Altro che PIL o gettito fiscale. L’andamento dell’economia italiana si misura in frappe e tortelli. La notizia della riduzione delle vendite dei dolci tipici di Carnevale ha infatti trovato spazio di recente nelle rubriche dedicate all’economia di alcuni quotidiani nazionali. In pratica, dalla macroeconomia dei mercati, si è passati alla microeconomia delle tasche degli italiani, cartina di tornasole di una crisi che stenta ad allontanarsi.
A fornire l’andamento di questa “ghiotta” fetta di made in Italy, è la Cia-Confederazione italiana agricoltori secondo cui la situazione economica delle famiglie avrebbe influito sulla contrazione delle vendite. In base ai dati, in tutto il periodo carnevalesco il consumo dei prodotti tipici si è attestato intorno ai 19,5 milioni di chili con una riduzione dell’11% rispetto allo scorso anno, quando erano stati consumati 22 milioni di chili di classici dolci della festa. Anche la spesa complessiva è in calo a 120 milioni di euro, contro i 150 milioni del 2012.
Se si risparmia sulla tavola delle feste, il resto dell’anno di sicuro non si fanno follie.
Nel 2012 gli italiani hanno tagliato la quantità degli acquisti alimentari del 2 per cento portando in tavola più pasta o uova e meno pesce fresco e carne, anche se aumenta il pollame e diminuiscono le carni rosse. L’anno appena iniziato vede una conferma della tendenza: a gennaio i consumi alimentari sono ancora in discesa secondo le proiezioni della Coldiretti su dati Ismea-Gfk-Eurisko dalla quale si evidenzia che la riduzione interessa anche il vino (-3 per cento) e la frutta (-1,9 per cento).
Secondo la Coldiretti “con la crisi non è cambiato solo il menu degli italiani, ma sei cittadini su dieci (61 per cento) hanno anche tagliato la spesa per effetto del crollo del potere d’acquisto, mentre un 6 per cento non riesce ad arrivare a fine mese. E’ stato infatti costretto a fare lo slalom tra gli sconti ben il 62 per cento degli italiani che va a caccia di offerte speciali tra le corsie dei supermercati più che in passato, mentre circa la metà dei consumatori (49 per cento) fa addirittura la spola tra diversi negozi per confrontare i prezzi più convenienti”.
Alla ricerca del prezzo più basso, gli italiani premiano i discount in grado di portare sullo scaffale un’ampia gamma di prodotti a prezzi di gran lunga più bassi rispetto ai nomi più noti della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo).
Già i dati relativi al 2011 parlavano chiaro, segnalando per i discount un +25% nel giro di clienti e un +2,9% nelle vendite (confronto con il 2010). I primi dati del 2012 registrano una crescita ulteriore del 4,6%, mentre i dati Istat per i primi otto mesi del 2012 sono più contenuti ma parlano comunque di un +1,7% di vendite dei discount rispetto ai primi otto mesi del 2011. Nel frattempo (sempre per lo stesso periodo di riferimento) la spesa alimentare nei piccoli negozi è invece scesa del 2,3%.
Mentre i piccoli esercenti sono costretti quindi a tentare nuove strategie per restare a galla, la Gdo sferra colpi a suon di sconti e promozioni. Se le piccole latterie e rivendite di generi caseari si difendono spesso ampliando l’attività fino a trasformarsi in veri e propri bar – panineria per la pausa pranzo, i supermercati tagliano l’IVA alle categorie dei consumatori più in difficoltà.
Per la precisione come già aveva fatto Esselunga, Carrefour propone fino al 31 marzo in tutti i punti vendita del gruppo (Iper, Market, Express), un taglio sull’Iva ai clienti senior e superfamiy.
Gli anziani over 65 e le famiglie numerose (con almeno cinque componenti), potranno risparmiare tra i 200 euro e i 500 euro all’anno. La promozione, che avviene tramite la sottoscrizione di apposite carte fedeltà (“Senior Card” e “Superfamily Card ) è valida però solo per gli acquisti di prodotti alimentare freschi (macelleria, pescheria, frutta, verdura, salumi, formaggi e pane). A beneficiarne nel complesso dovrebbero essere circa 1,4 milioni di famiglie “numerose” e 12 milioni di anziani: in totale circa il 20% dell’intera popolazione.
