La classifica della libertà di stampa che Reporter Senza Frontiere stila ogni anno rispecchia il grado di libertà di giornalisti, cyberdissidenti e mezzi d’informazione in generale nei diversi Paesi e le misure messe in atto dai governi per rispettare o oltraggiare tale libertà. Nella tabella finale in allegato, a ciascun Paese sono attribuiti un punteggio e una posizione, che in modo complementare indicano la condizione della libertà di stampa nel Paese di riferimento. La classifica non prende in considerazione l’insieme delle violazioni dei diritti umani, ma unicamente quelle nei confronti della libertà di stampa e informazione.

Per redigerla Reporter Senza Frontiere ha realizzato un questionario contenente i principali criteri, 44 in totale, che permettono di valutare la situazione in ogni Paese. Il questionario raccoglie l’insieme delle uccisioni, delle incarcerazioni, delle aggressioni e delle minacce nei confronti di giornalisti o cyberdissidenti, e delle censure, dei blocchi, delle perquisizioni e delle pressioni contro i mezzi d’informazione, testimoniando il grado di impunità di cui beneficiano gli autori di tali violazioni nei confronti della libertà di informazione.

La classifica di quest’anno contiene numerosi cambiamenti in merito alle posizioni dei Paesi, questo perché molti mezzi d’informazione hanno pagato a caro prezzo la diffusione di aspirazioni democratiche e l’appoggio mediatico a movimenti di opposizione. I Paesi di colore nero sono quelli che versano nelle condizioni più gravi e fra questi troviamo anche la Cina. In regressione rispetto al 2010, la Cina langue in 174° posizione contando il più alto numero di giornalisti, scrittori, blogger e cyberdissidenti in carcere. Paradossalmente però, questo dato, in apparenza negativo e scoraggiante, ha un risvolto positivo: è indice del fatto che la censura non riesce più a oscurare del tutto le notizie e anche il controllo su internet si rivela illusorio, è per questo che le autorità reagiscono con tanta ferocia portando avanti arresti arbitrari e stringendo le maglie della censura. Per quanto rimanga ancora molto difficile diffondere le notizie di cronaca a livello locale non c’è più il silenzio di una volta..il Drago comincia a parlare. Il cambiamento lento ma profondo che sta interessando il mondo dell’informazione cinese è chiaramente riscontrabile nelle parole e nelle testimonianze di molti giornalisti.

 

DatongLe denunce di Li Datong
Nei giorni scorsi, in un’intervista realizzata per l’Osservatorio Ossigeno per l’Informazione, Li Datong, ex direttore del settimanale Freezing Point allegato al Quotidiano della Gioventù, ha ripercorso gli ultimi venti anni del giornalismo cinese, tra censura e spinte per l’apertura di nuovi spazi d’espressione. Dopo anni di giornalismo d’inchiesta e ingerenze da parte del potere, nel 2006 Freezing Point fu chiuso a causa dei temi “politicamente sensibili” di cui si occupava. Da allora Li Datong è stato allontanato per “aver superato il limite” e costretto al silenzio ma i suoi scritti appaiono all’estero e soprattutto su Internet, il mezzo che, come egli stesso racconta, ha rivoluzionato la sua vita e sta trasformando l’intero sistema dell’informazione cinese.
In Cina uno dei più grandi e importanti cambiamenti avvenuti negli ultimi tempi consiste proprio nella diversificazione dei mezzi di comunicazione. Prima delle riforme, al tempo di Mao, i giornali erano tutti uguali, fondamentalmente c’erano solo i giornali di Partito, il Renminbao e il Guangmingbao. Infatti, anche se ogni regione aveva il proprio giornale, questi erano sotto stretto controllo politico, riportavano tutti gli stessi titoli, lo stesso stile, le stesse informazioni, erano insomma fatti per trasmettere la linea del Partito non le notizie. Dopo l’apertura però, il mercato e l’interesse dei lettori sono diventati delle forze motrici che hanno originato la proliferazione di giornali locali. Grazie a questo processo durato più di venti anni oggi i giornali locali hanno rimpiazzato quelli ufficiali di un tempo, ai lettori è stata così data la possibilità di ricevere più informazioni, di confrontarsi e di sviluppare un pensiero critico che ha così portato alla formazione e alla diffusione dell’opinione pubblica. I media ufficiali si sono allontanati dai lettori e la loro influenza si è fatta sempre più debole. Tuttavia il cambiamento radicale nel sistema della stampa cinese si è avuto nel 1995 quando la Cina è entrata nell’era di internet.

cingoogleIl partito dei 5 Mao
Un altro metodo ancora è costituito dal cosiddetto “Wumao Dang”, il “Partito dei 5 mao”, ossia squadre di internauti assoldate e pagate dal governo 5 mao per ogni post scritto in suo favore nelle discussioni e nei forum. La censura così fatta però non ha un grande effetto perché essenzialmente risulta complicato controllare l’intero web. La maggior parte dei cinesi si serve di vari sistemi per aggirare la censura e ricevere ugualmente informazioni inoltre la autorità addette al controllo arrivano sempre in ritardo sulle notizie perché non possono prevedere quello che accadrà il giorno dopo, possono pronunciarsi solo su fatti già avvenuti ed emanare un ordine che sarà attuato non prima di un paio di giorni, così mentre loro discutono se una determinata notizia possa o non possa essere dannosa, questa si è già propagata e l’unica cosa che possono fare è evitare che si ingrandisca e influenzare temporaneamente l’opinione pubblica, ma ormai il tempo in cui il popolo poteva essere tenuto all’oscuro di tutto è finito.

