Guido Alpa, presidente del Consiglio nazionale forense, intervenendo a Bruxelles al Convegno “Professional Orders, Reform and Liberalisation of Professions in the EU Single Market” ha dichiarato che non è la Ue a chiedere la liberalizzazione selvaggia.
“I principi comunitari in materia di professione forense sono stati sistematicamente disattesi dal legislatore italiano. I Governi ed i Parlamenti che si sono succeduti dal 2006 ad oggi hanno fatto prevalere le regole della concorrenza su ogni altro valore, accreditando una concezione economicistica del diritto comunitario, e – peggio – facendo credere che gli interventi normativi via via effettuati fossero richiesti o imposti dal diritto comunitario”.
Così il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, è intervenuto a Bruxelles nel corso del convegno “Professional Orders, Reform and Liberalisation of Professions in the EU Single Market”, al quale hanno partecipato tra gli altri il vicepresidente della commissione Libe (giustizia) del Parlamento Ue, Salvatore Iacolino, e il direttore generale aggiunto della Direzione Mercato interno della Commissione europea Pierre Delsaux.
Alpa ha passato in rassegna tutte le Risoluzioni di Strasburgo e le sentenze della Corte Ue che hanno ribadito la necessità che l’avvocatura si riconosca in uno statuto di valori essenziali a tutela dell’interesse pubblico dei cittadini, per attuare la garanzia del diritto di difesa e l’accesso alla giustizia.
Il Parlamento si è espresso tre volte, nel 2001, nel 2004 e nel 2006, per chiarire che la professione legale deve operare in regime di indipendenza, di assenza di conflitto di interessi e di tutela del segreto professionale, quali valori fondamentali di pubblico interesse che vanno al di là della disciplina della concorrenzialità.
Il Parlamento europeo, ha ricordato il presidente del Cnf, ha anche riconosciuto la funzione cruciale delle professioni legali in una società democratica al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali, lo stato di diritto, e la sicurezza nell’applicazione della legge, sottolineando l’esigenza di proteggere la qualificazione delle professioni legali, nonché l’indipendenza, la competenza, l’integrità e la responsabilità dei professionisti.
La Corte di Giustizia, poi, con tre sentenze (“Wouters”, “Arduino” e “Cipolla”), riferite peraltro anche alle tariffe predisposte dal Consiglio Nazionale Forense e sottoposte al Ministro della Giustizia, ha convalidato sia i principi di specialità delle professioni intellettuali rispetto alle imprese di servizi, sia i principi di specialità delle professioni legali rispetto alle altre professioni intellettuali.
“Questi principi sono stati sistematicamente disattesi dal legislatore italiano”, ha detto Alpa, nel 2006 con le lenzuolate di Bersani, ma anche oggi riferendosi ai provvedimenti di stabilizzazione finanziaria che si sono succeduti da luglio in poi. Sono stati fissati criteri con riguardo alla pubblicità, all’ingresso al tirocinio e alla aggregazione societaria anche con soci di mero capitale, pur di minoranza, mettendo in grave pericolo il futuro della professione forense. Tutto ciò, invocando gli obblighi di adesione all’Unione Europea e senza considerare i principi dell’avvocatura e tutti i pericoli già segnalati dal Parlamento europeo.
“Dal punto di vista della concorrenza il mercato italiano dei servizi legali è saturo e quindi non richiede ulteriori interventi”, ha evidenziato il presidente del Cnf, chiedendosi in conclusione: “Ma quale sarà la fine di questo percorso che deprime il ruolo dell’avvocatura e quindi il suo ruolo di pilastro dello stato di diritto? E’ questo il modello politico economico e sociale che incarna l’Europa? E’ questo il costo della crisi economica, cioè un deficit di democrazia?”