Si narra, nelle lontane Americhe, che il dio azteco Quetzalcoatl, il “serpente piumato” o “uccello-serpente”, possedesse un immenso tesoro composto da “tutte le ricchezze del mondo, oro e argento, pietre verdi chiamate chalchiuitl ed altri oggetti preziosi, come una grande abbondanza di alberi di cacao di diversi colori”. E prima di scomparire da questo mondo egli donò ai mortali il seme del cacao con il quale si preparava una bevanda amara e piccante dalle straordinarie qualità energetiche e afrodisiache, il cacahualt o tchiocolatl.
E c’è anche una leggenda secondo la quale viveva, nei tempi antichi, una principessa bellissima che lo sposo, partendo per la guerra in un paese lontano, aveva lasciato a guardia di un immenso tesoro. La principessa fu assediata da genti nemiche che volevano carpirle il tesoro ma, anche quando fu catturata, ella rifiutò di rivelarne il nascondiglio. I nemici, allora, la uccisero. Dal suo sangue nacque la pianta del cacao, i cui semi sono amari come la sofferenza, rossi come il sangue, ma eccitanti e forti come la virtù.
Ebbene, si può ricordare che ogni Segno zodiacale, al di là delle immediate preferenze del soggetto che sotto di esso è nato, presenta una “consonanza” con un qualche tipo di cioccolata. Vediamo…
Ariete
Brucia, l’alcool, come il fuoco del tuo Segno, come la passionalità, l’irruenza che ti caratterizzano. E allora, sotto con i cioccolatini al liquore. Ce ne sono di stupendi, con il whisky, il cognac o – più dolci – al grand marnier. Acquavite (aqua vitae, acqua di vita) e cioccolato: la tua ricetta per l’immortalità.
Toro
L’aroma della menta richiama il verde dei prati che ti piacciano tanto. E allora, cioccolatini alla menta, ben noti. Ma anche torte al cioccolato: tutte; dalla classica sacher a quelle con tanti strati di gianduia. Ovviamente, con panna di buon latte vaccino. Tuo problema la difficoltà a frenarti mentre divori il “cibo degli dei”.
Gemelli
Cioccolatini fantasia, naturalmente. Di tutti i gusti. Spesso, addirittura, ne metti in bocca più di uno alla volta per bearti della sinfonia di sapori. Ottima anche la commistione con il caffè, bevanda a te congeniale. Vero è peraltro, che poi, alla fin fine, non abusi del delizioso prodotto.
Cancro
Cancro: bianca Luna, maternità, latte. E dunque cioccolata rigorosamente al latte. Tanto di quel latte che tuo è anche il cioccolato bianco. Ma, naturalmente, non disdegni la cioccolata calda con la panna, molta panna. E il soufflé di cioccolato. E che dire del riso soffiato fuso con la cioccolata? Fa proprio per te.
Leone
Cioccolatini? No, cioccolatoni. Grossi, ricchi di impasti, magari farciti di marzapane. Grosse pastiglie di cioccolata olandese. E ancora, le scorzette della solare arancia candita, ricoperte di cioccolato. E i classici cioccolatini con la ciliegina, rossa rossa, come il sole al tramonto e il liquore inebriante…
Vergine
Anche a te, cenerentola dello Zodiaco, piace la cioccolata. Non troppo dolce, magari. Anche al caffè. Vero è che ti perdi, a volte, nella lettura dell’etichetta, controllando con occhio sospettoso le componenti del prodotto, la percentuale di cacao e via leggendo. Non rinunci, peraltro, al croccante di mandorle ricoperte di cioccolato.
Bilancia
Buono, per te, l’accoppiamento fragola e cioccolato. Ma non manchi di seguire la moda del momento, l’ultimo grido anche per la cioccolata. Sempre, comunque, praline di qualità superiore; create da maitres chocolatiers: prodotti di alto artigianato che sarai tu a far confezionare nel cristallo, nella porcellana, nel velluto.
Scorpione
Cioccolato amaro, amarissimo, ultrafondente. E anche piccante, con lo zenzero, col peperoncino, con tutte le spezie possibili e immaginabili. Anche sotto forma di gelato. E che dire della ricotta sbattuta insieme al cacao con l’aggiunta di cioccolato a tocchetti e di un goccetto di liquore? Strega, naturalmente.
