Il passaggio è avvenuto (Pasqua vuol dire passaggio), ma forse in casa aleggia ancora il profumo della colomba. Non alludiamo al candido uccello della famiglia delle Columbidae ma, ovviamente, al dolce di farina, zucchero e altro che si usa consumare nel periodo pasquale ed è foggiato a forma di colomba.
Ebbene, quali i significati di questo grazioso volatile? Molti e discordanti (il simbolo, si sa, non è soltanto ambiguo; è addirittura polisemico). E così, nel Vecchio Testamento, ecco che la colomba sta ad indicare il candore, la pace, la concordia. La colomba inviata da Noè torna nell’arca con un ramoscello d’ulivo nel becco, a segnalare l’avvenuta pacificazione tra Dio e l’uomo dopo il diluvio. In Cina e Giappone, fin dai tempi antichi, è simbolo di dolcezza e longevità. Ma, qualcuno ha osservato, la colomba “ha la piuma più candida della sua maniera di vita”. Come dire che l’apparenza può ingannare. Il suo comportamento amoroso, in effetti, ne ha fatto anche un emblema di lascivia. Non a caso essa è attributo della greca Afrodite e della mesopotamica Ishtar, dee dell’amore.
Ad Afrodite sacrificavano colombe gli amanti per propiziare la loro relazione. Vero è che la colomba indica anche la femminilità e la maternità intese positivamente: spesso due colombe, nel mondo greco, accompagnano l’immagine della Dea Madre. Nell’antica Grecia era associata, la colomba, all’armonia e al numero 8, che ne è simbolo. Il volo delle colombe era anche osservato per trarne presagi: Enea ritiene di buon auspicio la vista di alcune colombe; ed è credenza del popolo Rom che una colomba sul proprio cammino arrechi pace e fortuna. A Dodona, sede di un famoso oracolo, v’era un tempio dedicato a Zeus e, lì vicino, sorgeva una quercia sacra. Ebbene, all’albero era associata una colomba che si voleva avesse parlato rivelandone il carattere sacro. Quando Erodoto visitò Dodona, alla metà del V secolo a.C., l’oracolo era gestito da tre sacerdotesse che, in seguito, vennero chiamate colombe.
Secondo il Talmud ebraico la colomba è un esempio di castità e, in ambito cristiano, l’uccello è dalle origini, indice di semplicità e di purezza e può rappresentare sia il Cristo sia, come è noto, lo Spirito Santo. Il bianco volatile può pure significare l’Annunciazione e l’anima pura del salvato in contrapposizione al corvo nero del peccato. Essa rappresenta, come gli animali alati in genere, la sublimazione degli istinti e il predominio dello spirito; le sue ali rappresentano il distacco da tutto ciò che è terreno. Gregorio di Nissa ha sviluppato il rapporto fra le ali della colomba e la Grazia dello Spirito Santo. Le ali della colomba indicano dunque una partecipazione alla natura divina e il volatile rappresenta l’anima del giusto.
Nei bassorilievi funebri, pre-cristiani e cristiani, si vede spesso una colomba (anima) che beve a un vaso il quale rappresenta la fonte della memoria. Fra i testi più antichi relativi alla colomba-anima, segnaliamo il racconto del martirio di San Policarpo, secondo il quale una colomba uscì dal corpo del martire al momento della morte. Il poeta cristiano Prudenzio (nato attorno al 348) riferisce che, alla morte della martire Eulalia, si vide una colomba più bianca della neve prendere il volo verso il Cielo. Lo stesso avvenne alla morte di Santa Scolastica, la cui anima fu vista da San Benedetto sotto forma di colomba, secondo il racconto di papa Gregorio I.
La colomba può anche richiamare la bellezza (fisica e interiore): nel Cantico dei Cantici la sposa è lodata per i suoi occhi di colomba perché il suo sguardo spirituale si orienta verso Dio. L’anima dotata dello sguardo di colomba è animata dallo Spirito Santo e partecipa di questo Spirito, che l’uccello sacro, come abbiamo detto, rappresenta. Nella misura in cui l’anima si avvicina alla luce – dice Gregorio di Nissa – diventa bella e prende nella luce la forma di una colomba. Per Origene, l’espressione “occhi di colomba” significa uno sguardo puro. Gli occhi dell’uomo illuminato sono paragonabili agli occhi della colomba.
E, per poeticamente finire, ecco quel che ha scritto Corrado Govoni (crepuscolare e poi futurista): Alla sera, sui tegoli rossi,
a due a due come suore,
fanno la loro scalza passeggiata
le colombe soffuse di pallore…