«Naturopati disciplinati per legge ed avvocati con regolamenti». Il paradosso viene segnalato dal consigliere segretario del CNF Andrea Mascherin, che interviene sulla intenzione di approvare in sede legislativa in commissione Industria alla Camera il provvedimento recante Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini e collegi, sulla quale dovrà pronunciarsi l’Aula di Montecitorio.
«In questo modo verrebbe riconosciuta la necessità di urgenza per i naturopati; mentre da 80 anni gli avvocati aspettano una riforma del proprio ordinamento e da 4 il Parlamento la sta discutendo. E’ sorprendente come ci si stia avviando a disciplinare con legge, approvata addirittura in legislativa, i naturopati- cioé coloro che curano abbracciando gli alberi- e tante altre cosiddette nuove professioni, che pur interessano diversi campi dei servizi utili a cittadini e imprese. Ma che non dovrebbero essere confuse con professioni ordinistiche come quelle dei notai, ingegneri, architetti etc».
Mascherin spiega: «La legge prevede che le associazioni di questi operatori siano iscritte a domanda in un elenco tenuto dal ministero delle attività produttive, che non esercita alcun vaglio sul profilo della meritevolezza di tale tutela legislativa. La nuova normativa mira chiaramente a dotare questi soggetti di un riconoscimento pubblico spendibile sul mercato senza alcun significativo contro bilanciamento in termini di vigilanza pubblica sul loro comportamento, di doveri deontologici esigibili in forme giuridicamente rilevanti e di procedimento disciplinare, di obbligo di esame di stato, di formazione e di aggiornamento etc.. Insomma, essi finiranno con il godere di vantaggi senza soffrirne gli oneri».
La nuova normativa, peraltro, rischierebbe di “falsare” il mercato dei servizi professionali, a danno dei cittadini. «Manca del tutto una linea di demarcazione tra professioni regolamentate e non, con la conseguenza che il mercato delle prestazioni professionali rischia di risultare opaco e non trasparente. Il cittadino non sarà in grado di distinguere un professionista iscritto a un Ordine, con tutto quello che questo comporta in termini di doveri, sopra ricordati, e un iscritto ad una libera associazione privata, che non è tenuto ad alcuno di questi», avverte Mascherin che aggiunge:
«Infine, con il meccanismo delle certificazioni di qualità si creerà un lucroso mercato a danno sempre dei cittadini, che saranno indotti a ritenere che i due meccanismi, del riconoscimento pubblico e della titolarità della certificazione, garantiscano la qualità della prestazione professionale; mentre il primo è, come detto, privo di controlli effettivi e il secondo si riferisce, come è noto, solo a profili organizzativi che in nessun modo possono garantire la qualità del servizio. Il tutto accade nel silenzio assordante dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, sempre vigile e tempestivo invece nelle tematiche riguardanti le professioni ordinistiche».