Descritta da Plutarco come una donna dalla “voce dolcissima simile ad uno strumento musicale con molteplici corde in qualunque idioma volesse esprimersi … piccola, esile e spregiudicata”, ricordata da Cassio Dione come “splendida da vedere e da udire, capace di conquistare i cuori più restii all’amore, persino quelli che l’età aveva raffreddato”, identificata da Orazio come il “fatale monstrum” di Roma, condannata come lussuriosa “rapace, crudele e lasciva” da Dante e demonizzata da Shakespeare come “il serpente del Nilo”. Ma chi era veramente Cleopatra?
Il Chiostro del Bramante ospita sino al 2 febbraio una mostra dedicata a una delle donne più note e controverse della storia, Cleopatra VII Thea Filopatore ultima regina d’Egitto, il cui charme e fascino sono rimasti intatti a distanza di duemila anni dalla morte. La vita della sovrana è raccontata attraverso l’esposizione di 180 opere, provenienti da alcuni dei più importanti musei del mondo come Louvre, British Museum, Musei Capitolini, Musei Vaticani, Kunsthistorisches Museum. Sono esposti pezzi in anteprima mondiale, come il ritratto di Ottavia rilavorato come Cleopatra e il ritratto di una giovanissima Cleopatra risalente forse all’anno della sua incoronazione avvenuta nel 51 a.C.; altri pezzi sono invece esposti per la prima volta in Italia, è il caso del ritratto di Cleopatra detto “Nahman”. Prodotta da Arthemisia Group, con Dart Chiostro del Bramante e curata da Giovanni Gentili, la mostra vuole approfondire per la prima volta il rapporto della regina con Roma, ma soprattutto il suo legame con Giulio Cesare prima e con Marco Antonio dopo, una tipologia di legame questo che aprì la strada a quel rapporto tra potere e sesso che si ripeterà all’infinito nella storia politica di tutto il mondo. Il percorso espositivo è articolato in nove sezioni. La prima è incentrata sulla figura della regina e vi è esposta la famosa testa ritratto, proveniente dai Musei Capitolini e simbolo della mostra, dove si pensa possa essere rappresentata Cleopatra (seconda metà del I secolo a.C.); nella seconda sezione mosaici e pitture descrivono l’ambiente nilotico, evidenziandone l’incredibile fertilità attraverso la raffigurazione delle numerose varietà di flora e fauna. La successiva sezione è dedicata ai sovrani ellenistici, coloro che fecero grande l’Egitto, primo fra tutti Alessandro Magno fondatore della capitale Alessandria. Nella quarta sezione papiri, statue, sarcofagi oggetti di culto sono esposti per mostrare le numerose e affascinanti divinità che popolavano la religione egizia, elemento questo fondamentale per comprendere l’unicità della cultura della quale Cleopatra è figlia ma anche ultima rappresentante. La successiva è dedicata alle arti. La sesta sezione è incentrata invece sui personaggi che hanno preso parte agli avvenimenti del tempo, che hanno ridisegnato la storia e la geografia del mediterraneo: Gneo Pompeo, Giulio Cesare, Ottaviano, Marco Antonio. Una sezione racconta gli anni romani della regina (dal 46 al 44 a.C.) e la grande influenza, una vera e propria “egittomania”, che il suo stile di vita ebbe sulla moda e su gli usi e costumi di Roma: acconciature all’egizia, monili con simboli sacri egizi quali il serpente e la sfinge, mosaici e pitture con scene egizie. Oggetti elaborati su imitazioni di originali egizi o eseguiti direttamente a Roma da artisti e artigiani giunti da Alessandria.
Le divinità del Pantheon
L’ottava sezione è dedicata ai nuovi culti egizi accolti nel Pantheon romano, primo tra tutti quello della dea Iside patrona della vita e della navigazione, di cui Cleopatra secondo la religione egizia era considerata reincarnazione, ma anche Anubi protettore dei defunti, Bes, Arpocrate e tanti altri. La nona e ultima sezione è dedicata ai nuovi faraoni e quindi anzitutto ad Ottaviano “Augusto” vincitore della battaglia di Azio, evento che sancì la conquista romana dell’Egitto e la vittoria su Cleopatra e Marco Antonio. Si vuole qui mostrare quanto fu intenso il fascino esercitato su Roma dall’”Egitto conquistato”, così come lo definì Ottaviano sulle sue monete coniate nel 28/27, tanto che la città eterna ne rimase a sua volta conquistata. Inoltre Ottaviano, per essere accolto come sovrano dalla popolazione locale, dovette adeguarsi alle antiche tradizioni nilotiche: è per questo che in un rilievo proveniente dal tempio di Kalabsha, da lui eretto in Bassa Nubia, è rappresentato vestito con l’abito tradizionale egizio e con gli attributi faraonici. Augusto, nonostante abbia sconfitto Cleopatra e ucciso l’erede di lei al trono Cesarione, ne prosegue il ruolo di dio-faraone. In questo sta la grande rivincita di Cleopatra. Eppure la vicinanza e la rivalità tra Ottaviano e Cleopatra sembra essersi protratta ai nostri giorni. Pochi giorni fa a Roma, presso le Scuderie del Quirinale, è stata inaugurata una mostra proprio su Ottaviano Augusto. Ancora una volta Roma si trova ad essere contesa dai due grandi, e forse eterni, nemici. Novità della mostra è la voce narrante dell’archeologo Valerio Massimo Manfredi che raccontando la storia di Cleopatra ne svelerà i segreti. Inoltre a tutti i visitatori sarà data in omaggio l’audioguida della mostra.
