Opere d’arte di nuovo in mostra dopo essere state trafugate. Castel Sant’Angelo ospita la mostra “Capolavori dell’archeologia: recuperi, ritrovamenti, confronti” allestita in occasione dei vent’anni di collaborazione tra l’Arma dei carabinieri, la Guardia di finanza e la polizia di Stato con il Centro europeo per il turismo, presieduto da Giuseppe Lepore.
L’esposizione, in programma fino al 5 novembre, è stata organizzata in collaborazione con la Soprintendenza speciale per il Patrimonio Storico-Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo museale della città di Roma, diretta da Daniela Porro, e con l’ausilio di un comitato promotore presieduto da Roberto Cecchi sottosegretario di Stato MiBac. L’allestimento è stato curato da Eugenio La Rocca, Mario Lolli Ghetti e Maria Grazia Bernardini. Obiettivo della mostra è presentare ai visitatori i risultati dell’attività delle forze dell’ordine svolta a protezione dei beni artistici e archeologici. Le opere esposte sono state rinvenute nel corso di importanti attività di recupero che hanno permesso il rientro in Italia di numerosi reperti rubati, trafugati da scavatori clandestini o esportati illecitamente. I visitatori possono quindi non solo apprezzare il grande lavoro scientifico e di ricerca che sta alla base di ogni ritrovamento, ma conoscerne anche la storia del rientro in Italia, il valore ed il significato storico-artistico, infine il luogo dove oggi questi capolavori sono conservati.
Loschi affari internazionali
Molte opere sono state recuperate attraverso sequestri o intercettazioni sul mercato antiquario, alcune sono rinvenimenti fortunosi, altre sono state restituite da musei stranieri o da collezioni private. La grande novità di questa mostra è la contestualizzazione dei pezzi e la ricostruzione del tessuto storico per evidenziare l’importanza del recupero. Così i reperti riacquisiti sono stati esposti insieme ad altre opere simili per materiale, tecnica e datazione ma contestualizzate, perché provenienti da mirate ricerche scientifiche, e quindi tali da consentire confronti chiarificatori. Sono in mostra anche contesti integri, come per esempio i corredi funerari, per evidenziare l’importanza delle relazioni tra i materiali e al tempo stesso mostrare la grande perdita di dati che ogni furto o scavo clandestino comporta.
Dal Metropolitan di New York al Getty Museum di Malibu: restituzioni illustri
La mostra è divisa in nove sezioni tematiche, ognuna organizzata intorno alle principali opere riacquisite. La prima sezione, incentrata su un kouros in marmo pario ritrovato dalla Guardia di Finanza, è dedicata a Kouroi e Korai quali simboli dell’aristocrazia. Fiore all’occhiello della mostra è sicuramente la seconda sezione, dove sono esposti due capolavori assoluti della ceramica attica, restituiti dal Metropolitan Museum di New York e dal Getty Museum di Malibu grazie all’azione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale. Si tratta di un Cratere a calice a figure rosse (515 a.C.), firmato da Euxitheos come vasaio e da Euphronios come ceramografo (per questo detto “cratere di Euphronios”), raffigurante il trasporto del corpo di Sarpedonte. Il secondo vaso è una Kylix a figure rosse con scena del ciclo troiano, datata al 500 a.C. I vasi, entrambi conservati al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, sono lo spunto per una trattazione sull’invenzione delle figure rosse e l’importanza del simposio nella società aristocratica greca. Nella terza sezione è spiegata la funzione degli acroliti partendo da quello proveniente dal sito di Morgantina, restituito dagli Stati Uniti, mentre nella quarta si affronta il tema della bronzistica greca. Attraverso l’esposizione di un grande cratere marmoreo si celebra il rientro in Italia, ad opera di una importante azione dei carabinieri, di un insieme di manufatti marmorei, in eccezionale stato di conservazione, provenienti da Ascoli Satriano in Puglia e forse pertinenti ad una tomba aristocratica daunia. Nella sesta sezione si parla di ceramografia magno-greca, nella successiva di decorazione parietale attraverso l’esposizione di frammenti di affreschi, nell’ottava di scultura greco-romana ed infine, nella nona, di corse e aurighi nella Roma imperiale attraverso le scene rappresentate sui sarcofagi. Un’intera sala è dedicata all’azione di tutela svolta dalle forze dell’ordine per mezzo di un’esemplificazione di materiali recuperati, foto e filmati d’archivio. È previsto un secondo appuntamento, nel 2015, in cui saranno esposti altri capolavori del patrimonio storico artistico recuperati.