 

I controlli regionali
Nel sistema cinese un elemento determinante per la diffusione di una notizia è il luogo in cui la vicenda accade. Quando un fatto sensibile si verifica in una data regione è difficile per i media del posto parlarne però i media di un’altra regione possono darne notizia senza problemi. Ma nell’era di internet cadono anche queste barriere geografiche: un avvenimento non fa in tempo ad accadere che già è noto ovunque e così i giornali non possono esimersi dal parlarne e anche i media del posto inevitabilmente si trovano a dover diffondere la notizia. Questo metodo di notizie incrociate esiste per motivi strutturali. Nel sistema cinese i governi locali hanno il potere di tenere a bada la stampa del posto ma non possono controllare la stampa di un’altra regione o la stampa centrale, per cui la prassi in Cina è che i giornali del posto tacciono le notizie locali e i media esterni invece le riportano, proprio come è avvenuto per lo scandalo del latte contaminato con melamina. I giornali dello Hebei, dove era accaduto il fatto, non riportarono la notizia, tutti gli altri invece si, portando la questione all’attenzione del Paese. Data la continua pressione a cui i giornalisti cinesi sono sottoposti appare evidente quanto sia complicato per loro svolgere il proprio lavoro. Il problema non è l’avere il coraggio di divulgare la notizia o il non averlo, il punto è che purtroppo i governi locali hanno il potere di mettere a tacere tutti i media della regione e tutti i giornalisti che sono sotto quella giurisdizione sono vittime dei loro abusi. Le pene per coloro che disobbediscono sono pesanti e al direttore del giornale tocca il licenziamento in tronco. Inoltre c’è un altro fattore da prendere in considerazione, ossia la stretta relazione che intercorre fra il governo e le grandi aziende, tanto da essere considerati un tutt’uno. Condividendo gli stessi interessi, le aziende possono servirsi del governo per fare pressione sulla stampa e evitare scandali, fortunatamente la Cina è abbastanza grande per far si che questa collusione sia facilmente smascherata, rimane però, il fatto che i media siano tenuti a seguire le direttive dei dipartimenti di propaganda. I caporedattori sono costretti a svolgere il ruolo di censori all’interno del proprio giornale o della propria televisione e se non svolgono bene il loro lavoro rischiano di perdere il posto – perché in Cina non si viene mai licenziati perché il giornale non vende abbastanza- i giornalisti stessi rappresentano dunque uno strumento di censura..ma come può un giornalista essere allo stesso tempo censore?! E invece è proprio così che funziona e purtroppo non solo in Cina, sono sempre più frequenti i casi in cui poteri, legali o meno, si intromettono nelle vicende di quella che dovrebbe essere la libera informazione con l’odioso effetto di limitarla, manipolarla e censurarla.

 

cininternetUn silenzio troppo assordante
Tuttavia, il rimodellamento che il mondo dell’informazione cinese ha subito negli ultimi decenni è sorprendente e innegabile. Non bisogna dimenticare che solo trent’anni fa la Cina era completamente isolata, i cinesi non sapevano nulla del mondo esterno e credevano ci fosse miseria ovunque, erano educati a pensare che l’Occidente versasse in condizioni terribili e i giornalisti di allora erano convinti che l’informazione fosse propaganda. Ma oggi nessuno la pensa più così, anzi, i cronisti lottano per combattere la propaganda e diffondere un’informazione oggettiva. In realtà si era anche iniziato a discutere di una riforma sulla libertà di stampa, ma sono stati gli stessi giornalisti a mostrarsi contrari, perché consapevoli che i tempi non sono ancora maturi e fare leggi senza adeguate condizioni politiche significa fornire al governo un ulteriore strumento di controllo invece che di libertà. E’ vero che cambiamenti sono avvenuti e passi in avanti sono stati fatti ma è altrettanto vero che sono tanti ancora i miglioramenti a cui si deve aspirare. Ad esempio, si è ancora obbligati a parlare bene dei politici, ad avere un’unica opinione sulla Libia e non è permesso criticare il veto cinese all’intervento in Siria, su questi argomenti è necessario ancora seguire la Linea del Partito. Ma un modo per mostrare il proprio dissenso c’è: ci si può rifiutare di parlarne, se non si può esprimere la propria opinione allora si tace.

  
Reporter senza frontiere tabella libertà di stampa 2011-2012

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