Si può toccare il fondo, ma c’è sempre la possibilità di risalire. Mohamed è un uomo di circa cinquant’anni, pachistano, che finì a dormire in strada. Il vizio dell’alcool lo portò a perdere la moglie, la casa, la salute. Quando era ubriaco, incendiò la casa che possedeva a Catania, vicino Corso Sicilia, distruggendola completamente.
Mohamed finì a dormire per strada, in via delle Finanze e quando i volontari dell’associazione “Insieme Onlus “lo avvicinavano per offrirgli qualcosa da mangiare, li mandava sempre via, anche in malo modo. Per diverso tempo ha vissuto come un barbone, quando un giorno a causa dell’alcool rimase paralizzato alle gambe. Nonostante ciò, continuava a dormire sul marciapiede. Nel 2007, per ben due volte cercarono di dargli fuoco e così Mohamed spaventato chiese aiuto. Dei volontari della Ronda Notturna della Caritas, portarono l’uomo nella casa famiglia “Oasi della Divina Provvidenza” gestita dall’associazione “Insieme Onlus”.
Mohamed era terrorizzato, la notte non dormiva e chiamava ogni tre ore il suo compagno di stanza-volontario per andare in bagno. Tutte le notti andava in bagno più volte, mentre il giorno dormiva, mangiava poco e controvoglia. Questa situazione andò avanti per alcuni mesi, tanto che fu deciso di non portarlo più in bagno di notte per costringerlo a cambiare orari. La ferma posizione dei volontari diede i suoi frutti e Mohamed cominciò ad avere degli orari normali, dormire di notte e andare in bagno di giorno. L’uomo, a causa del suo vissuto, era sempre in silenzio, aveva la testa bassa e lo sguardo assente. I dottori che lo avevano visitato non erano stati molto ottimisti su una sua ripresa, la neuropatia alcolica gli aveva portato danni al cervello, la perdita dell’uso delle gambe e di una mano. La salute di Mohamed poteva peggiorare da un momento all’altro, fino a farlo morire.
Accadde invece quello che nessuno si aspettava, nel corso degli anni vissuti in casa famiglia, Mohamed cominciò a interagire con gli altri, a rispondere alle domande e a sorridere quando vedeva dei bambini. Il suo sguardo non era più assente e qualche volta interveniva (raramente) nelle discussioni. Egli, ora, si è integrato nella casa famiglia, nella sala tv dove ci sono più ospiti, sceglie i programmi televisivi da vedere. La domenica, quando non c’è il canale giusto in televisione per sentire la messa, chiama i volontari e fa sintonizzare sulla rete che la trasmette. L’uomo chiede sovente di essere portato fuori nel giardino, ama stare al sole. Mohamed è legato ai volontari che lo aiutano e quando qualche altro ospite si comporta male con loro, li difende con veemenza. Prima di ogni pasto è lui a chiedere di recitare la preghiera, quando capita che s’inizi a mangiare senza recitarla. E’ affezionato a molti ospiti della casa e quando muore qualcuno (ci sono diversi malati terminali) desidera anche lui partecipare al funerale. Quando fu accolto, non aveva molte speranze di vivere. Oggi Mohamed ha ritrovato, nell’amore per gli altri, quello per se stesso.