La via Ostiense, il cui tracciato costituiva un naturale prolungamento della via Salaria, fu costruita nel IV secolo avanti Cristo con lo scopo di collegare l’Urbe con le ‘saline’ poste lungo la foce del Tevere. Così come, sempre alle saline, intorno al I secolo dopo Cristo, si arrivava, lungo la via Campana, ai campi di sale e, tramite la via Portuense, ai porti di Claudio e Traiano. È proprio nei pressi della Porta Ostiense, oggi Porta San Paolo, accanto alla Piramide di Caio Cestio, che si trova il ‘Cimitero acattolico’, chiamato romanticamente ‘degli inglesi’ poiché vi sono sepolti i poeti John Keats e Percy Bysshe Shelley.
E’ proprio in questo spazio, infatti, che trovano ‘pace’ coloro che provenivano sì, dall’Inghilterra, ma non solo. Il cimitero acattolico di Roma, a ridosso delle Mura Aureliane, quest’anno compie 3 secoli dalla prima sepoltura, avvenuta nell’ottobre del 1716, riguardante il dottor Arthur, un medico protestante di Edimburgo esiliato per aver sostenuto Re Giacomo III. Al medico scozzese capitò di morire a Roma. E Papa Clemente XI affrontò la questione firmando un permesso di sepoltura presso il terreno accanto al sepolcro di Cestio. Il provvedimento venne esteso a tutti gli esiliati protestanti dall’Inghilterra, ma leali assoluti al loro Re cattolico: Giacomo III Stuart. Il permesso di sepoltura fu presto applicato anche ad altre persone non cattoliche: molti di loro erano giovani che, nel compimento del ‘Grand Tour’, il lungo viaggio ‘formativo’ dei ricchi ‘rampolli’ dell’aristocrazia europea, a partire dal XVII secolo serviva a perfezionare il loro sapere. Un’altra sepoltura testimoniata dai documenti dell’archivio storico del cimitero avvenne nel gennaio del 1723, quando un protestante inglese morì mentre era in visita in città. In una lettera, inviata da Roma a Londra, non compare il nome del defunto, ma il firmatario della missiva afferma che per quell’uomo fu celebrato un funerale protestante e che venne sepolto per ordine di Re Giacomo III Stuart.
Nel mese di aprile del 1723 vi fu il decesso di altri due giacobiti protestanti: uno di loro era uno scozzese, James Graham, mentre l’altro era James Livingston, quinto conte di Linlithgow, un lord membro molto importante della corte degli Stuart che viveva stabilmente nella ‘città eterna’. A tal proposito, ricordiamo agli amministratori tecnici del comune di Roma, che un raro e prestigioso castello degli Stuart si trova ancora oggi nella ‘Valle dei casali’ e che avrebbe bisogno di manutenzione. In ogni caso, la sepoltura di cui si hanno informazioni è quella di un turista inglese di nome Balthazar Guidet, che morì di malaria nel luglio del 1726. Nel 1929, durante gli scavi di manutenzione e di sterro, vennero trovati ed esumati i resti di uno studente, George Langton, parente degli Stuart, che entrò al Magdalen College di Oxford nel 1731 a quindici anni, che poi studiò legge al Lincoln’s Inn di Londra. La cassa in legno, ormai relativamente distrutta, tratteneva la ‘placca’ a forma di scudo in piombo recante un’iscrizione con il nome e la data. Ma di George Langton conosciamo molto di più rispetto alla sua data di morte, per quanto importante possa essere. L’iscrizione latina sulla lastra di piombo ha ricevuto scarsa attenzione. Quel che risulta straordinario è che il diario del ‘Grand Tour’ di George Langton è stato pubblicato dallo storico gallese R. J. Colyer trent’anni fa. Colyer non era a conoscenza della scoperta fatta presso la Piramide. E gli storici del cimitero non hanno consultato il diario di Langton: sfumature dell’era precedente a internet. Comunque