La morte di Clement Méric il ragazzo ucciso di botte in Francia da gruppi neonazi e le insopportabile augurio di essere stuprata che Dolores Valandro, detta ‘Dolly’, consigliera leghista di quartiere a Padova, ha rivolto alla ministra Kyenge, sono due episodi molto diversi tra di loro, ma che si iscrivono in una sorta di internazionale di destra del razzismo, dell’omofobia e della violenza.
La trama di questo tessuto che si stende come un manto oscuro sull’Europa è legittimata dalla ricerca di “normalizzazione” da parte della comunicazione mediatica. “Per non infuocare il terreno di scontro”, sembrerebbe essere il sottotesto. Ma è proprio quella la strada più diretta verso la deresponsabilizzazione che produrrà ancora e ancora episodi simili a questi.
Clément Méric era uno studente di Science Po, la prestigiosa facoltà di scienze politiche parigina, militante del movimento “ Action antifascista Paris banlieue”. Gli aggressori, sarebbero invece dei militanti di “Jeunesses nationalistes révolutionnaires” di Serge Ayoub, detto “Batskin”. Neonazisti che esistono dal 1980. E che prosperano. Un gruppo politico di destra molto connotato.
E se la commozione del paese è stata enorme e la condanna unanime, in più di un’occasione si sono spese parole per rendere tutto un magma indistinto.
Così scrive un giornalista di “Le Point” on line:
“ L’isteria collettiva agita i media. C’ è in questa sovrabbondanza di politicamente corretto una straordinaria oscenità : la sinistra Demorand (direttore di Libération, quotidiano di sinistra, ndr) sembra contenta di avere qualcosa che possa legittimare trent’anni di menzogna ideologica (…)
Oggi in Francia non c’è né fascismo né resistenza. Questo militante aveva sicuramente la funesta illusione di unirsi alla febbre della lotta politica radicale, come i suoi assassini. Ma cosa potevano, ciascuno con i loro neri disegni, di fronte alle forze che azionano ormai i destini degli uomini e dei popoli? Niente. La lotta è altrove, e la loro di retroguardia è ancor più deplorevole che i suoi esiti”.
In realtà il messaggio mediatico dietro questa finta moderazione è un altro: la sinistra sta fabbricando artificialmente un affaire politico a partire da un semplice fatto di cronaca e comunque anche a sinistra ci sono estremismi e quindi ciascuno guardi i propri. “Siamo tutti uguali”.
Invece è successo che dopo una lite, una banda di neonazisti ha colpito a morte il giovane militante antifascista Clément, un ragazzo di 20 anni, che si era appena salvato dalla leucemia.
Da noi si sarebbe detto “no alle strumentalizzazioni”, “ le male marce da isolare”, “ un episodio di delinquenza comune che riguarda tutti gli estremismi”, per finire con un implicito: “noi siamo i moderati”. Una ben strana moderazione che caratterizza la cultura di destra e che ha animato le “manifestazioni per tutti” contro i matrimoni e le adozioni gay e che invece in Francia sta causando sempre più esplicite forme di intolleranza ai gay e alla diversità.
In Italia invece la leghista Valandro, a commento della una notizia di un africano che aveva tentato di stuprare due ragazze… bianche (a questo punto va precisato), su Facebook ha inveito contro la ministra Kyenge:
“Ma mai nessuno che la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato.. vergogna!” . Le hanno risposto due “likes” e una certa compare di ideologia nazista Letizia Bossi: “che soddisfazione sarebbe”.
A parte l’indignazione collettiva di esponenti delle istituzioni a un clima e un linguaggio e una cultura invece concesse da sempre, arginate solo con “abbassiamo i toni” quello cha fa più riflettere è l’ “espulsione” leghista.
Ma perché? Cosa c’è di più rappresentativo della Lega che ha nutrito il ventennio berlusconiano in questa frase? E in questi pensieri che la supportano: gridare vergogna a qualcuno per il solo fatto di appartenere a una diversa etnia (la signora Dolores pensava alla razza); la rabbia contro una persona che occupa una poltrona al posto – magari – di un padano che per il solo fatto di essere padano è per forza più capace e meritevole (un principio alla base delle leggi razziali), ma soprattutto l’augurio alla ministra di essere stuprata perché due ragazze – bianche – stavano per essere stuprate da un nero.
Non c’è una condanna allo stupro come reato vile ma l’augurio alla ministra che deve essere stuprata al posto delle due ragazze. Cosa c’è di più normalmente neo nazista che un pensiero simile?
E quale reazione poteva esserci da parte della responsabile se non la più berlusconiana e usatissima “la mia era solo una battuta”?
I paesi europei hanno in comune la crisi economica, anche se vissuta in modo diverso, lo choc culturale e sociale dell’integrazione e dell’immigrazione, e un dubbio profondo sullo spazio dell’Europa e del suo modello in un mondo che sconvolge la gerarchia delle nazioni e delle culture.
Quello che appare necessario è perciò una risposta europea credibile che renda invece intollerabile la “normalità” del razzismo e della violenza. Di estrema destra.