Al chiostro del Bramante
L’esposizione ha carattere esclusivamente archeologico, mira cioè ad epurare la figura di Cleopatra da quelle caratteristiche cinematografiche diffuse dai grandi kolossal che hanno avuto il demerito di presentarla al mondo in una maniera che non corrisponde alla realtà. E’ molto difficile trovare una documentazione storica sulla personalità e sull’attività politica della regina, in quanto mancano informazioni concrete da parte delle fonti contemporanee. Questo perchè Ottaviano e i suoi alleati, detrattori della regina, hanno appositamente operato una disinformazione ed una distorsione della verità affinché Cleopatra fosse colpita da damnatio memoriae. E così fu. Su di lei è fiorita ogni sorta di leggenda. Quando si leggono le descrizioni che di lei ci hanno lasciato gli storiografi filo augustei e augustei, bisogna fare molta attenzione e epurare le numerose presunte “notizie” e indagare anche tra autori più neutrali o antiaugustei. Alcuni autori ce la descrivono colta, poliglotta, scienziata, filosofa; altri di una spregiudicata sfrontatezza sessuale; altri ancora tanto crudele da eseguire personalmente sadici esperimenti su esseri umani. Ma quanto di questo è frutto della propaganda ostile alla regina e quanto invece esagerato dalla sua stessa corte? Di certo la sua storia fu segnata dall’incontro con gli uomini più potenti del suo tempo che, pur sedotti dal suo fascino fatto di intelligenza e cultura, riuscirono a piegarla ai loro progetti politici. Progetti che Cleopatra accettò per trarne vantaggio per il suo regno, per se stessa e per i suoi figli. La sua politica mirò sempre alla tutela dell’identità e dell’indipendenza tolemaiche.
Cleopatra, Antonio e Augusto
Figlia di Tolemeo XII Aulete, discendente del macedone Tolemeo di Lago. La madre è incerta, alcuni studiosi ipotizzano si tratti di un membro della famiglia di sommi sacerdoti di Menfi, altri propendono per Cleopatra Triphaena sorella dello stesso Tolemeo XII. Anche l’anno di nascita è incerto, forse il 70/69 a.C. E’ probabile che sia nata nel palazzo reale di Alessandria. Ha 12 anno quando giunge per la prima volta a Roma al seguito del padre. In quegli anni infatti Tolemeo XII, che dietro elargizioni di denaro si era fatto riconoscere alleato dei romani e legittimo sovrano d’Egitto, viene allontanato con l’accusa di essere il responsabile dell’ingerenza romana nella politica interna egiziana. E’ mandato in esilio nella capitale, dove viene ospitato nella casa di Pompeo. E’ un intervento militare romano, guidato dal proconsole Gabinio, a rimetterlo sul trono. Appiano narra che Marco Antonio, partecipe della campagna egiziana come magister equituum di Gabinio, si sarebbe innamorato di Cleopatra in quest’occasione. Alla morte del padre (51 a.C.) Cleopatra sposa il fratello Tolemeo XIII secondo il costume dinastico egiziano ed insieme regnano per alcuni anni su un paese formalmente autonomo ma che in realtà dipende dai romani. Le cose cambiano con l’inizio delle ostilità tra Pompeo e Cesare. Pompeo fugge in Egitto dove viene ucciso da Tolemeo XIII. E’ il 48 a.C. quando Cesare giunge ad Alessandria, depone Tolemeo XIII e impone a Cleopatra di sposare il fratello Tolemeo XIV. L’anno successivo torna a Roma lasciando in Egitto tre legioni e affidando il regno alla nuova coppia regale. E’ chiara la volontà di voler mantenere una dinastia legittima e fedele a Roma. Qualche mese dopo Cleopatra partorisce Tolomeo Cesare, detto Cesarione, riconosciuto dagli autori antichi come figlio di Cesare. La regina presenta il figlio come il frutto di una ierogamia, una unione divina, dove il dio Ammone sotto le sembianze di Cesare si era unito a lei per generare un figlio divino. In questo modo garantiva al figlio una nascita divina.
