Si celebrano i 400 anni dalla morte di Carlo Gesualdo da Venosa. Giovanni Iudica ha voluto organizzare a Milano un evento in onore del principe dei musici.
A partire dal 18 e fino al 25 del mese scorso musicisti e cantanti si sono cimentati in madrigali e mottetti.
Il 20 novembre c’è stata a giornata di studi alla sala delle Colonne di Via Palestro. Con Iudica professore di diritto privato alla Bocconi di Milano, hanno discusso, tra gli altri Cesare Fertonani, Filippo Annunziata e Glenn Watkins. E’ seguita la proiezione del docufilm del 1990 di Werner Herzog sulla vita del musicista. Il 30 novembre il festival si concluderà con il processo a Gesualdo. Del primo, celebrato alla Vicaria di Napoli nel 1590 i fatti sono noti. Carlo uccise la moglie e l’amante. Delitto d’onore all’epoca che escludeva ogni pena per un pari di Spagna, nipote di san Carlo e cugino del Cardinal Federigo Borromeo.
Al processo milanese parteciperanno in ruoli rovesciati l’avv. Giulia Bongiorno che con Eva Cantarella sosterrà l’accusa. Mentre la difesa sarà affidata a due inquirenti Giuseppe Gennari e Alfredo Robledo. Il cancelliere custode di vari carteggi e spartiti non poteva che essere Armando Torno . Il tribunale non inquisitorio sarà presieduto del presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro assistita dall’avvocato Salvatore Scuto e da mons. Franco Buzzi prefetto dell’Ambrosiana. Perito di ufficio Sergio Escobar. Gesualdo era reo confesso di un omicidio d’onore. Il delitto fu commissionato da uno zio di Napoli che non poteva tollerare il pubblico scandalo della moglie e cugina Maria d’Avalos con il nobile Fabrizio Carafa. Ebbe il torto di non seguire la regola cavalleresca che prevedeva la giusta uccisione del nobile contro il suoi pari senza lasciare spazi ai famigli e ai creati di ceto inferiore. Torquato Tasso poeta e amico di Carlo prese le parti degli amanti e scrisse una poesia in onore degli amanti trucidati. Carlo rimasto solo nel suo castello di Venosa scrisse madrigali fino a che un omonimo cugino cardinale Alfonso candidato al soglio pontificio ,combinò un matrimonio con una Estense per evitare l’estinzione del casato prossimo a cedere Ferrara al Papa.
Il matrimonio si fece ma fallì la missione di Alfonso che non divenne pontefice. Carlo tornò al sua paesello e completò il ciclo delle sue musiche che rivoluzionò il pentagramma e i generi del tempo. Il suo talento fu scoperto solo nel ‘900 da Stravinsky e i dai musicisti contemporanei. Era andato troppo avanti nel tempo per il dolore del suo eccidio. Carlo ebbe col Cardinal Federigo uno scambio fitto di lettere. In quella datata 25 ottobre 1610 si scusava di non aver partecipato alla celebrazione della canonizzazione del santo omonimo zio. Grave peccato ulteriore che è stato vagliato lo scorso 30 novembre dagli inquirenti con molto zelo.