sia, George Langton, il 1° aprile 1737 lasciò l’Inghilterra con tre amici e, durante il ‘Grand Tour’, attraversò il continente europeo e l’Italia settentrionale. Egli decise di tenere un diario di viaggio, nel quale raccontò i suoi incontri e le sue esperienze di vita. Dal suo arrivo a Roma, il 4 marzo 1738, gli scritti si fanno sempre più radi e concisi. Sei settimane più tardi partì per Napoli, per poi tornare nella città dei 7 colli nel mese di maggio 1738. Si recò ancora una volta a Napoli, il 12 giugno dello stesso anno, per poi tornare a Roma. Ed è a questo punto che il diario s’interrompe. Secondo l’iscrizione sulla lastra, egli morì il 1° agosto 1738, a venticinque anni (vi è un dubbio sull’età, scritta sopra la tomba dai suoi amici: se entrò al Magdalen College di Oxford nel 1731 a quindici anni, nel 1738, anno della sua morte, egli avrebbe avuto solo 22 anni e non 25 come è scritto sulla tomba, ndr). L’iscrizione recita per intero: “A Dio, ottimo e massimo, George Lewis Langton, nobile inglese, uomo di pietà e universale erudizione, principalmente noto ai Francesi e agl’Italiani, ma per eloquenza e summa lode d’ingegno, per ripetuta testimonianza degli Ossoniensi, a niuno secondo in Roma, dove con accuratezza visitava i monumenti. Morì nel [nella pace del] Signore, il dì 1 di agosto dell’anno 1738, in età di XXV anni. Affinché si perpetui la memoria dell’ottimo giovine: Charles Churchill, William Sturrock, Lancelot Allgood, Edwin Lascelles, al dolcissimo concittadino e compagno di viaggio, sinceramente dolenti, il monumento posero”. Dei quattro amici citati, nel diario di viaggio viene menzionato soltanto William Sturrock, residente stabilmente a Lucca, in Toscana. Anche Lancelot Allgood, contemporaneo di George Lewis Langton, aveva raggiunto Roma nel 1738, mentre Charles Churchill era in Italia già da diversi anni. Più tardi, Lancelot Allgood ed Edwin Lascelles divennero entrambi membri del parlamento inglese. E quest’ultimo, Edwin Lascelles, primo Barone di Harewood (1713, Barbados – 25 gennaio 1795) divenne un ricchissimo proprietario, nelle Indie occidentali, grazie alle piantagioni coltivate a tabacco, canna da zucchero e melassa. Studiò al Trinity College di Cambridge, completando la sua formazione culturale in Europa con il ‘Grand Tour’. Morì il 25 gennaio 1795, senza figli. E il titolo nobiliare si estinse. Il patrimonio passò a suo cugino, Edward Lascelles (1740-1820), che divenne il primo Conte di Harewood.
La prima ‘nordamericana’ sepolta presso l’acattolico di Roma, la diciottenne Ruth McEvers, venne sepolta nel 1803. E, nello stesso anno, il Barone Friedrich Wilhelm von Humboldt, ministro della Prussia residente a Roma, vi seppellì suo figlio Wilhelm, di nove anni. Nel 1821, il Papa proibì di effettuare ulteriori sepolture di fronte alla Piramide, concedendo in alternativa un lotto di terra adiacente, intorno al quale fu costruito un muro perimetrale: il ‘Nuovo cimitero’. Nel 1824, la Santa Sede permise lo scavo di un fossato di protezione intorno al cimitero ‘vecchio’. Il nuovo camposanto fu ampliato per ben due volte, nel corso del XIX secolo. Il secondo e ultimo ampliamento avvenne nel 1894, che gli conferì le dimensioni e la definizione architettonica per come lo vediamo oggi. Una cappella venne poi eretta nel 1898. Al pari del cimitero ‘Père Lachaise’ di Parigi, anche il cimitero acattolico di Roma dà l’eterno riposo a illustri personaggi dell’arte, della letteratura, della poesia, della danza, del cinema, del teatro, della televisione, della politica, del giornalismo, del mecenatismo, dell’economia e del commercio.
