Giovedì 10 maggio 2012 a Torino, in occasione dell’apertura del Salone Internazionale del Libro, le associazioni ambientaliste WWF, Greenpeace, Legambiente e Terra! hanno presentato il rapporto Favole ammazza foreste in cui alcuni editori italiani vengono accusati di contribuire a distruggere le ultime foreste di torba in Indonesia.
Quest’area, e più nello specifico l’isola di Sumatra, oltre ad essere l’habitat naturale per specie in pericolo di estinzione, sia vegetali (quali il ramino, albero tropicale la cui vendita è stata vietata dalla Cites, la convenzione che controlla e/o vieta il commercio internazionale di moltissime specie a rischio), animali (come l’orango, la tigre e il rinoceronte di Sumatra) e umane (numerosissime popolazioni indigene), svolge anche un’azione chiave nella mitigazione del cambiamento climatico a livello mondiale.
In che modo può esistere un collegamento tra i libri che leggiamo nelle nostre case e le lontane isole del sud est asiatico?
La polpa di cellulosa
L’Indonesia rappresenta il principale produttore al mondo di polpa di cellulosa contenente fibre di legno duro tropicale (mixed tropical hardwood, MTH) e polpa di cellulosa a base di fibre di acacia; la conversione delle foreste torbiere in piantagioni industriali per la produzione di polpa di cellulosa fanno sì che l’Indonesia possegga il record in termini di emissioni di gas serra in atmosfera (1,8 miliardi di tonnellate di gas serra l’anno) provenienti da deforestazione e che si collochi al terzo posto, dopo Stati Uniti e Cina, nella classifica dei paesi emettitori; tali cifre sono destinate ad aumentare del 50% da qui al 2030 se l’espansione delle piantagioni industriali per la produzione di carta continuerà con il ritmo attuale.
Tra i principali responsabili di questo massacro ambientale vi sono due colossi indonesiani del settore: la multinazionale Asia Pulp & Paper (APP), terzo produttore di carta al mondo – accusata di avere abbattuto, dall’inizio delle proprie attività negli anni Ottanta, un milione di ettari di foreste naturali nella sola isola di Sumatra – e la Asia Pacific Resources International (APRIL); APP e il suo competitor APRIL producono insieme più dell’80% della polpa di cellulosa a base di fibre di acacia commercializzata a livello globale.
All’inizio del 2012, Greenpeace International ha pubblicato i risultati di un’indagine durata un anno ed effettuata all’interno di alcune cartiere indonesiane controllate da APP, dimostrando che tronchi illegali di ramino vengono mischiati con quelli di altre specie legnose tropicali e mandati al macero per produrre polpa di cellulosa: tali dati evidenziano, dunque, una forte dipendenza di APP dall’approvvigionamento di tronchi provenienti dalla distruzione delle foreste torbiere indonesiane. In Italia sono ancora numerosi gli editori, le tipografie, i produttori di packaging e i rivenditori di carta che acquistano, più o meno consapevolmente, prodotti legati alla deforestazione in Indonesia. Le indagini di Terra! mettono in luce un’aggressiva campagna di espansione nel mercato italiano da parte di APP che in Europa ha uffici ben avviati in Italia, Spagna, Gran Bretagna e Germania; qualora APP e APRIL continuassero ad aumentare le vendite, nuove foreste pluviali verrebbero ad essere convertite in piantagioni per rifornire le cartiere in Indonesia e Cina, i principali mercati per la carta prodotta dalle due multinazionali. Nel 2011 l’Italia ha importato prodotti editoriali dalla Cina per un valore superiore ai 5 milioni di euro e sono centinaia ormai i titoli di libri italiani stampati in Cina e rivenduti in Italia.
Italia primo importatore indonesiano
Nel 2010 il WWF ha condotto un test su 51 titoli stampati in Asia, commercializzati in Germania da 43 editori. L’analisi delle fibre ha rivelato le specie arboree da cui esse provenivano e la percentuale contenuta: dei 51 libri analizzati, 19 (quasi il 40% per cento del totale) contenevano fibre provenienti da foreste tropicali. Le cose non vanno certamente meglio per i libri stampati in Italia che è divenuta oramai il primo importatore europeo di carta dall’Indonesia. Nel 2010 Greenpeace Italia ha fatto analizzare il contenuto in fibre della carta di 11 libri per bambini stampati in Cina per editori italiani: in 9 degli 11 campioni la carta era composta prevalentemente da fibre di acacia, in 3 sono state identificate fibre MTH.
