«Molte scelte di politica economica che si fanno in Italia finiscono per intaccare i diritti acquisiti. Gli esodati ne sono un esempio lampante». Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nel suo intervento al Forum organizzato dalla Cassa di previdenza dei ragionieri, presieduta da Luigi Pagliuca, sul tema “Equilibrio dei sistemi pensionistici ed equità fra le generazioni dopo la sentenza n. 18136 della Cassazione”, che si è svolto all’Hotel Nazionale di Roma.
«Nel nostro Paese – ha aggiunto l’economista – i paladini dei diritti acquisiti sono i sindacati, ma quando propongono di fare una tassa patrimoniale, stanno toccando un diritto acquisto. Ecco perché dico: calma».
«La sentenza delle Sezioni Unite della Suprema Corte ha dato un importante segnale in merito all’equità generazionale – ha sostenuto Pagliuca -: crediamo che questa possa rappresentare un punto di partenza significativo per interventi che coinvolgano il quadro pensionistico generale del nostro paese». «In un contesto di scarse risorse economiche, infatti, era impensabile – ha proseguito il numero uno della Cnpr – continuare a sostenere che solo i giovani dovessero sopportarne il peso, garantendo le pensioni di chi è più fortunato di loro».
«La proposta della Cassa Ragionieri ha messo fine a una discussione molto speciosa. Il fatto che si possa utilizzare il sistema contributivo è molto positivo» per il presidente della commissione di Controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale della Camera, Lello Di Gioia, che ha aggiunto: «Sono profondamente convinto che non ci potrà essere un intervento che non prenda in considerazione le pensioni dei giovani, altrimenti avremmo un conflitto generazionale». Nel senso che «nel momento in cui i giovani lavoratori si accorgeranno che i loro contributi servono a pagare coloro i quali sono in pensione con il cosiddetto sistema retributivo, è chiaro che ci sarà una ribellione, perché le loro pensioni saranno pensioni molto basse, con percentuali che si aggireranno dal 60 al 65%», ha spiegato Di Gioia.
Sul sistema pensionistico italiano si è soffermato anche il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio, Cesare Damiano, già ministro del governo Prodi. «Ci sono iniquità, ma rifiuto la tesi che chi è andato in pensione col retributivo ha rubato», sottolineando che «il problema non è nel metodo di calcolo, ma nella continuità del lavoro».
La vicepresidente della commissione Lavoro del Senato, Maria Spilabotte, ha invece sollecitato «una riforma completa del comparto previdenziale già a partire dal 2016, perché bisogna affrontare e risolvere il conflitto intergenerazionale. Le giovani generazioni, sulle quali incidono il forte precariato e la discontinuità lavorativa, corrono un potenziale rischio povertà che va disinnescato attraverso una forte azione di sensibilizzazione ed interventi concreti».
Per il professore emerito di Diritto del Lavoro de “La Sapienza”, Mattia Persiani, «il pregio della sentenza sta nell’avere imposto un’interpretazione della legge che ne rispetta appieno la ratio consistente, appunto, nell’attenuazione del principio del pro rata e, quindi, nella salvaguardia delle aspettative previdenziali delle generazioni che stanno lavorando».
«Questa sentenza – ha affermato Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti – costituisce certamente un passo importante, anche se non risolve completamente il problema. Sarebbe necessario fare di più e intervenire anche nei confronti dei trattamenti pensionistici liquidati fino al 31 dicembre 2006».
«Le sentenze della Cassazione a sezioni unite hanno posto fine alla lunga questione sul trattamento pensionistico ante e post 2007 – ha ribadito Paolo Longoni, presidente della Commissione previdenza e cda della Cnpr -, segnando una linea di confine fra pensionati ‘privilegiati’ da diritti acquisiti e pensionati che devono partecipare all’equità fra generazioni».
L’avvocato Giovanni Beretta ha definito la salvaguardia delle generazioni future “criterio della ‘razionalità costituzionale’, che impone un bilanciamento tra gli interessi della generazione presente con quelli delle generazioni future. Ciò, se non altro, perché l’irragionevole utilizzazione delle risorse di oggi, e quindi anche quello delle risorse destinate a realizzare la tutela previdenziale, fa dubitare residueranno risorse per realizzare la tutela delle generazioni future”.
Sulla stessa linea Guido Luigi Canavesi, docente di Diritto del Lavoro e Previdenza dell’Università di Macerata: “C’è necessità di una sostanziale ripartizione a favore di chi ha meno e quindi non é in grado di pagarsi da sé una prestazione adeguata. Noi abbiamo un dovere di solidarietà, e a mio parere c’è uno spazio nell’ambito del quale è possibile operare con degli interventi mirati in grado di attenuare le disuguaglianze”.