Sagittario
Cioccolato da viaggio? C’è anche quello: tra i generi di conforto distribuiti ai soldati, si danno anche quadrettoni di cioccolata fondente. E non mancano quelle barrette in cui, insieme al cioccolato, troviamo crema mou e frammenti di arachide. Bene anche il cocco, che ti ricorda, o vagabondo, le palme di paesi lontani…
Capricorno
Cioccolata dura, spaccadenti per te, roccioso Capricorno. Bei pezzoni bruni da cui, come fossili nella roccia, sporgono grosse nocciole. E da lì al torrone ricoperto di cioccolato il passo è breve. Congeniale ti è anche il “tartufo”, gelato tutto cacao con belle scaglie di cioccolato da masticare con gusto.
Acquario
Eccentrico il tuo Segno, “diverso” il tuo cioccolato. Intendiamoci, ti piace tutto l’energetico prodotto del cacao, ma se lo trovi “strano” è meglio. Sappi, per la tua gioia, che una pasticceria di Pontedecimo fa i cioccolatini al pesto… Né disdegni la calda, profumata colata cioccolatosa sul profiterol o sulle pere cotte.
Pesci
Dolce, più dolce possibile, la tua cioccolata. Spesso liquida, consolatoria bevanda che stimola, in te, sogno e fantasia. Né arretri di fronte a quei liquori densi, densissimi, dal forte sentore di cacao. Tuo il tremolante budino al cioccolato, dalla gelatinosa consistenza d’una medusa del tuo mare.
Un po’ di storia
Resta il fatto che, circa nel 600 d.C., i Maya cominciano a coltivare le prime piantagioni di cacao (cacahualt) e intorno al 1000 nell’ America centro-meridionale i grani o semi (o fave) di cacao fungono da moneta di scambio e per il pagamento delle imposte. I mercanti di semi di cacao erano molto stimati ed esentati da tasse; e un editto imperiale stabiliva che gli agricoltori erano tenuti a coltivarne almeno 400 piedi quadrati a testa.
Il cioccolato era consumato dagli Aztechi sotto forma di cacao bollito mescolato a farina di mais e con l’aggiunta di uova, per formare torte, biscotti e focacce oppure come bevanda aromatizzata, formata da polvere di cacao con miele, cannella, vainiglia o altre spezie. L’imperatore Montezuma (che regnò dal 1502 al 1520) ne trangugiava 40 tazze al giorno, anche “per avere accesso alle donne”. Mai due volte la stessa tazza: concluso il pranzo, il servizio usato veniva donato a qualche nobile del palazzo che era felicissimo di usare quel che le mani del suo imperatore avevano toccato.
Cristoforo Colombo, nel 1502, fa la conoscenza del cacao nell’attuale Nicaragua, ma il cioccolato come bevanda viene scoperto dagli spagnoli nel 1519 quando Cortes, sbarcando nel Messico, si vede offrite in dono di benvenuto la bevanda locale preferita, il “tchocolatl”.
Gli spagnoli conquistatori del Messico imparano ben presto a bere questo liquido scuro che sembrava dare forza ed energia insospettate ed hanno l’idea di incorporarvi zucchero di canna. Secondo un cronista dell’epoca: “se privati (del chocolatl) gli Indios sentono venirsi meno ed io stesso provai questo quando fui al Messico, perché bevevo il cioccolato e mi piaceva e mi giovava assai e quasi mi pareva di non poter stare un giorno senza berne”. Sempre gli spagnoli introducono il cacao in Spagna nel 1528 e poi sviluppano rapidamente la sua coltivazione nei Paesi tropicali dell’America centrale e del Sud e nei Caraibi. La Spagna mantenne il monopolio della sua importazione e fabbricazione fino al XVII secolo, epoca nella quale gli Olandesi si misero pure ad importarla e farla conoscere in Germania e in Inghilterra. In Italia Il cioccolato pare sia arrivato nel 1606 grazie a un commerciante fiorentino, Antonio Carletti. Vero è che in Piemonte è introdotto dal Duca Emanuele Filiberto di Savoia, generale degli eserciti spagnoli sotto l’imperatore Carlo V alla cui mensa regale non mancava mai una tazza di cioccolato fumante. In Francia viene fatto conoscere, nel 1615, sempre dagli Spagnoli che creano a Bayonne i primi ateliers di trattamento del cacao; ma esso non fu veramente conosciuto che dopo il matrimonio di Maria Teresa d’Austria e di Luigi XIV nel 1660.