Una buona notizia arriva però da Adiconsum e Klikkapromo.it, il motore di ricerca delle offerte nei supermercati: dopo una serie di settimane all’insegna degli aumenti, dalla V Tabella della Convenienza ( in allegato all’articolo) realizzata dall’associazione dei consumatori e dal motore di ricerca arrivano segnali incoraggianti in temine di diminuzione dei prezzi. Su 6 delle città scelte come campione (Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli), in 3 (Torino, Bologna, Roma) si è verificato un calo per il paniere preso come riferimento contenente prodotti alimentari e prodotti per l’igiene e la pulizia della casa e della persona. A questo dato va aggiunto anche l’aumento del risparmio medio del carrello rispetto alle scorse settimane, con un range di risparmio tra prodotti acquistati a prezzo pieno e quelli acquistati a prezzo scontato che va da -62% a -43%.
Ma che cosa mettono nel carrello gli italiani?
Sicuramente più prodotti che recano il logo del supermercato in cui sono stati acquistati. Nel gergo degli addetti al marketing i prodotti “a marca commerciale” nel 2012 sono cresciuti di oltre il 7% rispetto al 2011 raggiungendo una quota di mercato del 17%. Lo rivela la nona edizione del “Rapporto 2013 sull’evoluzione della marca commerciale in Italia” curato da Adem Lab, Università di Parma, in collaborazione con Symphony IRI. Comprando tali prodotti , secondo le stime, gli italiani avrebbero risparmiato 1,75 miliardi di euro nel 2012.
Nel dettaglio, gli italiani sembrano optare per questi prodotti per le confezioni alimentari e per il fresco che rappresentano rispettivamente il 31,3% e il 24,6% sul totale delle vendite, seguiti dai reparti per la cura della casa (10,4%) e dall’ortofrutta (10,1%).
Nell’ortofrutta tuttavia sta emergendo una nuova tendenza: non solo vi è un incremento dell’acquisto dei prodotti tipici stagionali, ma prende piede la scelta del surgelato al posto del fresco. Meno deperibile, il surgelato consente infatti di ridurre gli sprechi, un lusso che forse gli italiani non possono permettersi più.
Nonostante la crisi economica e il costo non contenuto dei piatti pronti, dal 2003 a oggi il consumo di surgelati è aumentato anno su anno fino ad arrivare nel 2011 a 13,84 chilogrammi/procapite.
Dalle rilevazioni dell’Istituto Italiano Alimenti Surgelati (dato riferito a settembre 2012), sembra che il settore nel suo complesso stia mantenendo le proprie posizioni (+ 0.5% totale) e alcuni comparti (ittico, pizze e snack, patate) continuino ad avanzare cautamente.
Quello ittico registra infatti un + 1,2% globale. Il dato relativo alle vendite di pesce naturale (+ 3,4%) segnala una nuova abitudine in cucina: seppur con difficoltà più o meno marcate, molte fasce di consumatori acquistano prodotti base leggermente meno costosi rispetto ad altri surgelati per poi preparare ricette più elaborate in modo autonomo.
Il buono stato di salute del settore surgelati si riflette anche nelle strategie dei player specializzati. In particolare le preferenze alimentari degli italiani, e il potenziale di crescita di questi prodotti, hanno finito per ingolosire i palati d’oltralpe.
Continuano infatti le aperture di Picard, il colosso francese per la distribuzione dei surgelati sbarcato nel nostro Paese nel ’99. Ad oggi in Italia ha già al suo attivo 41 punti vendita, di cui 33 al nord e 8 al centro, mentre altri 9 apriranno presto i battenti entro la fine del 2013.
E sei i francesi sono pronti a intercettare le nuova tendenze e a fiutare le buone opportunità commerciali, gli italiani, notoriamente buongustai, di fronte a una crisi che toglie l’appetito, sembrano apprezzare tutto ciò che in questo momento promette risparmio e qualità. A prescindere dal colore della bandiera.
Osservatorio Kikkapromo.it – Tabella della convenienza