Se facciamo un esame di coscienza, sai quante cose belle che abbiamo? A dire queste parole, cariche di vita è Mirella Rappazzo, giovane siciliana cieca da pochi mesi, dopo vari anni di calvario.
L’odissea di Mirella è incominciata a sedici anni, quando si è distaccata la retina dell’occhio destro e ha subito il primo intervento. A vent’anni la una recidiva e un nuovo intervento. Quando andarono a togliere il silicone dall’occhio operato, i medici si accorsero che l’occhio sinistro aveva subìto anch’esso il distacco della retina. Nell’ospedale provarono una nuova tecnica per sanare l’occhio sinistro ma l’operazione andò male e furono costretti a intervenire diverse volte chirurgicamente.
Quando Mirella compì ventidue anni, perse definitivamente la vista all’occhio sinistro a causa dei tanti interventi. Nell’occhio destro, dove Mirella ancora aveva un residuo visivo, comparve anche un glaucoma secondario (denominato il ladro della vista). Ormai Mirella faceva parte della categoria degli ipovedenti e tante cose le erano negate, non utilizzava né p.c. né telefonini, la vista non glielo permetteva. L’occhio destro continuò a peggiorare, tanto che a pasqua di quest’anno è diventata totalmente cieca (da un occhio vede un po’ di luce, ma altro non distingue). Sulle prime, credeva si trattasse di un momentaneo abbassamento della vista, invece la diagnosi dei medici fu definitiva: non avrebbe visto più.
“Mi sono scoraggiata per alcuni giorni – spiega Mirella- ma dopo essere stata dal medico, mi sono tranquillizzata, ho capito che dovevo farmene una ragione. Grazie a Dio ho reagito e per me la fede è stata un grande punto di forza da cui ripartire. Io sono fortunata, ho perso la vista poco a poco, solo ora che ho trentadue anni non vedo più, ma ricordo chiaramente i colori, come il fucsia che adoro, il rosso, il verde. Ricordo anche chiaramente il mare, i paesaggi sono impressi nella mia memoria, so anche scrivere, ho guidato e ho fatto tante magnifiche esperienze e ancora tante belle cose farò”.
Ad aprile di quest’anno Mirella ha frequentato il primo corso al centro regionale Helen Keller della unione italiana ciechi e scuola cani guida di Messina, dove ha imparato i primi rudimenti per utilizzare un computer. Poco dopo si è iscritta (sempre al centro Helen Keller) a un corso di scultura per ciechi, dove ha realizzato due opere, una colomba che rappresenta la libertà e poi ha plasmato il suo volto che è sempre sorridente. “Ognuno di noi – racconta Mirella – al corso di scultura ha rappresentato un desiderio, una sensazione. Un ragazzo cieco e senza un arto ha realizzato un braccio di creta”.
Poco dopo, la giovane ha partecipato al corso di orientamento e mobilità, dove ha acquisito sicurezza nel camminare per strada e ha imparato a utilizzare il bastone bianco, che le consente di evitare gli ostacoli. “Questo corso – spiega – mi ha dato la possibilità di rinascere, ora posso andare da sola in un negozio per fare la spesa, posso prendere un bus e viaggiare e tante altre piccole cose che non riuscivo a fare più”. In seguito è stata chiamata dal centro Helen Keller per partecipare all’iniziativa “Educare per mare” dove ha vissuto un’intera settimana in una barca a vela con un equipaggio composto da persone vedenti e non vedenti, dove tutti si rendevano utili . “E’ stato bellissimo avere il vento che mi “carezzava con forza” il volto – ricorda- avvertire la barca che frangeva il mare e alzare le vele. Ho fatto anche il bagno, per noi ciechi non è sempre facile farlo, abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci accompagni”. Dopo il secondo corso di informatica, la ragazza ora sa utilizzare word, mandare mail e ora ha anche un profilo facebook. Da che “rifiutava” il p.c. ora quest’ultimo è diventato per lei un mezzo importante. “Tutti questi corsi del Centro Helen Keller – racconta Mirella- mi hanno aiutato tantissimo. Ho capito di avere tanti doni: la forza, l’intelligenza, la bellezza, l’amore per gli altri, tutti mi dicono che regalo tanta serenità. La vita è difficile per tutti, ma è bella da vivere, tutti abbiamo problemi, chi familiari, chi di lavoro, chi non ha la vista. Se abbiamo queste difficoltà vuol dire che le possiamo affrontare”.