Tornando nelle colonie americane, intorno al 1630 il vescovo di Chiapa, in Messico, stufo di assistere durante i suoi sermoni alle grandi bevute di cioccolata dei presenti, ne vieta l’uso durante la messa, pena la scomunica. Si attira così le ire della gente tanto che, non solo alcuni si allontanano dalla Chiesa, ma un fedele addirittura lo uccide versando del veleno nella sua… adorata cioccolata.
Gli inglesi devono aspettare il 1657 perché si vendano bevande al cacao in locali pubblici specializzati “chocolate-drinking houses”. Il famoso scrittore di diari Samuel Pepys frequentava questi luoghi di incontro alla moda, precursori dei clubs per gentiluomini; e il noto Garrick Club, comincia la propria esistenza come The Cocoa Tree Chocolate House.
Nel 1659, il Re Sole concede il privilegio di vendere e distribuire il prodotto e nel 1678 Giò Battista Ari, piemontese della dinasta dei cicolaté d’Turin, ottiene la reale concessione di vendere per sei anni la preziosa bevanda; vendita poi divenuta libera nel 1693. Spuntano così i primi fabbricanti e venditori di cioccolata che, a Torino, vengono chiamati limonadier, ossia confettieri e “acquavitari”.
E’ poi nel ‘700 che compare il cioccolato solido. Il cacao viene usato con latte, rossi d’uovo, zucchero, ed ecco le praline. E con l’arrivo del caffè si crea il “mito delle tre C”: cioccolata, cacao, caffè. Nella Venezia dell’epoca, molte le botteghe che offrono caffè e cioccolata: Goldoni ne parla. E la Gazzetta veneta, diretta da Gaspare Gozzi, ne documenta nel 1760-1761 la grande diffusione. La cioccolata viene definita: “Bevanda ottima in qualunque maniera sia presa, è un buon ristoratore, proprio per rimetter le forze abbattute e per dar del vigore. Resiste alla malignità degli umori, fortifica lo stomaco, il cervello e le altre parti vitali, raddolcisce le seriosità troppo acri che cadono dal cervello sul petto, eccita la digestione ed abbassa i fumi del vino”. Casanova, grande sostenitore delle sue qualità afrodisiache, ne consuma in gran quanità. E nel 1720, tal padre Labat, facendo il resoconto della sua missione alle Antille, racconta che i creoli della Martinica usavano l’espressione “ci vediamo alla cioccolata” per dire alle otto di mattina, rivelando così un’abitudine corrente e radicata.
Ma non è che all’inizio del XIX secolo, con lo sviluppo delle tecniche di lavorazione, che il cioccolato conosce un grande sviluppo industriale e piantagioni di cacao sono introdotte in Africa dai Portoghesi e dagli Spagnoli, e nel Sud asiatico dagli Olandesi. Da noi, i giornali di inizio ‘800 parlano del vento proveniente dalla Val di Susa, che portava profumo di cacao, prodotto dalle prime industrie cioccolatiere
Il gianduiotto
La capitale sabauda era una grande consumatrice di cioccolata fin dall’età barocca. Ma nel 1806 il rischio di restare senza l’amata bevanda era altissimo. Napoleone aveva bloccato gli approvvigionamenti ed era quasi impossibile rifornirsi del costosissimo cacao. E allora che inventano i piemontesi? Di cacao non ne avevano molto, ma di ottime nocciole sì. E così fondono insieme latte, cacao e nocciole e stendono l’impasto non in stampi, ma su una superficie piana. Così la pasta, una volta solidificata, resta soffice e vaporosa. I pasticcieri prendono piccole porzioni dell’impasto dando loro una forma vicina a quella del gianduiotto. Ma è solo dal 1865 che il famoso cioccolatino viene messo in commercio. Prima viene chiamato givu, che in dialetto torinese significa bocconcino o anche stramberia. Poi, in onore di Gianduia, la maschera torinese per eccellenza, ai dolci venne data la forma dell’ala del suo cappello e vengono chiamati gianduiotti. E sono i primi dolci ad essere incartati con la stagnola. A gustare i gianduiotti sono le dame e i bambini, che li prendono al volo mentre Gianduia, re del Carnevale, li getta loro. Ma vengono subito assaggiati dai nobili e dai reali. Tanto che il Re Vittorio Emanuele II ne offriva alla Bella Rosina quando la incontrava nella Villa di Fontanafredda.
