La celidonia è una pianta appartenente alla famiglia delle Papaveracee, originaria del continente Europeo, diffusa in modo particolare nel bacino Mediterraneo, dove cresce spontanea lungo i fossati e nei pressi di ruderi abbandonati. La celidonia, nota anche come erba delle rondini, è conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà medicinali.
Il suo nome deriva dal greco chelidôn che significa rondine, perché, secondo la leggenda, questi uccelli la utilizzavano per guarire gli occhi dei loro piccoli nati ciechi. Per questa ragione, le sono state tradizionalmente attribuite proprietà curative nei confronti delle patologie oculari, mentre oggi è utilizzata soprattutto per curare le verruche, ragion per cui viene anche chiamata erba delle verruche o erba dei porri. Alla genesi del nome sono legate diverse leggende, secondo una di queste si narra che le rondini abbiano l’abitudine di strofinarne sugli occhi, ancora chiusi, dei loro piccoli, alcuni rametti di celidonia per favorirne l’apertura. Tale leggenda era nota anche ai tempi di Plinio il quale precisava che oltre a far aprire gli occhi ai nuovi nati, la celidonia era usata dalle rondini anche per curare gli occhi e render la vista, nel caso in cui gli occhi dei piccoli fossero stati accecati. La precisazione di Plinio trovava fondamento in un’altra credenza popolare quella secondo la quale le rondini adulte prima di allontanarsi dal nido, per cercare del cibo, cavassero gli occhi ai piccoli per non farli muovere e cadere. Quando i piccoli, infine, crescevano le rondini adulte portavano al nido i rametti de celidonia per curarli e fargli recuperare la vista. Il nome celidonia, secondo altri studiosi, deriverebbe, invece, dal termine latino caeli donum che letteralmente significa dono del cielo, questa teoria sarebbe avvalorata del fatto che durante il medioevo la celidonia era considerata dagli alchimisti una delle piante essenziali per la fabbricazione della pietra filosofale, dotata quindi di poteri soprannaturali. Inoltre, sempre in epoca medioevale era considerata come una delle erbe magiche di San Giovanni, una pianta con la quale potevano essere preparati oli, sali e talismani da utilizzare durante i rituali. Si narra che la pianta avesse la proprietà di “far vedere la luce” ovvero, spiritualizzando il concetto, potesse far vedere la luce interiore. Tra le tante leggende che accompagnano la celidonia va ricordata quella secondo la quale una goccia di lattice lasciata cadere su un dente cariato è in grado di calmarne il dolore lancinante. Per tale tradizione popolare, in Friuli, la celidonia è conosciuta come “erba di Sant’Apollonia”, santa che protegge dal mal di denti.
Da un punto di vista fitoterapico, la celidonia, grazie alla proprietà antispasmodica è utile per combattere i crampi intestinali e l’asma. L’azione colagoga è efficace per curare le affezioni epatobiliari come ittero e calcoli. Allevia varie affezioni dermatologiche, in particolare, le verruche causate da alcuni tipi di papilloma virus, grazie alle sue proprietà antimitotiche. Combatte l’eczema, la tigna e le ulcere. Va, però, sottolineato che la celidonia è una pianta essenzialmente tossica da utilizzare solo o per uso esterno o come rimedio omeopatico.