Il Carrubo è una pianta originaria del Mediterraneo. In Italia la produzione della carruba avviene a Sud, in particolare in Sicilia nella provincia di Ragusa e Siracusa. Le varietà più diffuse sono la Morescana, la Racemosa, la Saccarata, la Latinissima e la Falcata.
Le carrube hanno un gusto che richiama quello del cacao con la differenza, però, di essere più ricche di proprietà nutrienti e meno caloriche. L’assenza di sostanze psicoattive, come la caffeina e la teobromina, rende le carrube il sostituto ideale del cioccolato per chi soffre di allergie o intolleranza al cacao.
In passato si usavano i frutti di carrubo come unità di misura per l´oro e le gemme, si riteneva, infatti, che il loro peso fosse sempre costante, circa 1/5 di grammo, da cui sarebbe derivato l´attuale termine “carato”: infatti, in arabo, il seme di carrubo veniva chiamato “khirat”= carato.
Pare che la coltivazione delle carrube ebbe inizio al tempo dei Greci e venne poi intensificata ad opera degli Arabi che le esportarono in Marocco ed in Spagna. La carruba era utilizzata dagli antichi egizi come dolcificante e si ritiene che fosse l’alimento che nutrì Giovanni Battista nella sua giovinezza. La maestosità della chioma del carrubo, la sua longevità hanno fatto sorgere intorno a questo gigante della natura, specialmente in Sicilia, una serie di leggende e credenze popolari come quella che affermava che sotto tale albero si potesse rinvenire un tesoro cioè una “truvatura”; ma anche che all’interno del tronco si celasse l’abitazione di fate e streghe. Secondo un’antica leggenda greca il carrubo nacque dal corno di un toro che venne colpito da un fulmine. Un’altra leggenda narra che re Guglielmo II il Buono mentre un giorno era a caccia a Monreale, stanco, si addormentò sotto un albero di carrubo. Nel sonno gli apparve la Madonna che gli disse: “Nello stesso posto dove tu stai dormendo c’è nascosto un grande tesoro: scava e quando lo trovi costruisci in questo stesso luogo un tempio”. Il re normanno, svegliatosi, chiamò i suoi uomini e ordinò di sradicare il carrubo e di scavare sotto di esso. Il tesoro c’era veramente, e il re ne rimase sbalordito. Guglielmo fece chiamare i migliori architetti, i più esperti muratori e i più bravi mosaicisti “i mastri di l’oru” e subito si diede inizio ai lavori che si conclusero realizzando quella meraviglia architettonica che è il Duomo di Monreale.
Il carrubo è noto anche come “il Pane di San Giovanni”, poiché, dice la leggenda, che il Battista si nutriva nel deserto anche del frutto di questo albero.
Da un punto di vista fitoterapico la carruba, ricca di fibre, è indicata nelle diete dimagrati e per mantenere una corretta motilità intestinale. Il consumo regolare della polvere ricavata dalla polpa del baccello secco è efficace per abbassare il livello di colesterolo nel sangue e agisce come ipoglicemizzante. La gomma di carrube svolge un’azione benefica nel trattamento del reflusso gastroesofageo. Mentre la farina di carrube, che ha la proprietà di assorbire acqua, rappresenta in certi casi un valido anti diarroico, al contrario la polpa di carruba fresca ha proprietà lassative.