L’estate sta per arrivare. Invece di andare alle “Lampadas” per abbronzarci e evitare l’”effetto mozzarella” alla prima sortita in spiaggia, è meglio fare come i fenicotteri rosa.
Quando escono dal guscio hanno un piumaggio color grigio bianco ma, con l’età adulta, si tingono di rosa arancio o addirittura di rosso. Questo colore caratteristico è dovuto al betacarotene contenuto nei cibi di cui questi uccelli si nutrono: alghe, piccoli crostacei e molluschi. Per ottenere una bella abbronzatura e, al contempo, proteggere la pelle dai raggi UVA, un valido aiuto arriva da un integratore alimentare che ha, ormai, conquistato il mercato: il betacarotene. Contenuto principalmente nelle carote, non è però indispensabile mangiarne i 3 kg giornalieri che servirebbero ad apportare la quantità di vitamina A necessaria al nostro organismo. Esistono pratiche capsule che possono facilmente sostituirle.
L’etimologia del termine “carotene” ci ricollega comunque alle carote. Infatti, questa pro-vitamina fu chiamata così dallo scienziato Wackenroder, che riuscì ad isolare il composto, appunto, dalla radice della carota. Si è poi dovuto attendere fino al 1907 (Willstatter e Mieg) per chiarire la struttura del betacarotene, sino al 1911 per il suo isolamento diretto dalle carote (Willstatter e Escher), e sino al 1950 per la sua sintesi chimica (Milas e Al., Karrer e Euguster). Il betacarotene appartiene alla categoria dei carotenoidi, pigmenti vegetali rosso-arancio, precursori della vitamina A (retinolo). Prendere betacarotene è preferibile rispetto ad assumere retinolo, perché, mentre il corpo metabolizza la quantità di betacarotene che gli serve, espellendo quella in eccesso, non può fare lo stesso col retinolo che, essendo tossico a dosi elevate, può danneggiare il fegato.
Il betacarotenevanta proprietà antiossidanti, contrastando l’insorgere dei radicali liberi, è la fonte principale di vitamina A per i vegetariani, è indispensabile per la vista e la corretta crescita delle ossa. Una generosa assunzione di betacarotene sarebbe opportuna nelle persone che si espongono al sole per lunghi periodi, negli anziani, nei fumatori che consumano forti dosi di vitamina A e in chi assume alcool, perché l’etanolo distrugge le riserve di vitamina A nel fegato.