Il parroco di Rescaldina, un’aiuola tra Milano e Varese, non ha ammesso alla prima lezione di catechismo i bambini non in regola con il pagamento. Lo “scandalo” ha suscitato l’indignazione dei genitori, della comunità e dei citrulli di tutto il mondo.
Il sindaco ha cercato di calmare gli animi promettendo ostie alla fragola per la prima comunione, mentre il vicario episcopale ha minimizzato dando la colpa a Belzebù. In tutto questo il povero don Enrico, colpevole di non aver percepito denaro, si trincera dietro un “vade retro”. È questo che deve sopportare un sacerdote per aver obbedito ai suoi stessi precetti? Oltre all’eccezionale fatto di essere l’unico prete che allontana i bambini, ha indiscutibilmente dato una lezione gratuita a tutti noi.
Nel solco della tradizione ecclesiastica di avidità, simonia e mercanti nel tempio (mai cacciati, ma solo sostituiti), don Enrico ha messo a rischio il suo portafoglio clienti per un atto di fede. La fede per il soldo che guida le azioni degli uomini in nero, inviati a riscuotere la tassa della credulità da circa 2000 anni. No Money? No paradise. Per fare strada nella Santa Romana Chiesa è necessario farsi pagare e a don Enrico servivano soldi per comprarsi un I-phone e seguire il Papa su twitter. Se questa storia ci insegna qualcosa è che non si può fare gli scrocconi a casa dei parassiti.