Nel momento in cui mi sono perdonato e ho messo da parte il mio passato fatto di droga, alcool e carcere, sono cambiato. A parlare così è Vincenzo Vario, un uomo di trentasette anni, uno degli operatori più validi della Caritas Vicentina, un uomo che da qualche anno si è sposato ed è diventato padre. Era il 2002 e avevo toccato il fondo, – racconta Vincenzo- avevo perso il lavoro, dormivo per strada ed ero nel pieno delle dipendenze. Cercavo di uscire dal vortice dell’alcool e della droga ma puntualmente fallivo. Un giorno andai a mangiare alla Caritas, ero sporco, disperato, ma mi sentii accolto.
Alla mensa ci fu un incontro con un sacerdote, Don Giovanni, che mi chiese: “Che problema hai?”. Sulle prime dissi che non avevo nessun problema (ero pieno di sostanze) ma che ero solo. Il sacerdote, allora, affermò: “Si può essere soli ma non da soli”. Saranno state quelle poche parole che mi hanno dato una scossa, sarà stata l’accoglienza che mi era stata riservata, per la prima volta mi sentii una persona, decisi di farmi aiutare e mi recai a un colloquio per iniziare un percorso di recupero. Il mio programma durò circa due anni e nel gennaio del 2004 incominciai a camminare con le mie gambe, e decisi di fare il volontario alla Caritas, dopo altri due anni fui assunto come operatore e metto a disposizione tutta la mia esperienza e la mia sensibilità per offrire una mano a chi è in difficoltà, come un tempo è stato offerto a me.
La Caritas, prosegue Vincenzo, è diventata la mia mamma, il mio approdo sicuro (nel 2002 avevo anche perso mia madre) e da questa nuova base son o ripartito per ricostruire la mia vita. Ora sono sposato con Antonella e padre del piccolo Andrea.
Ora, come valori, metto al primo posto la mia serenità, mangiare un piatto caldo e avere un tetto sulla testa, tutto il resto non è fondamentale. Ho ricevuto tantissimo dalla Caritas e l’aiuto è arrivato nel momento giusto ed io ora m’impegno nel fare lo stesso agli altri e quando le domande che mi pongono sono più grandi di me suggerisco di pregare.
In questa società che non “ascolta”, ogni problema appare enorme. Invito tutti a fare delle esperienze di servizio per toccare con mano chi è veramente in difficoltà, in modo da riflettere e rendersi conto che se ce la mettiamo tutta, ogni cosa è risolvibile. Io ero senza lavoro, dormivo per strada, ero solo, un giorno qualcuno mi ha offerto una mano ed io l’ho afferrata, offrite anche voi quella mano, rendiamo questa società più caritatevole e se siete nello sconforto non abbiate paura a chiedere aiuto.