Il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, interviene sul decreto Monti, approvato domenica dal Consiglio dei ministri. «Molti dei principi di liberalizzazione richiamati dal decreto “salva-Italia” sono già contenuti nella riforma della professione forense che langue in parlamento da due anni. Disponibili a una disciplina di nuove forme di aggregazione della professione ma il socio di capitale lede il diritto di difesa e l’indipendenza degli avvocati»
«La riforma dell’avvocatura è già pronta in Parlamento ed è in linea con i principi di liberalizzazione richiamati dalla manovra Monti. L’avvocatura è pronta a discutere di ulteriori miglioramenti da qui sino alla scadenza del termine di agosto, ma nel quadro delle regole costituzionali e senza pregiudizi nei confronti delle professioni. Ci aspettiamo che il governo ascolti le nostre ragioni». Così il presidente del Consiglio nazionale forense, Guido Alpa, commenta l’inserimento nel decreto Monti della norma sulle professioni, la cui formulazione lascia tanto a desiderare.
«L’avvocatura ha autonomamente proposto l’assicurazione obbligatoria, la formazione permanente, un tirocinio professionalizzante e retribuito. E’ anche favorevole a forme nuove di aggregazione tra professionisti,a condizione che queste garantiscano l’effettiva tutela dei diritti dei cittadini. Così non ci pare per le società di capitali, con socio di capitale anche in maggioranza. Il rischio è quello di consegnare a centri di interessi ben individuati il compito di salvaguardare i diritti dei cittadini, che la Costituzione affida all’avvocatura, autonoma e indipendente. Nulla impedisce infatti che il proprietario di uno studio legale diventi una banca o un assicurazione o una qualsiasi impresa. Cioè quelle stesse realtà contro le quali spesso il cittadino combatte per affermare i suoi diritti».
Il presidente del Cnf perciò rileva l’incongruenza di una norma-tagliola, che pare scontare un pregiudizio non accettabile dalle professioni. E senza contare la irragionevolezza della lettura composita di tutte le norme che si sono succedute da agosto ad oggi. «Il presidente Monti in Europa aveva dichiarato di non ritenete necessario cancellare gli ordini professionali, che non sono la causa dell’ingessamento del mercato. Ma poi nel suo primo decreto stabilisce una abrogazione degli ordinamenti se non si rispetta il termine di agosto per le riforme, aprendo lacune ingestibili. Come è pensabile di governare il cambiamento in questo modo?».
Il Cnf si è già detto pronto nei giorni scorsi a sedersi al tavolo col Governo per completare il processo di riforma della professione e del sistema giustizia, a condizione che i diritti dei cittadini non vengano assolutamente indeboliti.