A.A.A. cartoline cercasi. La diffusione di smartphone e tablet e l’utilizzo sempre più costante dei social network stanno causando la sparizione della cartolina, testimonianza cartacea di vacanze e soggiorni lontano da casa.
Che senso ha, infatti, impegnarsi nella ricerca di una cartolina da spedire agli amici e ai parenti, spendendo tempo e soldi, quando con pochi clic si può comunicare a tutto il mondo dove ci si trova?
Il mercato produttivo delle cartoline, insomma, negli ultimi anni ha conosciuto un drastico calo. Lo conferma Stefano Bandiera dello Studio Bandiera di Venaria Reale (Torino), produttore di articoli e gadget turistici tra cui, appunto, cartoline. “La cartolina non occupa più lo spazio di circa 10 o 12 anni fa, quando stampavamo 1000 o più copie a soggetto ed eravamo in tipografia ogni due mesi per nuove tirature. Da allora i numeri sono scesi progressivamente: dalle 180/200.000 copie all’anno dei primi anni Duemila alle 25/30.000 di oggi; le copie per soggetto, invece, non superano i 500 pezzi”. Facile individuare i motivi di questa contrazione: “Non è colpa solo dell’attuale crisi economica, ma soprattutto di nuovi sistemi comunicativi, con lo smartphone che sostituisce gratuitamente la carta (ogni cartolina costa, in media, 50 centesimi, cui occorre aggiungere il prezzo del francobollo). Non bisogna dimenticare, poi, l’aumento esponenziale delle macchine fotografiche digitali, che permettono a chiunque di ottenere immagini e fotografie eccellenti anche senza possedere particolari abilità”. Ecco, quindi, che “le cartoline non trovano più gli stessi acquirenti di dieci anni fa, quando anche in città come Asti, Alessandria o Cuneo non era difficile trovare espositori in ogni esercizio commerciale: oggi, invece, nei grandi centri urbani e nei capoluoghi di provincia le richieste non giustificano nemmeno piccoli residui di magazzino”.
La situazione illustrata da Bandiera non è delle più entusiasmanti: “Alcuni grossisti del Piemonte hanno i magazzini pieni di vecchie cartoline che non venderanno mai più: una volta si usava stampare almeno 2/3mila pezzi a soggetto per abbattere i costi tipografici, ma questo calcolo oggi non ha più senso. Città come Cuneo od Alessandria non hanno praticamente più cartoline in vendita e gli espositori sono riciclati per esporre biglietti d’auguri”.
La cartolina è destinata, quindi, a scomparire? Come spiega Laura Arosio, ricercatrice di Sociologia Generale all’Università Bicocca di Milano, “mentre i viaggiatori hanno in larga misura perduto l’abitudine di acquistare e spedire cartoline illustrate, sempre più spesso vengono scattate fotografie e realizzati brevi filmati, che vengono conservati, inviati ad amici e parenti, condivisi sui social network. Alla base di questi due diversi comportamenti (acquisto delle cartoline tradizionali e ricorso a fotografie e video da condividere) ci sono gli stessi fenomeni sociali: l’utilizzo dell’immagine come forma di documentazione della realtà (l’esperienza è tanto più reale quanto più viene fermata in una immagine , in una fotografia, in un video), e l’esigenza di comunicare, restare in contatto con amici e parenti. L’invio da parte dei turisti di una cartolina illustrata, così come quello di una immagine via telefonino o social network, risponde da un lato all’esigenza di rinforzare la propria identità e il significato dell’esperienza vissuta, e dall’altro lato al desiderio di mantenere e consolidare la rete di relazioni sociali in cui si è inseriti. Il passaggio dall’una all’altra modalità di espressione mostra l’affermazione di nuove forme rituali di comunicazione, che seguono dinamiche di mutamento sociale, ma che tuttavia esprimono bisogni molto simili”.
Silvano Cangiari, di Litoincisa87, azienda riminese specializzata nella produzione di materiale turistico, è pessimista: “Il calo della produzione di cartoline è stato imponente, ed è soprattutto nelle piccole località periferiche e nei piccoli paesi che esso si sente in misura maggiore. Il motivo è semplice: le vendite sono calate a causa di prezzi troppo elevati, dovuti ai normali costi tipografici. Insomma, produrre cartoline non è più conveniente dal punto di vista economico, a fronte di uno smercio ormai limitato. Ormai si trovano solo in località con forte propensione turistica e nelle città d’arte. Dal canto nostro, noi produttori dobbiamo ricorrere a tipologie di cartoline sempre più particolari: glitterature, brillantini, grafiche sempre più accattivanti, forme frastagliate e sagomate, rilievi, fregi e addirittura inchiostri profumati”. Ma esiste una via di uscita? “Considerando che la scomparsa delle cartoline – riflette Cangiari – è da imputare a un esagerato costo dei francobolli, agli smartphone e ai social network, essendo impossibile arginare la normale evoluzione della tecnologia bisognerebbe rilanciare la cartolina come souvenir più che come prodotto postale: insomma, come veicolo della memoria storica, culturale e anche promozionale di una località con un rilancio, per favorire soprattutto il recupero dei piccoli centri”.
Anche perché, come sottolinea Giampaolo Nuvolati, sociologo urbano della Bicocca, le immagini dei social network “non finiscono in un archivio ma in un vero e proprio dimenticatoio. Impera l’immediatezza della comunicazione, il desiderio incontenibile di cogliere l’attimo, l’hic et nunc; si genera inoltre una memoria sovraccarica di byte che è controproducente proprio per la funzione del ricordare. La cartolina, invece, rivela un impegno, diviene una piccola fatica che rinnega la comoda e facile simultaneità della comunicazione a distanza tecnologicamente mediata, ripristina seppur momentaneamente i valori, riordina i rapporti e le attenzioni reciproche, le carica di sacralità, ferma lo scorrere del tempo compulsivo quotidiano per chiamare in causa quello eterno dell’amicizia, dell’amore del figlio per il padre. E’ inoltre un oggetto, un sottile oggetto ma che incarna emozioni e che, una volta sovrascritto, perde la sua serialità per farsi unico. In tal senso, una cartolina particolarmente importante ha molte più probabilità di venire conservata rispetto a una e-mail o un sms”.
Bellissimo articolo, soprattutto per noi che amiamo così tanto le cartoline da averne fatto una startup 🙂
Non solo restituire alle persone le emozioni reali con un ricordo fisico, ma donare una condivisione che rimane nel tempo, con un valore intrinseco assoluto.
Inoltre per noi tutto l’indotto ne deve beneficiare: da chi usa Pemcards come comunicazione personale a chi la potrebbe usare per la comunicazione locale.
Condividiamo a pieno il pensiero di Giampaolo Nuvolati, che poi è lo stesso del numero 2 di Google: se ti interessa una foto, non lasciarla nel digitale.
Grazie.
ps. posso condividere questo articolo, citandovi come fonte, sulle nostre pagine?
Certamente si