Il soggiorno romano di Cleopatra
Nel 46 la regina giunge a Roma con il marito, il figlio e la sua corte. Viene ospitata nella villa di Cesare in Trastevere. Cleopatra diffonde presso l’aristocrazia romana quel gusto per il lusso, l’estetica e la raffinatezza tipici della sua cultura orientale. Già prima del suo arrivo, per il mondo romano l’Egitto tolemaico ed Alessandria rappresentavano il lusso, l’opulenza. Tutto ciò che veniva da questa città era imitato ed esibito come simbolo di ricchezza e di cultura ma con l’arrivo della regina la popolarità di questi oggetti cresce considerevolmente. Cesare le rende omaggio ponendo una sua immagine assimilata a Venere nel nuovo tempio da lui consacrato a Venus Genetrix, capostipite della Gens Iulia. Sempre in questi anni le viene attribuito l’epiteto “Thea Neotera” con il quale sarà indicata su alcune monete. All’indomani dell’uccisione di Cesare (44 a.C.) Cleopatra fugge in Egitto dove cerca di riorganizzare il suo regno. A Roma intanto la scena politica è contesa tra Marco Antonio e Ottaviano, quest’ultimo figlio adottivo di Cesare. E’ il 41 a.C. quando Cleopatra viene convocata da Antonio a Tarso per discutere del problema partico. Il loro memorabile incontro è raccontato da Plutarco: Cleopatra arriva nelle vesti di Afrodite su una nave dalla poppa dorata, i remi d’argento, con le vele di porpora spiegate al vento. Afrodite/Cleopatra, dea dell’amore e della bellezza adorna solo di gioielli e profumi, era giunta per unirsi a Dioniso/Antonio per il bene dell’Asia. Marco Antonio rimane sbalordito. Diventano amanti e dal loro legame nasceranno tre figli. Anche questa unione, sebbene non fosse valida per il diritto romano così come quella con Cesare, fu vista dai sudditi orientali come la ierogamia di Afrodite e Dioniso. In questo modo Cleopatra rafforzava la sua posizione di regina in quanto madre di bambini divini. “Antonio non fu lo zimbello di Cleopatra, non perse mai la propria identità romana ma, già come Cesare, aveva ben chiari i meccanismi politici orientali e i delicati equilibri di potere. Agì sempre per il bene della politica romana”. L’anno successivo Antonio abbandona Cleopatra e torna a Roma, a causa di disordini che vedono coinvolta la stessa moglie Fulvia. Qui si riconcilia con Ottaviano di cui, dopo la morte di Fulvia, sposa la sorella Ottavia. La loro intesa è di breve durata. Antonio ben presto riprende i preparativi della campagna contro i Parti con l’appoggio economico di Cleopatra che sposa nel 37 a.C., nonostante sia già unito ad Ottavia. Insieme conquistano l’Armenia e durante la celebrazione del loro trionfo ad Alessandria Cleopatra assume il titolo di “regina dei re”. La politica di Cleopatra e Antonio, tesa a dominare tutto l’Oriente, favorisce la reazione di Ottaviano, che accusa la regina di minare il predominio di Roma e convince i Romani a dichiararle guerra. Dietro la decisione di Ottaviano stanno sia motivi politici, il timore dell’alleanza tra i due e l’esistenza di un figlio naturale di Cesare, sia motivi economici in quanto l’Egitto agli occhi dei romani è la terra dell’abbondanza, ricca di grano, orzo, papiro, materie prime, pietre preziose oltre al celebrato tesoro di Cleopatra. Il conflitto è ormai insanabile. Il 2 settembre del 31 a.C. Ottaviano ed Agrippa infliggono ad Azio una grave sconfitta alla flotta di Antonio e Cleopatra. La morte di Cleopatra è avvolta nel mistero, nessuno conosce la verità. La versione del suicidio attraverso il morso di un aspide (cobra egiziano) è quella più diffusa, forse perchè si trattava di un suicidio rituale in quanto il serpente ureo era sacro al dio Ra ed era l’emblema della potenza del faraone. Ma si tenga presente che Cleopatra non aveva bisogno di essere divinizzata attraverso il morso di un serpente in quanto già Thea in vita. Alcuni studiosi avanzano la possibilità che Cleopatra si sia suicidata bevendo una miscela di cicuta, aconito ed oppio. Non sapremo mai se si suicidò, se fu indotta al suicidio da Ottaviano o se fu portata in trionfo a Roma. Certo è che Ottaviano, ritornato nella capitale, fece allestire su un carro un dipinto della bellissima regina e lo portò in trionfo attraverso le vie della città. Cesarione fu fatto giustiziare, mentre i tre figli avuti con Antonio furono portati a Roma. L’Egitto divenne una provincia romana retta da un prefetto di rango equestre. La propaganda augustea si affrettò a distruggere l’immagine di Cleopatra affibbiandole l’immagine di “fatale monstrum” di Roma e mettendone in risalto l’amore malato per Antonio, un amore destinato alla catastrofe: Virgilio la definì Aegyptia coniunx in contrapposizione alla devota Ottavia, moglie legittima di Antonio e depositaria della virtus matronale. Nelle terrecotte del tempio di Apollo Capitolino è raffigurata come un’orrida gorgone, nella ceramica aretina Antonio soggiogato da Cleopatra è riproposto in chiave mitica come Eracle vinto da Onfale. Il lascito più forte di Cleopatra al mondo romano è il culto di Iside, la divinità alessandrina più onorata e di cui le regine tolemaiche erano la reincarnazione, a cui fu affidato l’arduo compito di ricordare l’Egitto faraonico in tutto l’impero.