Il CBD oramai è una realtà anche economica di tutto rilievo, sia in Italia che in Europa. La domanda di prodotti a base di CBD è cresciuta in maniera costante negli ultimi anni.

La popolazione europea ha scoperto finalmente che i prodotti derivanti da CBD fanno bene alla salute e non hanno effetti negativi. Se vuoi approfondire questo argomento specifico puoi cliccare qui.

Questa presa di coscienza ha generato un vero e proprio boom economico da parte di tutti i prodotti a base CBD; farmaci, cosmetici, bevande, prodotti alimentari, il famoso olio e tanto altro ancora.

Uno dei prodotti più importanti di questo settore è senza dubbio quella che viene definita “cannabis light” che presenta alti tassi di CBD con una presenza di THC di livello residuale, ovvero sotto lo 0.6%.

Vediamo di scoprire qualcosa di più del CBD  e, in particolar modo, della legislazione italiana ed europea che regola questa materia.

La normativa sul CBD in Europa

Il CBD, come noto, è una molecola contenuta nelle piante di canapa o cannabis che non presenta alcun effetto psicotropo. Il THC invece è un’altra sostanza sempre presente nella stessa pianta che può condurre ad alterazione della percezione spazio temporale e ad un generale senso di euforia.

Stessa pianta e molecole diverse. I prodotti a base di CBD sono dunque perfettamente legali in Europa, visto che hanno tassi soltanto residuali di THC (molto al di sotto dell’1%)

In Europa il mercato del CBD ha superato ampiamente i 450 milioni di Euro, e ha superato il 31% del mercato globale per quanto riguarda l’olio di CBD.

Infatti le leggi della comunità europea accettano sia le produzioni, le commercializzazione e l’uso industriale di tutti i prodotti che sono stati derivati dalla cannabis o canapa.

C’è soltanto un punto di riferimento fermo; ognuna delle azioni sopra riportate è consentita soltanto se il prodotto in questione presenta un tasso di THC inferiore allo 0.2%.

Purtroppo però le leggi comunitarie spesso entrano in conflitto con le leggi nazionali; quindi non si ha una regolamentazione omogenea in tutti i Paesi facente parte dell’Unione.

La Svizzera ad esempio, che tecnicamente non farebbe parte della UE, consente il possesso, il consumo e la vendita di CBD anche con la presenza di tassi di THC piuttosto alti (1%).

La Germania invece sta ancora lavorando su una legislazione sempre più moderna e di ampie vedute in merito a tutti i prodotti derivati da Cannabis. In questo Paese è possibile avere anche la prescrizione di cannabis normale, non light, (e quindi con presenza di THC), nel trattamento di patologie dolorose in pazienti gravi.

Invece i prodotti derivanti da CBD e privi di THC, proprio come in Italia, sono venduti regolarmente nei negozi senza la necessità di alcuna prescrizione medica.

La Danimarca segue pedissequamente la normativa europea e quindi sono perfettamente legali i prodotti a base di canapa che abbiano un tasso di THC inferiore allo 0.2%.

La Svezia è uno dei Paesi meno ricettivi in quest’ottica e le agenzie mediche svedesi faticano a far entrare il CBD tra le medicine analgesiche. Però anche qui si seguono le normative europee e quindi sono acquistabili prodotti CBD con un tasso di THC inferiore allo 0.2%.

La Francia è il maggiore produttore europeo di canapa e uno dei più importanti produttori del mondo; ma il commercio di prodotti derivati dalla canapa che non siano fibre o semi di canapa è illegale. In maniera abbbastanza incomprensibile è possibile però l’acquisto di CBD da altri Paesi in piena legalità.

Ne risulta una situazione confusa in cui alcuni negozi che vendono in Francia prodotti a base di CBD, con tassi di THC inferiori allo 0.2%, possono svolgere a pieno la loro attività; però senza riportare nelle etichette i benefici per la salute del prodotto.

La situazione italiana

Il CBD in Italia è perfettamente legale. Infatti la a legge 242 entrata in vigore il 14 gennaio 2017, sancisce che nel nostro Paese è possibile sia la produzione che la commercializzazione a patto che i tassi di THC siano contenuti al di sotto dello 0.6%.

La tolleranza italiana quindi è più alta rispetto a quella d’Europa, anche se si sta comunque parlando di tracce veramente residuali.

Per dare un punto di riferimento a questo riguardo si pensi che alcune forme di cannabis normalmente intesa presentano tassi di THC che superano il 30%.

Nel Bel Paese, ad oggi, sono in piena attività più di mille negozi dedicati, e-commerce di successo come JUSTBOB, distributori automatici e quant’altro, dando vita ad un settore che da solo genera oltre 40 milioni di Euro all’anno.