Altissimi cipressi, siepi di camelie, costeggiamenti di bosso, prati di violette, emozionanti scritte e lapidi, sia di prestigio, sia di persone semplici, sculture in marmo di Carrara e bronzi di ogni tipo nello sfondo delle mura Aureliane, con la candida Piramide Cestia, restaurata con 2 milioni di euro, finanziati dal mecenate giapponese Yuzo Yagi, accolgono quel che rimane della vita. Una ‘rosa di marmo’, simbolo delle anime e delle storie che qui rivivono, è stata donata al cimitero acattolico dal poeta Alessandro Sergio Dall’Oglio. Si ricorda che, nel XVIII secolo, le inumazioni degli acattolici avvenivano con cerimonie funebri notturne. Ma l’eccezione conferma la regola: di mattina, alle ore 9, si diede infatti inizio al funerale del poeta John Keats presso “il cimitero più bello e solenne ch’io abbia mai visto”, disse il poeta Percy Bysshe Shelley, che qui riposa insieme a molti altri stranieri non cattolici deceduti sulle rive del Tevere. Come spesso accade, l’intento di allontanare i ‘fuori dal coro’ alla lunga fallisce. E questo piccolo camposanto è diventato, nei secoli, un luogo monumentale, prestigioso e magnifico, in cui passeggiare nel ricordo di chi ha segnato la cultura mondiale. Qui di seguito presentiamo un elenco di alcuni dei personaggi sepolti nella parte antica del cimitero, quella di fronte alla Piramide:
*Bach, Johann Samuel (1749-1778): nipote di Johann Sebastian Bach (lapide senza iscrizione);
*Humboldt, Friedrich Konstantin von (1806-1807) Humboldt, Wilhelm von (1794-1803), figli di Wilhelm von Humboldt, diplomatico prussiano e riformatore del sistema scolastico;
*Keats, John (1795-1821): poeta inglese;
*MacDonald, James (1742-1766): nobile scozzese. Probabilmente, si trattò del primo funerale protestante pubblico in Roma. La pietra tombale è firmata ‘Piranesi’;
*Munthe, Hilda nata Pennington-Mellor (1882-1967): moglie di Axel Munthe;
*Munthe, John Axel Viking (1908-1976): figlio di Axel Munthe;
*Munthe, Malcolm Grane (1910-1995): figlio di Axel Munthe;
*Severn, Joseph (1793-1879): Console britannico a Roma e pittore, amico fedele di John Keats;
*Severn, Arthur († 1837): figlio di Joseph Severn, deceduto a 8 mesi;
*Shelley, William (1816-1819): figlio di Percy Bysshe Shelley e di Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein.
Nella zona vecchia, addossata alle Mura Aureliane, elenchiamo:
*Borissenko, Eugenia (1902-1970): ballerina italo-russa, conosciuta come Ruskaja;
*Corso, Gregory (1930-2001): poeta americano della ‘beat generation’;
*Gadda, Carlo Emilio (1893-1973): scrittore italiano;
*Lee, Belinda (1935-1961): attrice inglese;
*Mason, Richard (1919-1997): romanziere britannico;
*Reinhart, Johann Christian (1761-1847): pittore e incisore Tedesco;
*Shelley, Percy Bysshe (1792-1822): poeta inglese;
*Story, William Wetmore (1819-1895) e sua moglie Emelyn (1820-1895): scultore americano, critico d’arte, poeta ed editore che scolpì ‘L’Angelo del dolore’ sulla tomba;
*Trelawny, Edward J. (1792-1881): fraterno amico di Percy Bysshe Shelley;
*Woolson, Constance Fenimore (1845-1894): scrittrice americana suicida a Venezia, amica intima di Henry James;
*Wordsworth, William (1835-1917): studioso, nipote dell’omonimo poeta inglese.
Nella foto: L’Angelo del dolore
Nella zona prima, accanto agli uffici e alla piccola libreria, troviamo invece:
*Andersen, Hendrik Christian (1872-1940): scultore norvegese-americano e la sua famiglia, lontano parente di Hans Christian Andersen, lo scrittore e poeta danese celebre per le fiabe;
*Goethe, August von (1789-1830): figlio dello scrittore Johann Wolfgang von Goethe;
*Hauch, Carsten Johannes (1790-1872): scrittore e poeta danese, nato in Norvegia;
*Heyland, Clara Jessup (1849-1909): donò Villa Aurelia al Gianicolo, all’Accademia Americana di Roma.