La mostra è divisa in nove sezioni tematiche, ognuna organizzata intorno alle principali opere riacquisite. La prima sezione, incentrata su un kouros in marmo pario ritrovato dalla Guardia di Finanza, è dedicata a Kouroi e Korai quali simboli dell’aristocrazia. Fiore all’occhiello della mostra è sicuramente la seconda sezione, dove sono esposti due capolavori assoluti della ceramica attica, restituiti dal Metropolitan Museum di New York e dal Getty Museum di Malibu grazie all’azione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale. Si tratta di un Cratere a calice a figure rosse (515 a.C.), firmato da Euxitheos come vasaio e da Euphronios come ceramografo (per questo detto “cratere di Euphronios”), raffigurante il trasporto del corpo di Sarpedonte. Il secondo vaso è una Kylix a figure rosse con scena del ciclo troiano, datata al 500 a.C. I vasi, entrambi conservati al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, sono lo spunto per una trattazione sull’invenzione delle figure rosse e l’importanza del simposio nella società aristocratica greca. Nella terza sezione è spiegata la funzione degli acroliti partendo da quello proveniente dal sito di Morgantina, restituito dagli Stati Uniti, mentre nella quarta si affronta il tema della bronzistica greca. Attraverso l’esposizione di un grande cratere marmoreo si celebra il rientro in Italia, ad opera di una importante azione dei carabinieri, di un insieme di manufatti marmorei, in eccezionale stato di conservazione, provenienti da Ascoli Satriano in Puglia e forse pertinenti ad una tomba aristocratica daunia. Nella sesta sezione si parla di ceramografia magno-greca, nella successiva di decorazione parietale attraverso l’esposizione di frammenti di affreschi, nell’ottava di scultura greco-romana ed infine, nella nona, di corse e aurighi nella Roma imperiale attraverso le scene rappresentate sui sarcofagi. Un’intera sala è dedicata all’azione di tutela svolta dalle forze dell’ordine per mezzo di un’esemplificazione di materiali recuperati, foto e filmati d’archivio. È previsto un secondo appuntamento, nel 2015, in cui saranno esposti altri capolavori del patrimonio storico artistico recuperati.
Caccia al ladro: un nucleo specializzato
L’Italia è stata il primo Paese al mondo a dotarsi di un organismo di polizia specializzato nel settore della tutela del patrimonio artistico: il 3 maggio 1969 il Comando generale dell’Arma dei carabinieri decideva di costituire, presso il ministero della Pubblica Istruzione e d’intesa con esso, il Nucleo Tutela Patrimonio Artistico. Obiettivo del Nucleo era quello di arginare il crescente depauperamento che minacciava il patrimonio artistico nazionale. Fu scelta come sede il palazzo ideato da Filippo Raguzzini a piazza Sant’Ignazio a Roma. Negli anni successivi il reparto è stato elevato al rango di Comando di Corpo e reso più adattato alle nuove esigenze di contrasto. Oggi il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (T.P.C.) è un ufficio di diretta collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, retto dal generale Mariano Mossa, che ha un Reparto operativo e 13 nuclei, con competenza regionale o interregionale, distribuiti su tutto il territorio nazionale e alle dipendenze del colonnello Luigi Cortellessa. In tanti anni di attività questo nucleo ha creato la “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, oggi considerata il database più ampio esistente al mondo. Si tratta di uno strumento per l’elaborazione e l’analisi di fenomeni criminali concernenti i beni culturali, ed in grado di orientare l’attività preventiva e di investigazione. Questo perché è aggiornata quotidianamente con descrizioni e foto dei beni culturali da ricercare, che giungono da tutte le forze dell’ordine, Interpol compresa.