Nello stesso anno, in occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino Greenpeace Italia ha lanciato la prima edizione della classifica Salvaforeste che quest’anno (giunta alla terza edizione) valuta la sostenibilità della carta utilizzata da un centinaio di editori italiani. La classifica, a soli due anni dal suo lancio, si è dimostrata uno strumento efficace per stimolare la competitività degli editori in materia di sostenibilità e sensibilizzazione.
La zona verde editoriale
Molte case editrici hanno recentemente optato per una scelta consapevole e, in soli due anni, gli editori che hanno raggiunto la “zona verde” della classifica sono aumentati da 15 a 66. Feltrinelli, De Agostini, GeMS sono solo alcune delle case editrici più conosciute che si sono affidate a filiere produttive non contaminate da prodotti provenienti dalla deforestazione accrescendo la quota di libri a “Deforestazione Zero”.
Restano esclusi da questo processo virtuoso gruppi editoriali importanti; tra questi, i nomi più rilevanti sul mercato sono il Gruppo RCS (uno dei primi operatori nel settore dell’editoria libraria a livello europeo), il Gruppo Giunti (che raggruppa al suo interno diverse aziende e marchi editoriali tra cui Giunti Kids, Giunti Industrie Grafiche S.p.A., Giunti Scuola S.r.l., Dami Editore, GAMM, Touring Editore S.r.l., Giorgio Nada Editore, Editoriale Scienza, Motta e le Edizioni del Borgo), oltre ad altri editori che, nonostante le numerose richieste, non hanno mai fornito informazioni utili per poter valutare la sostenibilità della carta da loro utilizzata (tra cui Bignami, Disney Libri, Le Paoline, Libreria Editrice Vaticana, Meltemi, Panini, Paravia, Sellerio, ecc.)
Per questa ragione, nel marzo del 2012, Greenpeace Italia ha nuovamente analizzato 11 libri per bambini stampati in Cina, concentrandosi sugli editori del Gruppo Giunti (Giunti Kids e Dami) e del Gruppo RCS (Rizzoli e Fabbri) scoprendo che tutti i campioni analizzati contengono percentuali, in alcuni casi consistenti, di fibra di acacia; in 4 campioni (“Alice nel paese delle meraviglie”, Rizzoli, 2011; “Le Mamme”, Rizzoli, 2012; “Amica Musica”, Fabbri, 2011; “Le mille e una note”, Fabbri, 2011) sono state identificate numerose fibre MTH provenienti dalla distruzione delle foreste indonesiane, mentre in 2 (“I tre porcellini” e “Le Macchine”, Dami Editore, 2011) sono state rivenute fibre di acacia associate a un numero esiguo di fibre sconosciute.
Se è certamente necessario che le case editrici collocate a fondo classifica prendano da subito dei provvedimenti seri, è però altrettanto importante sottolineare come esse non rappresentino gli unici “nodi” problematici relativi alla regolarizzazione ed al controllo della filiera della carta. Assieme agli editori anche le cartiere, i tipografi, gli stampatori e i distributori italiani che non si impegnano ad adottare politiche di acquisto della carta a Deforestazione Zero (selezionando una precisa politica di acquisti, seguendo la filiera sin dall’origine, massimizzando l’uso di carta riciclata e certificata) dovranno essere considerati colpevoli di accelerare i fenomeni di deforestazione e di cambiamento climatico, diventando complici della devastazione di ambienti unici che una volta persi lo saranno per sempre.
In allegato:
La classifica Greenpeace salva foreste
Il rapporto Greenpeace favole ammazza foreste
Per approfondimenti:
http://www.greenpeace.it/deforestazionezero/salvaforeste/index.html
http://www.terraonlus.it
http://ran.org/app-and-april-indonesia%E2%80%99s-leaders-climate-and-rainforest-destruction
Greenpeace Favole ammazza foreste
Greenpeace classifica salvaforeste