Nella zona della vecchia cappella elenchiamo inoltre:
*Labriola, Antonio (1843-1904): professore italiano di Scienze sociali, teorico marxista;
*Lowell, Walter (1851-1852): figlio di James Russell Lowell, autore Americano;
*Melegari, Dora (1846-1924): giornalista italiana, autrice di opere poetiche e filosofiche;
*Risset Jacqueline (Besançon, 25 maggio 1936 – Roma, 3 settembre 2014): critica letteraria, poetessa, docente universitaria, traduttrice francese che ha fatto conoscere l’opera completa di Dante Alighieri in Francia;
*Mafai, Maria detta Miriam (Firenze, 2 febbraio 1926 – Roma, 9 aprile 2012): giornalista, scrittrice e politica italiana, tra i fondatori del quotidiano ‘la Repubblica’, compagna di Giancarlo Pajetta, storico esponente del Pci.
Nel muro orientale, addossato alle Mura Aureliane, elenchiamo:
*Passarge, Elsbeth M. Wegener († 1902): donna tedesca. Il bellissimo monumento in memoria è intitolato ‘La sposa’. Ella riposa nell’incavo delle mura e sembra che dorma;
*Sacharoff, Alexandre (1884-1963): ballerino russo, marito di Clotilde Sacharoff;
*Sacharoff, Clotilde nata von der Planitz (1892-1974): ballerina tedesca, moglie di Alexandre Sacharoff;
*Scharoff, Pietro (1886-1969): attore e regista italiano. La scultura chiamata ‘Tre sorelle’ è di Mari Andriessen, che si ispirò al dramma omonimo di Čechov;
*Strohl-Fern, Alfred Wilhelm (1847-1927): pittore e umanista alsaziano, proprietario di Villa Strohl-Fern;
*Wurts, Henrietta Tower (1856-1933): americana, proprietaria di Villa Sciarra-Wurts al Gianicolo;
*Wurts, George W. (1845-1928): diplomatico americano a Roma e a San Pietroburgo. Quando andò in pensione pensione comprò Villa Sciarra;
*Wyatt, Richard James (1795-1850): scultore inglese, amico e allievo di Antonio Canova.
Nella zona seconda, elenchiamo alcune altre sepolture significative:
*Romano Graziella, detta Lalla (1906 – 2001): poetessa, scrittrice, giornalista e aforista italiana. Premio ‘Strega’ 1969 con ‘Le parole tra noi leggere’, il cui titolo è tratto da un verso di Montale del quale è stata amica, così come di Cesare Pavese;
*Ballantyne, Robert Michael (1825-1894): scozzese, autore di ‘The Coral Island’;
*Bellezza, Dario (1944-1996): poeta italiano;
*Carson, Caroline (1820-1892): pittrice Americana;
*D’Eramo, Luce (1925-2001); scrittrice italiana;
*Marconi, Degna (1908-1997) e Marconi, Giulio (1910-1971): figli di Guglielmo Marconi;
*Munch, Peter Andreas (1810-1863): storico norvegese, zio di Edvard Munch;
*Rosselli, Amelia (1930-1996): poetessa italiana.
Nella zona terza, elenchiamo qui solo alcune sepolture:
*Gramsci, Antonio (1891-1937): filosofo italiano e fondatore del Partito comunista italiano;
*Hertz, Henriette (1846-1913): fondatrice della Biblioteca Hertziana;
*Jacobson, Harald (1863-1913): scrittore e poeta svedese;
*Nola, Alfonso Maria di (1926-1997): antropologo italiano (riquadro 4);
*Pavlovich, Milena Barilli (1909-1945): artista serba e figlia del poeta Bruno Barilli;
*Pontecorvo, Bruno (1913-1993): fisico italiano ucciso in Unione Sovietica;
*Youssoupoff, Felix (1856-1928): principe russo, padre di Felix Youssoupoff, l’assassino di Rasputin.
La suggestiva scenografia del cimitero acattolico di Roma ha da sempre attratto pittori, poeti e scrittori molto diversi tra loro, come per esempio Goethe, Henry James, Gabriele D’Annunzio. Nel 1910, un accordo formale con l’allora sindaco di Roma, Ernesto Nathan (altre politiche e altri uomini, ndr) definì il cimitero “culturalmente importante e degno di speciali salvaguardie”. Nel 1918, il cimitero acattolico acquisì il titolo di ‘Zona monumentale d’interesse nazionale’.
L’autore dell’articolo, Giuseppe Lorin, ringrazia Periodico Italiano Magazine.it per averlo pubblicato nella sezione Roma Cultura il 4 novembre 2016.