Tra i recuperi più eccellenti vanno ricordati la Flagellazione di Piero della Francesca, la Madonna con San Giovannino e il Bambino di Raffaello Sanzio, la statua romana di Zeus trafugata dal Museo Archeologico di Firenze, le Muse inquietanti di De Chirico, il cratere a calice del pittore Asteas.
Scavi clandestini. Sicilia, Puglia e Sardegna le regioni a rischio
A fine anno il Comando T.P.C. pubblica un rapporto sulle attività di tutela svolte ed i risultati ottenuti. Nel 2012 (il documento è leggibile integralmente a questo link ) sono stati recuperati beni culturali per un valore di circa 157 milioni di euro, a cui vanno sommati 10 immobili sequestrati del valore di 32 milioni di euro. Sono stati recuperati 55.227 oggetti artistici (+110%), 11.676 reperti archeologici (+17%), 12.496 monete di natura archeologica e 5.799 beni di natura paleontologica. Per quanto concerne le tre principali tipologie criminose (furto, scavi clandestini e contraffazione) i dati sono soddisfacenti. I furti, da sempre il reato più frequente nell’ambito dei beni culturali, sono diminuiti del 1,7%. Le regioni più colpite sono state Lazio, Emilia Romagna e Lombardia. Obiettivi privilegiati sono risultati i luoghi di culto, spesso privi di idonei sistemi di difesa; seguono strutture private, enti pubblici e musei. Per quanto concerne questi ultimi, capita spesso che siano controlli inventariali a fare scoprire mancanze avvenute in epoca imprecisata. Diminuendo i furti, è stata registrata una diminuzione del 48% dei beni culturali sottratti. Tra le tipologie maggiormente rubate il primo posto spetta ai beni librari e archivistici, forse a causa della facilità con cui spesso se ne entra in contatto e in virtù delle maneggevoli dimensioni che ne facilitano l’occultamento. Il fatto che siano stati recuperati più beni di quelli denunciati denota una chiara difficoltà nella custodia, aggravata dalla mancanza di una inventariazione completa. Altra tipologia particolarmente asportata è quella dei beni chiesastici, in particolare candelabri, ex voto, reliquari e crocifissi. Gli scavi clandestini, segnalati maggiormente in Sicilia, Puglia e Sardegna, hanno registrato una diminuzione del 29%, basti pensare che negli ultimi 5 anni gli avvistamenti sono drasticamente diminuiti da 238 a 37. Successo ottenuto grazie ad una buona investigazione e ad una efficace attività preventiva fatta di controlli semestrali e monitoraggio dei siti archeologici. La contraffazione, in particolar modo di opere d’arte contemporanee, nel 2012 ha fatto segnare un incremento di recuperi pari al 1,6%. La stima economica dei falsi sequestrati, di oltre 78 milioni di euro, ha segnato un aumento del valore pari al 39%. Altra minaccia è costituita dal mercato illecito di beni culturali via web, nuova frontiera dell’illegalità: attraverso il monitoraggio di siti on line, nel biennio 2011-2012 sono stati sequestrati 65.316 beni di varia natura. Le investigazioni avvengono anche in campo internazionale, sia monitorando il mercato attraverso i siti internet e i cataloghi di aste, sia consolidando rapporti con i reparti specializzati delle forze di polizia estere. Grazie a questo lavoro, il nucleo è riuscito a rimpatriare 1389 beni culturali italiani e a recuperare 149 beni di proprietà di Paese esteri, a cui sono stati restituiti.