Personaggi e curiosità
Non potevano fare a meno del cioccolato Madame de Maintenon, sposa del Re Sole e Maria Antonietta, moglie di luigi XVI, che viaggiava sempre con il suo cioccolataio personale. Il cardinale Richelieu se ne serviva sia come alimento che come digestivo e Voltaire, in tarda età, se ne faceva una dozzina di tazze in mezza giornata. Mozart faceva cantare il desiderio di cioccolata nella sua opera “Così fan tutte”. Anche Goethe amava follemente il cioccolato tanto da offrire fiori e cioccolatini per conquistare la donna che corteggiava, accompagnando i doni con questa frase: “Alla mia amata io mando dolci e fiori perché capisca come sia dolce e bello il mio amore per lei”. Anche apprezzata da Chaikovsky e Strauss, la cioccolata; e da Stendhal, Manzoni e D’Annunzio. E Marcel Proust, ne “La strada di Swann” scrive: “ci veniva offerta una crema di cioccolato fuggitiva e leggera”. Andy Warhol ha dichiarato che le due cose che amava di Torino erano la Fiat 600 e i gianduiotti. Mentre Fidel Castro, a Ginevra per il 50° anniversario dell’Organizzazione mondiale della Sanità, da ex fumatore, ha dichiarato che un pezzo di cioccolato è meglio del sigaro. La regina Elisabetta ama l’accoppiata menta-cioccolata per il gelato e i cioccolatini. Filippo di Edimburgo, invece, propende per il soufflé al cioccolato. Pure la cantante Giorgia, vincitrice del San Remo ’94, ama cioccolato. La sua casa di produzione discografica si chiama “Dischi di cioccolato Srl” e uno dei suoi album “Mangio troppo cioccolato”. Tutti sanno, poi della passione di Nanni Moretti per una crema spalmabile al cioccolato. E la casa di produzione cinematografica che ha fondato, non a caso si chiama “Nuova Sacher”.
Nel 1948, in piena guerra fredda, gli alleati organizzavano ponti aerei per Berlino (che portavano latte, caffè, zucchero e burro). E nel dicembre di quell’anno fu organizzata l’”operazione Babbo Natale”, all’interno della quale il colonnello americano Gail Halvorsen inventò l’”operazione dolciumi”, lanciando sulla città piccoli paracadute con cioccolato e caramelle. I bambini lo chiamavano “cioccolato volante”.
Il cioccolato – si sa – si squaglia al calore; ma esiste la desert bar, una barretta di cioccolato che resiste oltre i 37 gradi centigradi, prodotta con procedimento esclusivo da un’azienda di Ginevra e distribuita ai soldati americani impegnati nella Guerra del Golfo.
Cioccolata e salute
Il naturalista Alexander von Humboldt (1769-1859), ha osservato: “La natura non ha mai concentrato due volte una tale profusione di preziose sostanze nutritive nello spazio così ristretto di un chicco di cacao”. E Anthelme Brillat-Savarin, il grande gastronomo e filosofo del gusto, diceva: “La salute è il cioccolato… Chiunque abbia troppo accostato alle labbra il calice della voluttà; chiunque abbia occupato nel lavoro gran parte del tempo destinato al sonno; chiunque, essendo uomo intelligente, si sente momentaneamente svanito; chiunque non possa sopportare l’aria umida, il tempo lungo, l’atmosfera pesante; chiunque sia tormentato da un’idea fissa che gli toglie la libertà di pensare; tutti costoro prendano un buon mezzo litro di cioccolata ambrata…”
In effetti, è accertato che il cioccolato migliora l’umore e non solo grazie al suo squisito sapore: il cacao che contiene stimola la secrezione di serotonina (l’ormone del buon umore), contiene feniletilamina (fonte di energia immediata, pronta all’uso), anandemide e teobromina (veri e propri euforizzanti). Non a caso il grande Linneo ha attribuito al cacao il nome scientifico di theobroma, cioè nutrimento degli déi. Diaz del Castillo, compagno di Cortes, così si riferiva alla bevanda azteca: “dopo che uno l’ha bevuta può viaggiare una intera giornata senza fatica e senza aver bisogno di nutrimento. In effetti, i costituenti del cioccolato (magnesio, ferro, lipidi, glucidi) ne fanno un eccellente ricostituente. Il cioccolato fondente, poi, grazie al suo alto contenuto di polifenolo, è stato persino sperimentato con successo da un team di cardiologi per combattere gli effetti della pressione alta.
