“La scelta di Cassa Forense, bocciata dal Ministero del Welfare, di far decorrere l’iscrizione obbligatoria da febbraio 2013 per i circa 56mila avvocati che erano iscritti alla gestione separata dell’Inps o che non avevano mai versato nulla, rischia di pesare sulle spalle dei professionisti che, oggi, non sanno che fare per regolarizzare la loro posizione.
Questa situazione di incertezza rischia di tradursi in un ulteriore aggravio per tanti avvocati, che spesso non sono solo giovani all’inizio del loro percorso lavorativo. ”. Lo dichiara Ester Perifano, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, dopo aver preso atto della lettera di osservazioni (con richiesta di modifiche) inviata dal ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero della Giustizia e dello Sviluppo Economico sulla proposta di regolamento attuativo per l’applicazione dell’articolo 21 della nuova legge forense (obbligo di iscrizione all’albo e alla Cassa).
“La decisione del Ministero del Lavoro – continua – conferma quanto abbiamo sempre detto sull’argomento, e cioè che le indagini attuariali, poste a base delle decisioni, erano insufficienti. Il Ministero chiede correttamente previsioni endoregolamentari, che prendano atto, entro tempi prestabiliti,al massimo un anno dall’approvazione del Regolamento, delle mutate condizioni della platea degli assicurati. Ora questo allungarsi dei tempi, preoccupa anche sotto il profilo della regolarità contabile : quello del 2013 è stato approvato considerando introiti che, per effetto del parere ministeriale, oggettivamente non sono iscrivibili e che ovviamente non saranno presenti in futuro”.
“Occorre ora, alla luce della mutata situazione, che la Cassa si faccia carico di promuovere tempestivamente una capillare campagna di informazione per rendere più chiare e trasparenti le regole , anche alla luce delle richieste ministeriali, in modo da consentire che gli avvocati scelgano le soluzioni per loro più convenienti e, soprattutto, evitino di pagare per errori commessi da altri” conclude Perifano.
Debiti PA, Perifano: anche migliaia di avvocati vantano crediti allo Stato
“Al netto della polemica sulla tempistica della procedura di infrazione avviata dal Commissario europeo all’Industria Tajani nei confronti dell’Italia per i ritardi dei pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione, la dura verità è che moltissime imprese in Italia falliscono perche’ lo Stato paga in grandissimo ritardo e talvolta quando lo fa l’imprenditore ha già dichiarato fallimento. Quello che accade alle imprese, accade anche agli avvocati, che hanno crediti derivanti dal patrocinio a spese dello Stato che rimangono bloccati per anni. Gli avvocati, soprattutto i giovani professionisti, non falliscono come le imprese, ma affrontano grosse difficoltà perché gli oneri di legge, invece, vengono loro richiesti con molta solerzia e severita’.”
Ha dichiarato il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense Ester Perifano.
“Ci auguriamo – aggiunge Perifano – che il Governo Renzi mantenga le promesse fatte, accelerando sullo sblocco dei fondi necessari: che l’Italia venga sanzionata non conviene a nessuno, mentre è vitale che lo Stato paghi i debiti alle imprese e ai professionisti che sono l’ossatura economica del Paese.”