“Il discorso di Papa Francesco all’Associazione Internazionale del Diritto penale, secondo lo stile a cui ci ha ormai abituato, tocca i temi fondamentali del sistema penale e lo fa come sempre in modo coraggioso e schietto, senza alcuna possibilità di fraintendimento, e costituisce al contempo un monito straordinario per le coscienze, la politica e gli operatori del diritto”.
Così in una nota l’Unione Camere Penali italiane, richiamando le parole del Papa: L’ergastolo deve essere abolito perché “è una pena di morte nascosta”; le condizioni di detenzione carceraria devono rispettare la dignità umana del detenuto; le carceri di massima sicurezza per “certe categorie di detenuti” rappresentano “a volte forme di tortura”; “la carcerazione preventiva costituisce un’altra forma contemporanea di pena illecita occulta, al di là di una patina di legalità”.
“Le parole del Santo Padre, nello stigmatizzare queste devianze – sottolineano i penalisti -, esprimono principi da sempre sostenuti dall’Unione Camere Penali, e nei quali essa crede fermamente, che mettono l’uomo, la sua individualità e la sua dignità personale al centro come valore fondante ed imprescindibile di ogni sistema sociale. Principi che, a maggior ragione, devono essere ricordati ed attuati nel sistema penale, che può dirsi degno di questo nome solo se opera in ragione ed all’interno di un corpus di regole che rispettino una legalità sostanziale e non solo formale”.
“Sono battaglie che l’Unione combatte da tempo, scomode e spesso non comprese e impopolari, perché ci si deve confrontare – rileva l’Ucpi – con una diffusa e dominante pseudocultura “legalitaria”, che fa del giustizialismo la propria bandiera e tenta di degradare ed emarginare chiunque non sia pronto ad allinearsi in nome della sicurezza sociale e della funzione retributiva della pena, coltivando le paure dell’opinione pubblica. Siamo onorati che il Pontefice abbia affrontato questi temi con tanta forza, chiarezza e profondo senso giuridico. L’auspicio è che queste parole non siano lasciate cadere nel nulla, che segnino la fine del “pensiero unico della legalità”, inteso come mera repressione di più o meno reali fenomeni criminali e l’inizio di un vero corso riformatore della giustizia in senso liberale, evoluto e democratico. L’ergastolo deve essere abolito, le carceri devono garantire il rispetto della dignità dell’uomo, il regime carcerario del 41 bis deve essere radicalmente riformato, la custodia cautelare deve essere l’extrema ratio e non l’anticipazione della pena”.
Su tutti questi temi, concludono i penalisti, “non c’è più tempo da perdere, troppo ne è già stato speso inutilmente e le sofferenze che sono ingiustamente procurate a chi subisce gli effetti e le modalità di pene inique, di carcerazioni inutili, obbligano tutti e ciascuno a rispondere con solerzia e coscienza alle parole illuminate e cariche di umanità del Papa”.