Ma non fa male, la cioccolata? Molte dicerie sono state smentite dalla scienza. Non è vero, ad esempio, che contribuisca a danneggiare i denti; al contrario, pare contenga addirittura sostanze anticariogene, E, se non è proprio indicatissimo per i regimi dietetici – non c’è però rapporto tra cioccolata e “ciccia e brufoli”: prova ne sia che negli USA, paese con la più elevata incidenza di obesità del mondo, il consumo pro capite annuo è e di poco più di 3 kg (mente gli svizzeri nello stesso tempo ne mangiano quasi 10 kg.).
Tali e tanti i meriti riconosciuti al delizioso alimento, che il binomio benessere psico-fisico/cioccolato ha prodotto addirittura un inconsueto metodo di cura: la chocolatherapy, che prevede bagni e fanghi in vasche di cioccolata aromatica, trattamenti esfolianti con cioccolato alle nocciole, impacchi idratanti di cioccolato fondente, massaggi tonificanti con olio al cioccolato…
cioccolata con…
Da sola va benissimo; ma si sa bene quanto sia buona con la panna, con il latte, con le nocciole. E non mancano accoppiamenti più arditi: con la frutta secca, con i cereali, con le bucce d’arancia candite, con il peperoncino e altre spezie, come lo zenzero. Ma ancora abbiamo lepre, cinghiale e pernici in salsa di cioccolato; tagliatelle impastate con il cacao; vellutata di zucca con mandorle e cioccolato fondente; peperoni e pomodori in teglia con cioccolato; uova strapazzate al cacao; polenta condita a caldo con abbondante nutella; né manca chi grattugia cioccolato fondente extra amaro sul gorgonzola.
E, da berci sopra? Bene i passiti, i muffati, le vendemmie tardive, lo cherry brandy; ma anche, tra i secchi, il marsala e lo xeres; ottimo il barolo chinato, specie con la gianduia. Attenzione: quanto più il cioccolato è amaro, tanto più la bevanda dovrà avere una gradazione alcolica elevata.
Dimmi quale sceglie, ti dirò come ama…
Quattro – secondo gli esperti del ramo – sono i modi fondamentali di proporre la cioccolata: fondente (e/o amara), al latte (e bianca), gianduia (con le nocciole) e fantasia (unita a liquori, spezie, sapori vari). Ora, la scelta di uno dei tipi di cioccolata, può rivelare il modo di amare di un soggetto, il suo atteggiamento nei confronti dell’amore e dell’eros.
Così, chi sceglie la cioccolata amara e/o fondente, è persona sobria, seria, rigida, capace di fare piani a lunga scadenza anche in amore. Paziente, sa aspettare il suo momento e la sua corte è sempre discreta ancorché non brilli particolarmente per fantasia. No alle sorprese e ai colpi di testa. Il senso del dovere è molto forti e, per chi ama, il “fondente” può davvero sacrificarsi.
Chi sceglie di preferenza cioccolata al latte o bianca, è una persona sensibile (a volte ipersensibile), amante della casa e della famiglia, che risente fortemente delle influenze esterne. Creativo e sognatore, il tipo-cioccolata al latte, è ricco di fantasia e di emozioni e sa amare in maniera estremamente tenera pur se non mancano, in lui, atteggiamenti capricciosi nei rapporti con il partner.
Pigro, amante delle comodità, il tipo gianduia ama essere cercato, richiesto, lodato, adulato. E vuole essere sempre al centro dell’attenzione della persona mata. Ciò non toglie che forti doti di generosità lo caratterizzino anche se le manifesta, solo quando “gli gira bene”. Si tratta peraltro di un passionale, e si sa che il fuoco della passione più arde e meno dura…
Smania di conoscere, desiderio di novità, anche con riferimento alla vita sentimentale. Incostanza. Queste le caratteristiche del tipo fantasia. Facile ai colpi di fulmine, altrettanto facilmente l’innamoramento può svanire. Inoltre, è tipo che difficilmente può essere legato in maniera troppo stretta. Certo è, comunque, che con lui non ci si annoierà mai.