Il presidente del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin, è intervenuto oggi all’Assemblea della Corte di Cassazione dedicata al tema “Funzione, tempi e risorse della giurisdizione di legittimità”.
Dopo aver portato il saluto del CNF e dell’Avvocatura tutta al Presidente della Repubblica e alle Autorità intervenute ed il ringraziamento al Primo Presidente, il rappresentante istituzionale degli Avvocati ha sottolineato la “piena disponibilità dell’Avvocatura ad una collaborazione fattiva per spezzare l’assedio dei fascicoli riguardanti sia il settore civile che quello penale. Come Avvocati riteniamo che un Giudice che opera senza affanno sia la migliore garanzia per i cittadini e per la stessa Avvocatura”.
L’Avvocatura può contribuire alla efficienza della Corte laddove ha optato – con la riforma dell’ordinamento della professione forense (legge 247/2012) – “per un percorso formativo di eccellenza” per gli Avvocati che vogliano iscriversi all’Albo dei Cassazionisti per patrocinare presso la giurisdizioni superiori. “Da quest’anno infatti è necessaria la frequentazione con profitto della Scuola per Cassazionisti, istituita dal CNF”.
Tra le materie di insegnamento anche la tecnica di redazione degli atti processuali; e al proposito il presidente del CNF ha richiamato la questione delicata del rapporto tra sinteticità degli atti e autosufficienza del ricorso (che deve contenere la indicazione dei fatti e delle ragioni di critica non meramente compilativa e non semplicemente richiamando gli atti del processo di merito, a pena di inammissibilità) perché “tanto più sarà semplice imboccare la via di atti sintetici e qualificati, quanto più vi corrisponderà la tranquillità di non incappare nello spettro della carenza di autosufficienza del ricorso”, ha specificato Mascherin, per il quale l’obiettivo deve essere quello di “limitare il più possibile il ricorso a forme incerte di filtro, che rischiano di minare garanzie e certezze nell’accesso al Giudice di legittimità.
Nella materia penale, per il presidente degli Avvocati, occorre spostare a monte la riflessione, privilegiando percorsi che puntino “al diritto penale minimo”, al principio di inoffensività del reato, al ripensamento della obbligatorietà dell’azione penale, alla depenalizzazione piuttosto che correre il rischio di “comprimere” il diritto al giusto processo.
“Chi opera nel settore Giustizia opera in uno dei principali indicatori di una democrazia compiuta in una società avanzata. Migliorare il settore vuol dire garantire a tutti la possibilità di accedere alla Giurisdizione, soprattutto ai più deboli, contribuendo alla promozione di una società sempre più equa e solidale: un obiettivo che non può conoscere divisioni tra Avvocati, Magistrati e Politica e richiede reciproco ascolto e riconoscimento delle rispettive funzioni e professionalità”, ha detto Mascherin concludendo il suo intervento.