno stilare piani triennali con l’elenco dei beni per i quali si richiede un intervento privato e dovranno cercare lo sponsor; il valore economico del vantaggio sarà calcolato anche in base all’importanza e alla fama del bene; i cartelloni pubblicitari non dovranno offuscare la dignità del bene. Gli sponsor potranno scegliere di finanziare l’intervento, o di farsi carico anche del progetto e dei lavori, o scegliere una formula mista.
Fori imperiali, pedonalizzazione e Metro C
Il Colosseo è al centro di un’altra polemica relativa alla pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali e dell’area dell’Anfiteatro, un provvedimento per preservare i monumenti dall’inquinamento ed evitare le sollecitazioni da mezzi pesanti. La riduzione del traffico è da tempo richiesta da Legambiente che, dopo aver stimato a poco più di 2 mila i veicoli che ogni ora si riversano sulla via, a gennaio ha organizzato una manifestazione presentando una petizione internazionale a sostegno della delibera per la pedonalizzazione che, pur sottoscritta da 6400 romani, da circa tre mesi “giace dentro i cassetti del Campidoglio”. Questa proposta è stata appoggiata dal candidato sindaco Ignazio Marino che in campagna elettorale ha promesso “la pedonalizzazione in 100 giorni”. Una volta eletto ha mantenuto la promessa presentando un piano che prevede la chiusura della strada a tutti i mezzi privati: “Il 14 agosto farò l’ultimo giro con la mia Panda rossa su via dei Fori poi ci tornerò con la mia bici”. Rossella Rea, direttrice del Colosseo, ha riferito che l’approvazione è stata unanime e ha aggiunto che il provvedimento deve essere l’occasione per riqualificare tutta l’area archeologica centrale, afflitta da abusivismo commerciale e da manifestazioni non culturali. L’intento è quello di interdire il passaggio anche ai bus turistici. “È tempo di fare dell’area archeologica di Roma un’eccellenza mondiale, così come è stato fatto ad Atene. Si potrebbe approfittare dei lavori della metro C per scavare il tempio della Pace che per il 70% giace ancora nascosto sotto la via. Un foro importante perché conservava il bottino della presa di Gerusalemme e la pianta marmorea di Roma, ospitava una biblioteca e forse una scuola medica”. Parallelamente al restauro del Colosseo si potrebbe riqualificare lo spazio circostante, oggi “troppo piccolo per ospitare i 17mila turisti che ogni giorno visitano il monumento e che già nell’antichità aveva una destinazione pedonale. Dal passato ancora una volta potremmo prendere spunto per il futuro”. La Rea ipotizza un’area di servizio con pannelli didattici, indicazioni su prezzi, visite e orari utili per evitare il bagarinaggio.
Sette anni di lavoro. Turisti a rischio
I lavori della tratta T3 della metro C, circa tre chilometri tra la stazione San Giovanni e via dei Fori Imperiali, sono infatti iniziati a metà aprile tra polemiche e denunce. Il costo complessivo è di 792 milioni di euro, mentre per la realizzazione delle opere saranno necessari 84 mesi di lavoro, ossia 7 anni. Le accuse mosse dall’associazione Italianostra, circa i danni irreversibili che i lavori causerebbero al monumento sia sul fronte stabilità, dato che “i terreni di riporto potrebbero cedere e trascinarlo a terra”, sia relativo allo smog, sono stati smentiti dal Soprintendete capitolino Umberto Broccoli, il quale ha spiegato che il progetto è stato approvato dal Mibac nel 2009 dopo aver progettato tutte le misure di sicurezza sui monumenti coinvolti. La reale preoccupazione è che il flusso turistico ne risenta. Secondo uno studio fatto stilare dalla Soprintendenza, l’introito annuo del Colosseo è di 35 milioni di euro. Per questo la Rea ha chiarito che “se ci sarà un decremento di flussi turistici, l’ente appaltante, che è il comune di Roma, ci dovrà risarcire”.
Intanto l’8 luglio Marino ha annunciato la possibile partenza del restauro del Colosseo nel giro di pochi giorni. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, ha subito dichiarato che “Marino farebbe meglio ad aspettare la sentenza del Consiglio di Stato, a meno che non abbia avuto rassicurazioni a riguardo. E comunque sia le decisioni dei giudici potranno essere impugnate sia per revocazione che per Cassazione”.
Insomma, se i lavori per la pedonalizzazione sono già stati avviati, tanto che per sabato 3 agosto ne è prevista l’inaugurazione, sul fronte restauro vige ancora l’incertezza. La dichiarazione di Marino, rilasciata in questi giorni, di aver consegnato “le aree adiacenti al Colosseo alla Soprintendenza speciale” apre uno spiraglio alla possibilità che i lavori partano entro l’estate e che quindi non si aspetti la decisione dei giudici. Impedimenti di carattere organizzativo all’inizio del restauro non ce ne sono, dal momento che la Rea ha dichiarato che “la Soprintendenza ha espletato le pratiche tecniche e amministrative necessarie. Noi siamo pronti dal 1 luglio tuttavia è necessario avere la certezza che entrambe le sentenze siano favorevoli”. La scelta è se aspettare gli interminabili tempi della giustizia italiana o se dare avvio a due iniziative importanti per incentivare la costruzione della “più grande area archeologica del mondo”.
(18 / Continua. Le precedenti puntate sono leggibili negli articoli correlati)