Esattamente 2 anni fa, ovvero nell’aprile del 2011, nello stato del Texas, una donna di 25 anni, Emily Beth McDonald, venne sorpresa mentre spargeva feci sul catetere della figlia, di soli 3 anni, ricoverata in ospedale.
Il motivo che la spinse a questa oscenità fu il desiderio di far preoccupare maggiormente i medici dell’ospedale ove la figlia era ricoverata per una forte dissenteria, così che la tenessero ancora nel reparto tra le loro cure.
Ma in realtà era proprio Emily a peggiorare le condizioni della figlia e a renderla bisognosa di ulteriori attenzioni mediche. Le sue nefande azioni furono scoperte grazie ai sospetti del personale medico, il quale notò che successivamente alle visite della madre, la bambina presentava diverse infezioni e coaguli del sangue. Decisero quindi di mettere una telecamera nascosta nella stanza in cui era ricoverata la bambina, grazie alla quale scoprirono la verità.
Questo è solo uno dei tremendi casi di Sindrome di Munchhausen per procura (o Sindrome di Polle, dal nome del figlio del barone di Munchhausen morto in circostanze oscure), ovvero la produzione volontaria da parte di un responsabile (genitore, infermiere, babysitter, ecc.) di sintomi fisici o psichici sull’individuo che da lui dipende, in modo che questi venga considerato malato o comunque più grave del reale stato della malattia.
L’angelo della morte
Abbiamo già accennato nello scorso articolo (correlato a questo) a Beverley Gail Allitt, infermiera inglese del reparto di pediatria alla quale fu attribuito il nome di “angelo della morte” in quanto nei primi anni ’90 aggravò le condizioni di molti bambini, portandone quattro alla morte e ferendone gravemente altri nove: chissà perché pensarono all’appellativo “angelo”…
Beverley Gail Allitt è ormai considerata una nota serial killer, in molti sostengono che le sue azioni fossero causate da una sindrome di Munchhausen per procura di tipo seriale, in quanto i suoi modi di agire erano analoghi a quelli che caratterizzato tale sindrome. In particolare iniettava insulina e potassio in quantità elevate per aggravare i bambini di cui doveva prendersi cura.
Tra le vittime non possiamo non ricordare le gemelle Phillips di appena due mesi: Becky Phillips fu ricoverata per gastroenterite, ma morì dopo pochi giorni a causa di una dose eccessiva di insulina. La morte improvvisa di Becky indusse i genitori a far ricoverare nello stesso ospedale anche la sorellina rimasta in vita, Katy Phillips, semplicemente per tenerla sotto osservazione: anch’ella subì avvelenamento da insulina. Katy non è morta, ma attualmente ha una cecità parziale ed è semi-paralizzata, a causa del danno cerebrale subito dall’avvelenamento di insulina e potassio.
Un’altra vittima dell’angelo morte fu Clair Peck di 15 mesi: salvatasi da un primo arresto cardiaco tra le braccia di Allit, non riuscì a sopravvivere al successivo, sempre causato dalla presa mortale di Beverley Gail Allit.
Le altre vittime furono: Kayley Desmond (1 anno) sopravvissuta ad avvelenamento, Paul Crampton (5 mesi) sopravvissuto ad avvelenamento, Bradley Gibson (5 anni) sopravvissuto a due arresti cardiaci, Yik Hung Chan (2 anni) sopravvissuto a tentativo di soffocamento per desaturazione dell’ossigeno, Liam Taylor (7 mesi) deceduto, Timothy Hardwick (11 anni) deceduto.
Casi aperti
Simile al caso appena citato fu quello avvenuto nel 2010 in Italia. Una babysitter di Roma, tale Tabatha P., si ipotizza abbia avvelenato con piccole dosi di atropina i bambini che doveva accudire, per dimostrare la sua bravura come medico. Questa donna era effettivamente ossessionata dalla figura dei medici, tanto è vero che si dichiarava dottore, pur non essendolo, arrivando addirittura a rubare un camice.
Un altro caso ancora aperto è quello avvenuto l’anno scorso (2012) negli USA, Ladonna Parlier è stata filmata dalle telecamere dell’ospedale mentre iniettava una sostanza velenosa nel braccio della figlia di 5 mesi, ricoverata per palatoschisi (grave malformazione del palato).
A causa della palatoschisi la bambina era già stata in diversi ospedali finché il personale medico dell’ultimo ospedale in cui era approdata aveva avuto dei sospetti, in quanto la piccola peggiorava dopo le visite della madre. Decisero quindi di mettere le telecamere nella stanza in cui era ricoverata la bambina.
Raccolte le prove la direzione dell’ospedale ha denunciato la madre ma il caso è ancora aperto, e il marito difende la moglie sostenendo che sia impossibile che abbia voluto fare del male alla figlia.
Il caso di Kathy Bush
Uno dei casi più famosi della sindrome di Munchhausen per procura è sicuramente il caso di Katy Bush e di sua figlia Jennifer, scoppiato alla fine degli anni ’90.
Katy Bush in pochi anni fece ricoverare la figlia più di 200 volte; la piccola Jennifer subì 40 interventi chirurgici, e in meno di 3 anni trascorse più di 600 giorni tra un ospedale e l’altro. I medici avevano ipotizzato diverse patologie, e Jennifer era costretta a vivere intubata.
Col tempo si scoprì che la madre le iniettava o le faceva ingerire sostanze tossiche, e talvolta manipolava i tubi a cui era collegata la figlia introducendo nel suo corpo veleni, batteri e materiale fecale.
In quegli anni in cui si parlava ancora poco di Sindrome di Polle, fu veramente un miracolo che si comprese come stavano realmente le cose. Tra l’altro Katy Bush sembrava molto preparata in questioni mediche e riusciva facilmente a convincere i medici della sue opinioni, così come aveva convinto i vicini di casa della sua bontà e compassione nei confronti della povera figlia malata.
Perché tante atrocità?
Molte domande vengono certamente alla mente quando si leggono cronache come questa, ma una su tutte: perché?
Katy Bush era una donna ammalata di fama, tutto quello che fece alla figlia aveva l’obiettivo di attirare l’attenzione dei mass media, tanto è vero che nelle sue battaglie da madre coraggio con questa figlia malata arrivò a conoscere anche Ilary Clinton e alcuni divi dello sport americano.
Prima della scoperta della verità, Katy Bush era diventata un simbolo come madre eroica, e anche un’eroina per i poveri ammalati e intraprese campagne per l’assistenza sanitaria alle famiglie disagiate.
Grazie a tutto ciò Katy Bush e la sua famiglia ricevettero, dal pubblico commosso, molti soldi, con cui non si fecero mancare niente, vacanze costose, macchine, una piscina, e addirittura una Harley Davidson.
La signora Bush torturava la figlia per la fama, la babysitter Tabatha P. lo faceva per giocare al dottore, ma quali altri motivi esistono dietro la sindrome di Polle?
Di questo si parlerà nel prossimo articolo, a conclusione della rassegna sulla sindrome di Munchhausen. (fine terza parte – continua)